Conosci, conosci te stesso?

(dedicato a un’anima amica Viviana Passarotti, Dharma Life Journey)

Quando Socrate, un filosofo morale ateniese, ammoniva “l’uomo conosci te stesso”, la maggior parte degli studiosi era incline a interpretarlo da una prospettiva banale. Altri hanno visto il suo fervido appello alla conoscenza di sé come base per la vera comprensione di sé, una possibile padronanza di sé, lo sviluppo dello stesso e della società per il beneficio complessivo di sé e degli altri. 

Platone lo vedeva come un invito alla percezione di sé. Ci suggerisce che, se la percezione è la gamma della conoscenza, anche l’errata percezione può raddoppiare la conoscenza. 

Cartesio, consapevole di ciò, individuò una via d’uscita da tutte le incertezze, confusione ed esperienze dubbie. Ha optato per un inizio completo dal suo essere. Questo è stato un approccio radicale verso la scoperta e l’identificazione di sé, forse in risposta all’offerta socratica. Ma ci restano queste domande: Qual è il grado di conoscenza di sé?  Qual è il vantaggio? È fisico o metafisico? 

Anticamente scritto all’ingresso del Tempio di Delfi e ripreso dall’illustre Socrate, il motto “Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei” ha fatto il giro del mondo. Pochi però ne hanno colto il significato profondo e mistico, tanto che è finito per perdersi.

Se non è una formula magica in senso stretto, è proprio un invito a vivere la conoscenza di sé fino a incontrare gli dei. Si tratta qui di una sacra Iniziazione ai misteri dell’esistenza. 

Attraverso la conoscenza di questo “sé nascosto”, abbiamo accesso diretto a realtà terrene non visibili.

Oggi, dopo aver vissuto l’esperienza dell’evento “Conosci te stesso” di Dharma Life Journey, (Viviana Passarotti) posso affermare che “Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei” non è una metafora o un simbolo, ma è una realtà viva, che tutti possono sperimentare e vivere nella propria pienezza.

Il percorso della conoscenza di sé richiede un impegno profondo e completo e in ogni momento risponde a una potente chiamata interiore che è completamente di là di noi. Richiede, quindi, il desiderio e la capacità di mettersi in discussione, di lasciare l’immagine rassicurante di sé e del mondo. 

La personalità che presentiamo al mondo non è il nostro vero io. Non è altro che una maschera, un velo deformante, dietro il quale il vero sé dimora nascosto e spesso sconosciuto al nostro irreale sé superficiale.

La ricerca della conoscenza di sé ci conduce in un territorio sconosciuto a incontrare realtà estremamente varie e sempre sorprendenti. Sfaccettata ed emozionante è tutta la fauna che popola il nostro vasto mondo interiore, una realtà concreta e tridimensionale: viva, palpabile. 

Conosci te stesso devi viverlo, incontrarlo fisicamente, emotivamente, mentalmente e spiritualmente.

Tra le realtà che esplorerai, scoprirai molte informazioni su di te: la tua storia personale, la tua educazione, il tuo funzionamento, il tuo karma familiare e personale.

Scoprirai i fondamenti della tua personalità e tutti i suoi aspetti, i tuoi sogni segreti, i tuoi difetti, le tue ferite, i tuoi stessi demoni. 

Tutte queste esperienze trasmuteranno ogni specifica guarigione e diventerai una persona sana (corpo-mente) beneficiando di un perfetto equilibrio energetico.

Così si sperimenta il “Conosci te stesso”. Non può essere intellettualizzato in alcun modo perché la vera conoscenza di sé si trova di là della nostra mente. Così facendo, scopriamo l’origine di tutti i nostri mali, di tutta la struttura della nostra personalità, il perché di tutto ciò che è stato detto e fatto nella nostra vita. E questa volta la spiegazione non è psicologica o astratta, la incontri in modo molto concreto, fisico ed energetico. Solo così l’Uomo trascende se stesso, guarisce ed evolve.

La mente, l’onnipotenza della mente corrotta da false credenze e contro intenzioni, è il principale ostacolo alla conoscenza di sé.

Per molto tempo, la nostra società e la nostra educazione hanno valorizzato l’intelletto e l’ego, tanto che quando raggiungiamo l’età adulta adoriamo la mente attraverso le nostre attività quotidiane, passioni, convinzioni e credi. Tanto che l’ego si è impossessato della formula Conosci te stesso, e quando cerchiamo di conoscere noi stessi, ricorriamo alla nostra mente (ed è quasi ridicolo quando sappiamo che è proprio lui a vietarci di conoscerci). L’ego è davvero il nostro primo carceriere e il grande generatore di illusione. Crea costantemente scenari e ci porta di storia in storia. Lo fa, ovviamente, grazie al nostro consenso e al nostro insaziabile bisogno di sognare la nostra vita piuttosto che viverla.

Mentre tutte le filosofie e le religioni del mondo propugnano il distacco dall’ego, noi occidentali lo interroghiamo ogni giorno: 

“Cara mente (ego), dimmi chi sono? Aiutami perché sto soffrendo!” 

E quest’ultima non ha bisogno di essere chiamata due volte per riversare sulla nostra coscienza, in cerca di risposte, un diluvio di riflessioni, interpretazioni, analisi, ragioni e cause del nostro smarrimento, spiegazioni della nostra personalità, dei nostri comportamenti, sofferenze, vizi e virtù. È un labirinto senza fondo.

È così schietto che, proprio come Narciso, potremmo facilmente passare la vita a contemplare il nostro riflesso, a parlare con noi stessi, senza mai raggiungere la nostra intima e indicibile verità. Ecco come, nei secoli, il sublime e mistico “Conosci te stesso” è diventato finalmente uno strumento di masturbazione al servizio di una mente allargata, narcisista ed egocentrica.

