In astronomia il solstizio è il momento in cui il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Questo significa che i solstizi di estate e di inverno rappresentano rispettivamente il dì più lungo e più corto dell’anno.
Alle 23:23 (ora italiana) di venerdì 21 dicembre 2018 entreremo ufficialmente in inverno. È quello infatti il momento che sancisce l’inizio dell’inverno (astronomicamente parlando) e soprattutto il momento in cui cade il solstizio d’inverno, un momento astronomico che porta con sé una ricchezza di tradizioni e curiosità.
Solstizio, letteralmente significa Sole fermo. Solstitium è una parola latina (da sol, sole e sistere, stare fermo) che indica una fermata del Sole, un’apparente pausa nel cammino che la nostra stella sembra compiere nella volta celeste. Nei giorni intorno al solstizio d’inverno il Sole sembra smettere di calare rispetto all’equatore celeste e “fermarsi” in cielo per poi invertire il suo cammino e iniziare il moto di avvicinamento all’equatore celeste (che porterà le giornate ad allungarsi).
Durante il solstizio d’inverno, quindi, il Sole pare precipitare nell’oscurità per poi tornare a mostrarsi vitale e invincibile già a partire dai giorni successivi. Ecco perché gli antichi romani celebravano, nei giorni attorno al solstizio invernale, la festa del Sol invictus, una celebrazione della rinascita che secondo alcuni rappresenterebbe l’origine pagana del Natale.
Nell’antica Roma, a cavallo del solstizio d’inverno, erano previsti i Saturnali, le feste dedicate al dio dell’agricoltura Saturno. Durante i festeggiamenti si ribaltavano i ruoli: lo schiavo, nominato princeps, assumeva tutti i poteri e indossava la maschera. Le classi sociali erano temporaneamente abolite, ci si vestiva tutti allo stesso modo e per gli schiavi era l’unica occasione di assaporare il gusto della libertà. Si scambiavano regali economici come dadi, candele di cera colorata, abiti, libri, una moneta, piccoli animali domestici. Il tutto tra orge e banchetti senza fine.
È il giorno più corto dell’anno. O meglio, è il giorno con le minori ore di luce: dal 22 dicembre in poi, le giornate andranno progressivamente allungandosi. IL 21 dicembre sarà anche il giorno il cui il nostro emisfero riceverà il minimo dell’irradiamento solare.
La data non è fissa, poiché il moto della Terra intorno al Sole accumula, ogni anno, circa sei ore di ritardo. È per questa ragione che si adotta il calendario bisestile, con un giorno in più nel mese di febbraio, ogni quadriennio: proprio per compensare il ritardo poc’anzi citato.
Nella lunga storia dell’uomo, facendo anche riferimento a civiltà molto lontane, al solstizio d’inverno sono stati sempre associati profondi significati. In particolare, la brevità del giorno è stata sovente associata alla momentanea vittoria delle tenebre sulla luce, con l’avvio della stagione più dura di tutto l’anno. Eppure, questo fenomeno non è stato mai colto negativamente dalle varie popolazioni che nei secoli hanno abitato la Terra, poiché al solstizio è anche associato il significato della rinascita.
Dopo questo evento astronomico, infatti, le giornate cominciano progressivamente ad allungarsi, segnando così la rivincita della luce e della vita sull’oscurità. Inoltre, gli antichi accettavano di buon grado le fitte nevicate, poiché protettive dei raccolti: la neve, infatti, isola il terreno dalle gelate esterne, proteggendo piante e semi con una temperatura più alta.
Al solstizio d’inverno sono stati associati negli anni i più disparati significati esoterici, poiché le antiche civiltà erano solite motivare il movimento degli astri con l’azione dirette delle divinità. La stessa tradizione cristiana della celebrazione della nascita di Cristo il 25 dicembre, ad esempio, ricorda da vicino le celebrazioni e le credenze di culti antecedenti. La divinità Tammuz babilonese, giusto per aver un riferimento, condivide molti elementi con la figura di Gesù, come ad esempio la risurrezione dopo tre giorni dalla morte. In Egitto, invece, negli ultimi giorni di dicembre era consuetudine celebrare la nascita di Horus, il dio del Sole. I greci, invece, associavano a questo peculiare momento per la terra alla figura di Dioniso.
Le popolazioni Maya e azteche avevano approfondito lo studio degli astri, predisponendo grandi celebrazioni sia per il solstizio invernale e sia per quello estivo.