L’ego è prima di tutto la nostra personalità: lo crediamo facilmente nostro amico, ma molto spesso è la fonte dei nostri peggiori guai. 

La nostra personalità ci accompagna in ogni momento, ma cosa ne sappiamo veramente? Qualunque sia il problema esistenziale che stai affrontando, è importante partire dall’inizio: la perfetta conoscenza della tua personalità. Ciò significa che dovrai incontrare il tuo vero “me”, quello che non hai mai osato affrontare.Dovrai tuffarti in te stesso trovando il distacco necessario per osservarti. Devi diventare un semplice spettatore del tuo teatro interiore. Chiediti: di cosa sono fatto? Su quali basi è stata costruita la mia personalità? (traumi infantili, educazione, cultura, karma familiare e personale…). Cosa lo definisce: i suoi difetti, i suoi difetti, i suoi punti di forza, le sue ferite intime, le sue fantasie, le sue convinzioni, le sue ambizioni e obiettivi, i suoi demoni, i suoi vizi, le sue passioni: sono costruttivi? a cosa mi portano? Devi capire chi sei veramente di là del tuo aspetto, status, ruoli ecc. 

Naturalmente, quando parlo di traumi, karma e altri elementi che ti compongono, devi chiederti come farai perché queste informazioni non sono direttamente accessibili alla coscienza. E’ qui, che entrano in funzione gli strumenti che Viviana e l’esperienza di “Conosci te stesso”, ti mette a disposizione.

Quando ci impegniamo sinceramente a conoscere noi stessi, il nostro potenziale spirituale si risveglia e i messaggi cominciano ad apparire. Attenzione, però, a non prendere le lucciole per lanterne! L’immaginazione e la mente non possono darti queste risposte. Se ti ascolti troppo, rischi di sviluppare il tuo ego spirituale. È l’Intelligenza superiore che ti guiderà e ti trasmetterà tutto ciò che devi sapere su te stesso.

Non esiste un’unica formula per intraprendere il percorso “conosci te stesso”. Questo percorso può assumere tante forme, tanti volti quanti sono necessari e quanti lo intraprendono. Ti porta dove devi andare, ti mostra quello che devi vedere e capire. Conosce sempre la direzione, purché ti fidi di lui.

La ricerca del Sé trasformante e risanante non è certamente una passeggiata. Decondizionarsi, liberarsi dalle proprie illusioni, dai propri “demoni” e dalle proprie catene non ha più niente a che fare con una gita nei boschi al suono di tamburi mongoli o anche con seducenti letture spirituali (pseudo) che includono l’ego spirituale, generalmente bulimico. 

La vera spiritualità richiede il dubbio, il rifiuto di idee e concetti comunemente accettati, anche il rifiuto di ciò che ci ha definito per tutta la vita. È un percorso che ci cambia davvero in profondità, lentamente ma inesorabilmente, diventiamo qualcun altro.

Colui che è sicuro di sé, colui che adotta codici comportamentali di gruppo e che si aggrappa alle certezze, questo ristagna e finisce per avvizzire energeticamente. Tutta la conoscenza del mondo, per quanto eccitante possa essere, differisce fondamentalmente dalla Conoscenza (sacra) e non può in alcun modo competere con essa.

La vera via non ha nulla a che fare con il conforto psicologico, la rassicurazione, la comprensione immediata, l’autosuggestione, l’immaginazione spettrale, l’autocompiacimento, la perfezione, la bellezza, le visioni edificanti e le belle sensazioni. Basta esserne convinti per aprire il libro di San Giovanni della Croce “La notte oscura”: il lavoro dell’asceta è disseminato di angosce, disagi e innumerevoli disagi. Si rivolge prima di tutto al suo caos interiore, cerca di risolvere il suo enigma personale perché nessuno può decifrarlo per lui, nessun libro può aiutarlo. In altre parole, il vero lavoratore spirituale è sovversivo e ribelle. Proprio come Siddharta Gautama, è pronto a perdere tutto (titoli, amici, comodità) e non cerca di accontentare.

La chiave per evolvere nella spiritualità sta nell’arte della meditazione. La vera meditazione è l’osservazione di sé nel distacco, senza interpretazione o analisi.

La spiritualità, infatti, non è solo, come avrete capito, un esercizio di auto-osservazione che ci fa riflettere a porte chiuse, giorno e notte. La spiritualità non esiste senza azione e senza l’incontro concreto con se stessi. Devi quindi installare nella tua vita quotidiana un’autentica pratica spirituale basata sul superamento dell’ego. 

Grazie a questa pratica otterrai energia vitale e forza spirituale, ma soprattutto incontrerai giorno dopo giorno tutti gli aspetti della tua personalità e i tuoi demoni interiori. Questi si presenteranno a te e potrai osservarli in pieno giorno. La meditazione ti permetterà di aggirare la tua personalità e di distaccarti gradualmente da ciò che hai creduto essere per tutta la vita. Per essere efficace, questo rituale deve essere quotidiano e sincero. 

Una volta che avrai saldamente radicato questa salvaguardia nella tua vita, la percezione della tua pseudo realtà si trasformerà gradualmente. I tuoi problemi ti appariranno sotto una luce completamente nuova. Tuttavia, per raggiungere questo stato di distacco, oggettività assoluta e pace interiore, la pratica deve essere regolare. È fondamentale.

Nel tempo, la tua personalità igienizzata diventerà finalmente un amico fidato, conquistato dalla tua causa. Questa nuova armonia e questo ritrovato equilibrio ti permetteranno poi di costruire la tua vita su valori positivi.

Se non mediti tutti i giorni, se preferisci seguire gli insegnamenti di un tale maestro di pensiero, se rimani sotto l’influenza delle letture o di Youtube, nutrirai solo il tuo ego. Vivrete una spiritualità intellettuale e narcisistica, sterile, che non può portarvi alla Liberazione e al Risveglio.

La spiritualità ci permette davvero di reinventarci affrontando i nostri blocchi, i nostri condizionamenti e i nostri vecchi schemi comportamentali sterili, persino tossici. Superare i limiti imposti dalla tua mente seguendo i consigli che ti abbiamo dato in questo articolo ti permetterà quindi molto concretamente di superare tutti i tuoi limiti e condizionamenti, passo dopo passo.

Certamente la mente è uno strumento estremamente prezioso nella nostra vita, Il mio amato maestro spirituale Master Choa Kok Sui dice che la mente è un sottile strumento dell’Anima, ciò non impedisce che sia completamente condizionato e programmabile a piacimento. Siamo infatti sia un’estensione dei nostri genitori che del sistema socio-professionale in cui ci evolviamo.

I nostri programmi psichici ci limitano seriamente e ci sottomettono facilmente alla matrice sociale attraverso paure profonde e irrazionali (paura della morte, paura di non essere nulla, della precarietà), attraverso sensi di colpa cronici, fascinazione per il potere e una mitomania che spesso si insedia in noi nel tempo. Infatti, se andassimo oltre i limiti mentali, potremmo accedere a una realtà più ampia, più profonda, universale ed energeticamente più dinamica. Combattere le fonti di autorità al di fuori di noi è destinato al fallimento a medio e lungo termine. L’ideale è infatti decondizionarsi interiormente, è l’unica rivoluzione che valga la pena di essere guidata.

Reinventarsi davvero non si può improvvisare. Ma lo sforzo sincero di coloro che si dedicano anima e corpo all’esigente esercizio dell’auto-trascendenza conduce alle porte del Sacro. 

Iniziare un lungo cammino verso se stessi attraverso la conoscenza di se stessi e del mondo risponde in primo luogo a un vagabondaggio fisico e morale. Più siamo consapevoli di noi stessi, più scendiamo nelle nostre profondità. Più scendiamo nelle nostre profondità, più siamo consapevoli di noi stessi.

A poco a poco riusciamo a oggettivare il mondo e questa percezione ci separa dalla sua sterile follia. Incontriamo senza nominarlo, il significato mistico di un superamento della nostra umanità attraverso una sorta di spersonalizzazione: non sappiamo più chi siamo veramente. Deve avvenire uno shock e dopo questo shock conosciamo una rinascita personale. Il nostro doppio, che ci è superiore, emerge finalmente in tutto il suo splendore. Come una fenice, finalmente ci risvegliamo alla nostra eternità, al significato ultimo della vita.

Più volte ho scritto di stare attenti ai falsi guru e alla spiritualità a buon mercato.

Senza saperlo, l’uomo moderno pratica una spiritualità inferiore poiché la sua funzione principale è quella di gestire le vicende umane, materiali, narcisistiche ed egocentriche. 

Nella sua forma più nobile e autentica, la spiritualità invita il praticante a superare se stesso, a demistificare l’ego e i bisogni egocentrici per raggiungere una maggiore consapevolezza. Il mistico autentico intraprende un lungo processo prima di raggiungere il suo obiettivo. Si interiorizza e va oltre la forma per raggiungere e comprendere l’essenza delle cose.

Al contrario, la spiritualità a buon mercato si concentra sulla forma e sul materiale. È al servizio dei piccoli piani egocentrici dell’individuo che utilizza opportunisticamente concetti spirituali, mistici ed esoterici diversi e variegati per ordinare la sua vita quotidiana e gestire i suoi affari materiali. La conoscenza di sé e la trascendenza dell’ego non sono più al centro delle preoccupazioni. Ciò che conta è identificare l’altro per poterlo utilizzare meglio o addirittura per proteggersi da esso: chi è questa persona? Cosa vuole da me? Può essermi utile? Come può danneggiare o aiutare le mie attività?

Per mancanza di lavoro su se stessi, l’individuo sviluppa un atteggiamento sospettoso nei confronti di tutto. Anche una casa può diventare il centro dell’attenzione: è infestata? Ci sono abbastanza vibrazioni positive? È abbastanza feng shui? Questo posto ostacolerà i miei piani e la mia realizzazione? Eccetera.

Questa spiritualità a buon mercato, porta l’individuo a riflessi riduttivi e superficiali, si osserva un completo capovolgimento degli autentici valori spirituali: la trascendenza dell’io non è più la meta perseguita, ma al contrario l’onnipotenza dell’io e del trionfo dei suoi bisogni narcisistici.

In conclusione, la spiritualità a buon mercato è tutt’altro che spiritualità. Tuttavia, rimane la concezione più diffusa.

Nella spiritualità non ha senso correre; mentre nell’altra versione, la corsa ai poteri spirituali e al titolo più gratificante (sciamano, maestro, guaritore, santo e così via) è al centro di tutte le preoccupazioni. 

Sviluppare e utilizzare i propri poteri spirituali (ad esempio il magnetismo o la chiaroveggenza), manipolare le energie, contattare le guide astrali, senza aver precedentemente svolto il lavoro di conoscenza di sé, la demistificazione dell’ego e lo sviluppo della propria fede (connessione alla Sorgente attraverso preghiera), è pericoloso anche per la vostra vita e delle persone che vi stanno vicine.

Queste attività magico-esoteriche aprono varchi nel corpo energetico e ti collegano a spiriti inferiori dell’astrale inferiore, che possono atteggiarsi a esseri di luce. È poi molto difficile liberarsene, contrariamente a quanto si pensa. Bruciare salvia o incenso religioso mentre si recitano incantesimi non rimuoverà mai un’entità che si è stabilita in te, né chiuderà la breccia (è qui che sta il problema principale). Solo la preghiera, rivolta alla Sorgente di tutte le cose (il Divino), e la cessazione di tutte le pratiche occulte possono davvero aiutarti. Il fascino della magia e dei poteri è una grande trappola dell’ego spirituale su questo percorso per ostacolare la tua evoluzione.