Questo solstizio invernale ha una particolarità: il numero doppio 23:23. Esiste una relazione occulta tra numeri e realtà. Una chiave di lettura per collegare il mondo invisibile a quello visibile. Una visione in cui i numeri non solo permettono di decifrare la vita, ma anche di modificarla consapevolmente.
Quando vedete un numero doppio, triplo o Maestro, fermatevi e sentite le impercettibili energie attorno a voi, siate nel “qui e ora” ponendovi la domanda sul significato dei numeri che avete visto. La risposta arriverà senz’altro, ogni numero ha un messaggio esclusivamente per voi, perché possiede una frequenza vibrazionale che fa riferimento all’energia archetipica e al significato contenuto in essa riferita a una vostra situazione. Comprendere il significato dei numeri in questo momento di cambiamento è importante per avere un aiuto nel proprio percorso.
Il numero 23 in alcune tradizioni e correnti filosofiche è sinonimo di fortuna, in altre assume un significato nefasto, ad esempio, è collegato al Discordianesimo. Le svariate fonti, a volte contradittorie e permeate anche di curiosità popolari, hanno reso il 23 ancora più fascinante tant’è che si parla tanto dell’Enigma del 23.
Il 23 è un simbolo e come tale va interpretato specchiandolo nella realtà e nel percorso che viviamo. Dunque, quale messaggio cela il 23:23?
Il sangue impiega 23 secondi a circolare nel corpo umano, il nostro genoma contiene 23 paia omologhe di cromosomi e 23 giorni dura il bioritmo o ciclo fisico. Ciò mi fa pensare che le nostre attenzioni dovrebbero ricadere sul corpo. Durante la meditazione dovremmo radicarci con la madre terra con più vigore, sentendo – con le nostre radici ben attaccate – il sangue che fluisce come linfa e il cuore che pompa armonizzato al nostro respiro profondo.
La sensibilità che abbiamo ci vorrebbe portare a percepire i piani sottili, ma il 23 ci vuole indicare che dobbiamo partire dalla percezione fisica e corporea prima di poter giungere ai piani sottili.
La somma del 23 è 5, l’essere consapevole di contenere il divino, l’Uomo Vitruviano lo personifica, Leonardo disegna la posizione dell‘uomo nel mondo e in rapporto al divino. Esistono molte interpretazioni sul messaggio esoterico di quest’opera d’arte che racchiude un messaggio interpretabile soggettivamente, in base alla propria sensibilità, intuitività e conoscenza.
Il numero 5, come tutti i numeri dispari, genera attività, nella forma positiva di evoluzione, di movimento progressivo di elevazione, oppure in quella negativa di involuzione, di discesa e di degradazione. Il quinario collega l’alto con il basso e può far tendere verso uno di questi poli. Il suo valore positivo o negativo è bene rappresentato dalla figura geometrica del Pentagramma. Quando il Pentagramma è dritto si identifica con l’uomo (stella a cinque punte), nella sua valenza positiva; quando invece è capovolto assume un valore negativo, attributo delle forze del male.
Nell’alfabeto ebraico la lettera ה (Hei), presenta valore numerico 5 e fa parte del Tetragramma biblico di Dio. Hei è un grido di pena, quello della nascita fisica. E’ anche un’esclamazione di una piacevole sorpresa, nonché la scoperta della presenza di Dio, salvezza nel mondo fisico; qui Hey diventa la lettera della rinascita nel mondo spirituale.
Non possiamo dimenticare il Salmo 23 che è la manifestazione della Fede, del Fluire, dell’accogliere ciò che la vita propone.
Ecco che il quadro, un puzzles completo, si manifesta con un monito: dobbiamo partire dalla percezione fisica e corporea per rafforzare con consapevolezza il piano fisico, prima di poter giungere ai piani sottili. Il corpo fisico essendo costituito da materia, rimane durante il viaggio sottile, in pieno rilassamento.
Il cammino interiore è formato da una serie di veicoli o Corpi Energetici sottili. Tutti i Corpi fungono da espressioni necessarie e veicoli di coscienza all’interno delle diverse dimensioni dell’universo. Ogni esperienza di Viaggio Sottile è un’importante opportunità di esplorare e di sperimentare consciamente la nostra vera essenza spirituale.
Dobbiamo ben curare il seme dell’ispirazione, senza la quale l’uomo non riuscirebbe a percepire la sua interiorità, ossia ciò che viene dai piani sottili.
E sappiate che il vostro peccato cadrà su di voi [Bibbia. Numeri 32-23]