Come affrontare con serenità i profondi sconvolgimenti che il nostro mondo sta vivendo oggi? Come possiamo adottare un atteggiamento costruttivo e mantenere la nostra salute morale ed energetica? L’incontro con la nostra verità ci porta tutte le risposte di cui abbiamo bisogno.

Il nostro mondo sta infatti attraversando una crisi senza precedenti: sanitaria, ecologica, economica, spirituale, morale e politica. Ogni giorno la nostra mente riceve ed elabora milioni di dati alla ricerca di risposte e soluzioni che possano rendere la nostra vita e questo mondo un posto migliore. Ma non è strano pensare che adottiamo gli stessi trucchi di centinaia, addirittura migliaia di altri individui? Come trovare la verità?

Forse ti domandi che da qualche parte c’è un altro percorso, unico per ciascuno, unico, reale, profondo e autentico, un percorso che sfugge ai dettami di politici, scienziati, fanatici, neo-profeti e altri leader ultra-mediatizzati?

La risposta è molto semplice, così semplice da essere sconcertante: per cambiare il mondo cominciamo con il cambiare noi stessi. Certo, ci avete già pensato, ma come realizzarlo?

Osa metterti in discussione profondamente e scopri chi sei veramente. Metti in discussione il mondo, metti in discussione tutte le belle promesse compresi i tuoi ideali. Cerca le risposte dentro di te, oltre ogni concetto, la folla, il comfort, il piacere, le promesse e soprattutto il tuo ego! È in questo atteggiamento fondamentale che sta il segreto dell’antica formula: conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei.

Anche tu puoi, chiedimi e resterai sorpreso.

Pensieri di luce e amore.

Francesco

La Sofferenza, strumento di crescita.

Sebbene sia parte della nostra natura universale cercare il piacere ed evitare il dolore, la cultura gioca un ruolo centrale nel modo in cui affrontiamo la sofferenza. In Occidente generalmente rifiutiamo la sofferenza. La vediamo come un’interruzione indesiderata della nostra ricerca della felicità. Quindi lo combattiamo, lo reprimiamo, lo curiamo o cerchiamo soluzioni rapide per sbarazzarcene. In alcune culture, soprattutto in Oriente, la sofferenza è riconosciuta per il ruolo importante che svolge nella vita delle persone, nel tortuoso sentiero verso l’illuminazione. Anche se devo ancora essere convinto che sia possibile raggiungere uno stato di illuminazione o nirvana – uno stato di perfetta e permanente pace interiore – c’è molto che possiamo imparare dall’approccio buddista all’impermanenza e alle imperfezioni della vita, alle sconfitte e alle delusioni.

Il monaco tibetano Khenchen Konchog Gyaltshen Rinpoche discute quattro vantaggi della sofferenza: saggezza, resilienza, compassione e un profondo rispetto per la realtà.

La saggezza emerge dall’esperienza della sofferenza. Quando le cose vanno bene, raramente ci fermiamo a fare domande sulla nostra vita. Una situazione difficile, tuttavia, spesso ci costringe a uscire dal nostro stato di insensatezza, inducendoci a riflettere sulle nostre esperienze. Per essere in grado di vedere in profondità, per sviluppare ciò che re Salomone chiamava un cuore saggio, dobbiamo sfidare l’occhio del ciclone.

Nietzsche, egli stesso un saggio, osservò che ciò che non ci uccide, ci rende più forti. La sofferenza può renderci più resilienti, più capaci di sopportare le difficoltà. Proprio come un muscolo, per crescere, deve sopportare del dolore, così le nostre emozioni devono sopportare il dolore per rafforzarsi. Helen Keller, che durante la sua vita ha conosciuto molta sofferenza, oltre alla gioia, ha osservato che “il carattere non può essere sviluppato con facilità e tranquillità. Solo attraverso l’esperienza della prova e della sofferenza l’anima può essere rafforzata, la visione schiarita, l’ambizione ispirata e il successo raggiunto”.

Tutti a volte fanno male e permetterci di provare questa emozione universale ci unisce in una rete di compassione. Il dizionario definisce la compassione come una “profonda consapevolezza della sofferenza di un altro unita al desiderio di alleviarla”, ma l’unico modo in cui possiamo acquisire una profonda consapevolezza della sofferenza degli altri è aver sofferto noi stessi. Una comprensione teorica della sofferenza è priva di significato quanto una descrizione teorica del colore blu per una persona cieca. Per conoscerlo, dobbiamo sperimentarlo. Come osserva il pastore Fritz Williams, “La sofferenza e la gioia ci insegnano, se glielo permettiamo, come fare il salto dell’empatia, che ci trasporta nell’anima e nel cuore di un’altra persona. In quei momenti trasparenti conosciamo le gioie e i dolori degli altri e ci prendiamo cura delle loro preoccupazioni come se fossero le nostre”.

Uno dei vantaggi più significativi della sofferenza è che genera un profondo rispetto per la realtà, per ciò che è. Mentre l’esperienza della gioia ci collega al regno delle infinite possibilità, l’esperienza del dolore ci ricorda i nostri limiti. Quando, nonostante tutti i nostri sforzi, ci facciamo male, siamo umiliati da costrizioni che a volte non riusciamo a notare quando voliamo in alto. Mi sembra più che simbolico che quando in estasi spesso alziamo la testa, verso il cielo, verso l’infinito, e quando in agonia, tendiamo a volgere lo sguardo verso la terra, verso il finito.

Il rabbino Bunim di Pshischa dice che tutti abbiamo bisogno di andare in giro con due foglietti di carta in tasca: il primo con le parole talmudiche “per amor mio il mondo è stato creato” e il secondo con le parole della Genesi “Io sono ma polvere e cenere”. Il sano stato psicologico risiede da qualche parte tra i due messaggi, da qualche parte tra l’arroganza e l’umiltà. Allo stesso modo in cui la sintesi tra arroganza e umiltà alimenta la salute psicologica, combinando estasi e agonia stabilisce un sano rapporto con la realtà.

L’estasi mi fa sentire invincibile: mi fa sentire padrone del mio destino, che creo la mia realtà. Ma è probabile che l’agonia mi faccia sentire vulnerabile e umiliato: mi fa sentire servo delle mie circostanze, che ho poco controllo sulla mia realtà. L’estasi da sola conduce a un’arroganza distaccata; la sola sofferenza genera rassegnazione. Le vicissitudini della vita ci avvicinano alla via aurea di Aristotele.

Un profondo rispetto per la realtà implica l’accettazione di ciò che è: del nostro potenziale, dei nostri limiti e della nostra umanità. Riconoscendo che la sofferenza è parte integrante della nostra vita e che ci sono altri benefici nel dolore, come la coltivazione della saggezza e della compassione, accettiamo maggiormente la nostra sofferenza. E quando accettiamo veramente il dolore e il dolore come inevitabili, in realtà soffriamo meno.

Nathaniel Branden si riferisce all’autostima, per la quale l’autoaccettazione è centrale, come il sistema immunitario della coscienza. Un sistema immunitario forte non significa che non ci ammaliamo, ma piuttosto che ci ammaliamo meno spesso e che, quando ci ammaliamo, ci riprendiamo più velocemente. Allo stesso modo, è improbabile che la sofferenza scompaia mai completamente, ma quando il sistema immunitario della nostra coscienza si rafforza, soffriamo meno spesso e, quando lo facciamo, la nostra guarigione è più rapida.

Il fatto che la sofferenza produca benefici non implica che dobbiamo cercarla attivamente, così come il fatto che la malattia rafforzi effettivamente il nostro sistema immunitario non implica che dobbiamo cercare opportunità per ammalarci. Cerchiamo naturalmente il piacere nelle nostre vite e cerchiamo di ridurre al minimo la quantità di dolore che sopportiamo. Il mondo imperfetto e impermanente ci offre ampie opportunità, senza che noi le cerchiamo attivamente, per rafforzare il nostro sistema immunitario.

La prima delle Quattro Nobili Verità del Buddha è la verità della sofferenza, una verità che possiamo rifiutare o accettare come parte inevitabile dell’essere umani. E quando impariamo ad accettare, anche ad abbracciare, le esperienze difficili, la nostra sofferenza diventa uno strumento, uno strumento, di crescita.

Le fasi dello sviluppo spirituale

Sei un essere spirituale e hai il potenziale per abbracciare pienamente la tua spiritualità. Tuttavia, come ogni cosa nella vita, intraprendere il tuo percorso spirituale è una scelta. Nella vita ti vengono presentate diverse scelte che portano a nuovi stadi di sviluppo. Inizialmente, la maggior parte dei progressi lungo lo stesso percorso ma, a certi punti, hai delle scelte: se rimanere immerso nel mondo dello status quo o esplorare gli splendori del tuo viaggio spirituale. Queste scelte possono apparire in qualsiasi momento della tua vita; la chiave è stare all’erta e ascoltare la saggezza del tuo cuore.

Fase 1: Innocenza

Nasci in un mondo materiale, dove la tua vita è dominata dai tuoi tre chakra inferiori . Entri nel mondo in uno stato di innocenza e finché sei sano e hai una famiglia amorevole, vivi in ​​un mondo di gioia e beatitudine. Hai ancora una forte connessione con il Divino e il campo dell’Assoluto da cui è appena emersa la tua coscienza. L’essere spirituale è ancora molto sveglio. Tuttavia, per la maggior parte questo ricordo inizia a svanire quando ti viene insegnato come “adattarti” e vieni distratto dal mondo che ti circonda. Pochissimi riescono a mantenere la loro connessione divina e a godere della grandezza spirituale.

Fase 2: Paura, Ego

Man mano che cresci, l’ego emerge e presto ti rendi conto di essere completamente alla mercé di tutto ciò che ti circonda. Il puro amore che hai sperimentato fino ad ora inizia ad essere oscurato dalla paura e dalle emozioni corrispondenti. Trovi che per ottenere ciò che vuoi, devi accontentare i responsabili. Sviluppi la tua personalità e inizi a creare tutte le storie che daranno forma e definiranno la tua vita.

Fase 3: Potenza

Nel tuo desiderio di superare la paura, crei successo nella tua vita. Diventi istruito, inizi la tua carriera e la tua famiglia. Vuoi avere il controllo per eliminare la paura. Accumuli cose per darti un senso di sicurezza.

Prima scelta

Per molte persone, l’ulteriore crescita e sviluppo spirituale finisce qui. Scegli di continuare ad essere consumato dai desideri materiali, cerchi sempre più potere e controllo. La tua vita diventa egocentrica e rimani allo stadio 3.

Per altri, inizia a sorgere la sensazione che ci sia di più nella vita. Piuttosto che accumulare beni e potere, cerchi un significato più profondo per la vita. Inizi a risvegliarti spiritualmente e prosegui con la Fase 4.

Fase 4: dare

In questa fase, inizi a capire che nella vita c’è di più del potere personale e del guadagno materiale. Ti chiedi come puoi aiutare gli altri, come puoi servire il mondo che ti circonda. Ti senti a tuo agio nel dare oltre che nel ricevere.

Tuttavia, dare può anche creare un senso di potere. In questa fase, il dare spesso può ancora essere guidato dall’ego. Dai perché ti aspetti una qualche forma di riconoscimento o perché ti fa sentire bene con te stesso.

Seconda scelta

Puoi continuare a dare dal livello dell’ego, aspettandoti sempre qualcosa in cambio del tuo dare. Questo ovviamente può avere molti meriti e puoi fare molte cose buone nel mondo. Tuttavia, lascia una costrizione alla tua piena crescita spirituale.

L’opportunità della tua seconda scelta è quando inizi a dare dal livello di amore e compassione senza alcuna preoccupazione per il riconoscimento o la ricompensa. Il tuo dare diventa disinteressato e inizia il tuo vero viaggio spirituale.

Fase 5: Il Cercatore

Ora inizi le tue pratiche spirituali regolari. Il desiderio dell’illuminazione cresce dentro di te. Le tue decisioni ora provengono principalmente dal quarto chakra, il centro del cuore.

Inizi a cercare il significato più profondo delle cose. Cerchi di capire perché sei qui e come puoi rendere la tua vita più significativa. Puoi studiare con insegnanti e guru. Leggi libri e fai pratica con le tecniche. Hai scorci dell’obiettivo che ti incoraggia a rimanere sul sentiero.

Il chakra della gola si apre quando esprimi le qualità del cuore nella tua vita.

Fase 6: Il Saggio

Sorge la Coscienza Cosmica. La tua mente si risveglia completamente. Diventi il ​​testimone delle tue azioni e ti rendi conto di essere il protagonista nella moltitudine di ruoli che interpreti. La paura della morte si dissolve quando ti rendi conto che la vita è solo un altro ruolo. Semplici poteri yogici diventano disponibili per noi. Tuttavia, c’è ancora una separazione tra il donatore e il destinatario.

Terza scelta

Ora hai raggiunto un altro punto critico di giunzione nel tuo viaggio. La tua mente è completamente sveglia ma un po’ di ego è ancora presente. La scelta o l’errore qui è credere di essere qualcosa di speciale. Pensi erroneamente di aver raggiunto l’obiettivo e potresti promuoverti come tale. La fine è in vista, ma hai permesso all’ego di nasconderla alla vista e rimani bloccato in un falso senso di realizzazione spirituale.

La scelta alternativa è riconoscere l’io ma non soccombere ad esso, per permettergli di trovare armoniosamente il suo posto all’interno del tutto. Continua il tuo cammino con umiltà e devozione. Dare è fatto esclusivamente per il gusto di dare. “Cosa c’è in me” diventa “Come posso servire?”

L’intuizione e l’ispirazione spirituale iniziano a crescere, senti la voce del guru interiore mentre si apre il sesto chakra.

Fase 7: Spirito

Il tuo cuore ora si risveglia completamente. Sperimentate la Coscienza Divina e dell’Unità.

Non c’è più alcuna separazione. Nessun donatore, donato o donato. Nessun senso di “io” o “me”, solo una consapevolezza dell’Unità. Vivi ancora “nel mondo”, ma non sei più “del mondo”.

La tua pratica spirituale è pura gioia. Tutti i chakra sono aperti, l’energia spirituale scorre liberamente.

Mancanza di scelta

Quando raggiungi il settimo stadio non ci sono più scelte. Lavori in totale armonia con la natura. Tutto viene fornito esattamente come necessario, esattamente al momento giusto. Tu sei la Totalità.

Man mano che avanzi attraverso queste fasi, il mondo materiale sembra molto attraente all’inizio, mentre quello spirituale potrebbe sembrare vuoto e duro ma, se seguito, alla fine porta all’esperienza del Vero Sé e alla beatitudine eterna.

Non manca nulla nella vita di un grande yogi. Lui o lei non sente che nulla è stato rinunciato. In effetti, è il contrario: i grandi yogi sentono che, non seguendo un sentiero spirituale, si è rinunciato alla beatitudine eterna per il bene di alcuni momenti passeggeri di felicità. Il mondo materiale è come un giardino secco in attesa della conoscenza del Divino per farlo fiorire. Nel mondo materiale hai solo l’energia del corpo, sul sentiero spirituale attingi alla Coscienza Divina, l’Energia Cosmica. Il mondo materiale è una prigione, il sentiero spirituale conduce alla libertà illimitata.

Sei sempre a un incrocio nel tuo percorso, Verità o illusione, materiale o eterno. L’ego cercherà costantemente di mantenere la sua presa limitante su di te. Scegliere saggiamente. Tutto ciò che fai è un atto spirituale se lo fai con consapevolezza. Trova la tua strada e la pace interiore.

Sii regolare e disciplinato con la tua pratica spirituale. Non scoraggiarti se ti allontani. Alla fine il tuo viaggio spirituale diventa il tuo stile di vita, come un’oasi lussureggiante nel deserto della vita mondana.

La coscienza del sé, il Silenzio.

Il silenzio, di cui vorrei parlare, non è un’assenza di pensieri, parole o rumori. È la sostanza stessa dell’universo e comprende tutto. È uno spazio vuoto, che non può essere raggiunto come oggetto. Sempre presente, non c’è niente di speciale da fare per trovarlo. Chi lo cerca è il vero ostacolo. Perché il silenzio è ciò che siamo. Questa è un’altra parola per dire coscienza.
Più il silenzio cresce in noi, più la coscienza si dispiega, si espande, occupa il posto preso dalla mente. Ogni nostra azione è poi illuminata dalla luce della coscienza.

Tutti gli esseri sono in grado di lasciare che il silenzio cresca dentro di loro. Si tratta solo di avere fiducia nelle proprie capacità. 

La meditazione può essere un aiuto per percepire la nostra capacità di fonderci nel silenzio, nel corpo e nella mente naturalmente a riposo.

Quando, in questo modo, siamo ricettivi alle sensazioni del corpo, alle percezioni della mente e le accogliamo con uno sguardo neutro e in ascolto, ci apriamo al nostro essere profondo che è il silenzio.

Il silenzio non è quindi un’assenza di suoni. Inoltre, certi suoni rivelano il silenzio sottostante, lo enfatizzano e talvolta ci conducono lì. Osserviamo come le note musicali o i canti degli uccelli non lo infastidiscano, ma lo valorizzino.

Il silenzio non ha nulla a che fare con il non pensare o non parlare. È ciò che sta alla base del pensiero umile e della parola giusta. Che le parole siano usate o meno, che gli atti nascano spontaneamente o meno, tutto torna al silenzio. 

Quando nessuna volontà personale interviene per cristallizzare il movimento energetico della mente, la pura percezione si dissolve naturalmente nel silenzio. Questo non lascia residui, perché non c’è nessuno che si appropri del pensiero o dell’azione. L’energia è potente, senza nessuno che la contorca o la dissipi, una grande creatività è all’opera, senza alcun pensiero di limitarla o manipolarla.

Anche il silenzio non è solo una nozione di benessere. Come la pace, è la natura del nostro vero essere. Dobbiamo essere in grado di sentirlo sullo sfondo, di vivere costantemente con questa sottile attenzione che trascende il tempo. I pensieri non sono più proiettati dalla memoria, le azioni avvengono spontaneamente, senza paura.

Come potremo percepirlo se non calmiamo l’ipereccitazione del nostro cervello, questo male di cui soffre l’uomo contemporaneo? 

Non capiamo più cosa la vita ha da dirci. Non andiamo più d’accordo l’uno con l’altro. La vera comunicazione è un’interconnessione all’interno di questo silenzio.

Solo l’essere con cuore purificato, con un’anima spogliata dal suo cammino nel deserto, è degno di incontrare Ciò che lo attende da tutta l’eternità e che gli farà ascoltare ciò che nasce dal silenzio.

Fu con il suono di un sottile silenzio, con il soffio di una leggera brezza, un sussurro morbido e leggero, che Elia ebbe la rivelazione del divino, dopo una passeggiata di 40 giorni e 40 notti nel deserto. 

Sul monte Oreb, lo stesso dove avvenne l’incontro di Mosè con “Io Sono”, Elia udì il Signore. Non era né nel vento forte né nel terremoto né nell’incendio, è scritto.

Il contatto con la vera realtà avviene solo in silenzio, quando la mente è calma, quando non è più il sé che agisce. Poiché la natura del pensiero e dell’ego è stata percepita, è quindi possibile che la soglia che conduce al silenzio originale, quella vibrazione eterna che continua ad avvolgere e penetrare tutto in ogni momento, sia superata. È solo in questo silenzio che può avvenire il salto nella nostra profondità. Uno spazio vuoto, dove non c’è nessuno, non c’è me, quindi nessun oggetto da nominare.

All’inizio, sperimentiamo uno stato di silenzio. Per raggiungere questo obiettivo, stiamo solo osservando ogni pensiero, ogni fenomeno, senza qualificarci, senza giudicare. 

Solo uno sguardo pacifico, distaccato, senza alcun motivo particolare. Questa visione rallenta naturalmente il funzionamento della mente. Diventiamo questa contemplazione silenziosa. A poco a poco, l’osservatore si dissolve in silenzio. Un giorno, siamo in silenzio, indipendentemente dal fatto che non ci siano o meno manifestazioni. Il soggetto ultimo è questo silenzio.

Con la mente vuota, continuiamo a pensare, a parlare, ad agire. Il processo è spontaneo. Tutto proviene direttamente da questo sfondo silenzioso, e tutto si svolge in esso. La nostra attenzione, la nostra visione, il nostro ascolto, sono il silenzio.

Siamo stabiliti nel nostro essere profondo, possiamo parlare o agire, non cambia nulla. 

Il silenzio è l’essenza del nostro essere profondo. È continuo. Non è necessario alcuno sforzo per ottenerlo. È il cuore, la matrice da cui emerge il respiro indifferenziato e dove convergono le energie manifestate, dove tutti gli oggetti scompaiono (compreso il sé). È il luogo in cui gli opposti si incontrano e si dissolvono. Si dispiega in noi quando si rivela l’esatta identità tra l’assoluto e il relativo, tra la fonte e l’espressione.

Il silenzio è uno dei nomi della coscienza vuota e irrilevante. È la sua sostanza, lo spazio restituito al suo vuoto originale, quando lo spirito riposa nella sua vacanza.

Siamo noi stessi. Non siamo il contenuto spesso rumoroso che ingombra il nostro spazio interiore. Siamo il contenitore la cui natura è il silenzio. La coscienza è pura percezione, libera da ogni commento, il contenitore che contiene tutti i rumori. Questo contenitore – soggetto ultimo, silenzio, vuoto – non è percepibile, oggettivo. Non appena lo percepiamo, è il riflesso del silenzio – la coscienza – il soggetto ultimo – che viene percepito…

Quando, attraverso l’esperienza della premorte, è stato fatto il salto nello spazio della pura coscienza, senza oggetto, tutto il mio essere in uno stato di totale abbandono, la mente vuota, i sensi rimossi, è stato il silenzio. Non c’era suono quando la mia coscienza si immerse nella Coscienza Cosmica. Non era spaventoso. Ci sentiamo pienamente vivi in questo vuoto che è pace e gioia. La percezione era quella di un solo respiro, come una pulsazione continua. L’intelligenza dell’energia cosmica sta lì, in questo vuoto silenzioso. Lei è colei che insegna. In questo vuoto di profondità sconfinata, il silenzio, una sorta di sussurro divino, comunica il mistero della vita. È attraverso il silenzio che si rivela ciò che ci porta al Silenzio. 

La realtà è accessibile solo da e in silenzio. Tutto è allora conosciuto nella luce e dalla luce.

Quando torniamo alla percezione del mondo terreno, il silenzio viene sperimentato continuamente come la nostra vera casa, come la matrice dell’universo. Permea tutto il nostro essere, accompagna tutti i nostri gesti, racchiude tutto.

Ci viene chiesto solo di ascoltare ciò che l’universo ci dice. Per questo, nessuna religione, nessun dogma, nessun sistema organizzato è necessario. Ogni essere umano è in grado, da solo, di ascoltare il messaggio ininterrotto. Questo suono di silenzio che si percepisce, si sente, è simile a quello che percepisce, sente. Questa vibrazione è senza inizio né fine, eterna e sempre rinnovata, immobile e commovente, potente e sottile. È in ogni essere, sostanzialmente. Lei è se stessa. È solo, risucchiato dall’interno, che può scoprire di essere l’intero universo.

Il silenzio è la sostanza eterna in cui è immerso l’universo. Egli è l’origine. Non dobbiamo avere paura di lui quando lo scopriamo. Emana dalle profondità di chi siamo e ci conduce lì. Egli è il respiro cosmico che ci attraversa. È la libertà del nostro spazio interiore. È lì non appena usciamo dal nostro piccolo sé, non appena la mente divisoria tra il mondo e la nostra risposta al mondo si calma. Ci rivela ciò che si manifesta realmente. È questa voce senza suono che canta la melodia d’amore dell’universo. Il silenzio è il coronamento dell’amore, la sua esaltazione e il suo riposo. Assorbire se stessi in Lui non è altro che realizzare la nostra natura eterna. Fluire in lui significa fondersi nell’oceano e scomparire, come la goccia d’acqua.

Vicino a Pondicherry si trova il santuario di Nataraja, che rappresenta Shiva che esegue la sua danza cosmica, quella pulsazione eterna della creazione e della distruzione. Accanto ad esso c’è, si dice, il vero dio della danza nascosto dietro un velo. Quando tiri questo velo, c’è solo uno spazio vuoto.

Templari della Grande opera.

“Lo Spirito umano avanza verso la sua Fonte, Centro spirituale del divino, e verso coloro che lo guidano e dirigono, e procede in modo inarrestabile, per cui la via è sempre aperta  ai pellegrini, che troveranno un giorno la Casa del Padre.” 

Questa frase è stata fonte di riflessione e, proiettandola sui gruppi, associazioni di Cavalieri Templari in genere – grazie anche alla legge di analogia  “come in alto, così in basso” del leggendario Ermete Trismegisto – ho considerato come i problemi della religione influiscono anche sui movimenti che vivonono sui valori di fede tramandati.

La crisi di atteggiamenti e valori errati sta al centro di tutti i problemi, sia nel piccolo, nei gruppi di appartenenza che nel grande nelle nazioni. Difatti, l’avidità, ignoranza, egoismo e interesse personale sono la radice e la causa di travisamento nei rapporti umani.

Il rapporto tra l’essere umano e la presenza divina è sempre stato onorato in ogni fede e tradizione religiosa.  Istituzioni, associazioni e chiese hanno cercato di dirigere e ispirare lo spirito devoto nei loro seguaci. 

Le religioni più importanti hanno sempre rivendicato la loro superiorità, sia nella teoria e sia nella pratica, portando intolleranza, divisione, senso di superiorità e fanatismo. 

Le varie interpretazioni delle scritture e la teologia hanno prodotto molti conflitti tra le fedi, sfociando violenza e odio in nome della religione, in nome di Dio.

I templari nascono per la difesa dei pellegrini in Terra Santa, ma poi sappiamo quale strumento di morte è diventato per la Chiesa con le sue Crociate. 

I cavalieri erano laici, vincolati dai voti di castità, obbedienza e povertà,  che permise all’Ordine dei Templari di accumulare immense ricchezze, anche perché si incaricava dei trasferimenti di denaro da e per la Terra Santa. Buona parte di queste ricchezze furono impiegate nella costruzione di 9 mila fra chiese, palazzi e luoghi fortificati.

Oggi i Templari sono animati da quel senso di fratellanza, aiuto e soccorso al prossimo e riscoprono, nei rituali, antichi riti di iniziazioni e processi trasmutativi (ogni percorso spirituale deve portare una crescita interiore nell’individuo). Questo processo di trasmutazione, vitalità spirituale, dovrebbe portare il cavaliere templare a riconoscere il Dio Immanente e Trascendente. Egli dovrebbe incarnare una visione superiore che spinge verso un obiettivo più alto, ispirato dal lavoro e dal servizio sociale, di comunità, di sensibilizzazione della religione e della fede.

Ma ciò non avviene.

Oggi l’ispirazioni delle antiche virtù Amore, Umiltà, Carità, Disciplina, Obbedienza sono annacquate dall’idealismo e l’individualismo. Come il problema religioso, dell’Era dei Pesci, l’età dell’autoritarismo, anche nei vari movimenti religiosi – come i Templari – si avverte lo stesso problema. L’entrata nella nuova Era dell’Acquario, porterà crisi, cambiamenti e adattamenti, quindi grande opportunità di progresso.

Auspicando sull’unità e la comunione dello spirito – fondata sui valori spirituali comuni e sui principi che stanno al centro della religione Cristiana – i Templari oggi potrebbero diventare uno strumento capace di guarire divisioni e separatismi in tutto il mondo, portando in sé questi valori e principi nella vita quotidiana. In questa opera di unità e comunione, un certo numero di principi essenziali sono necessari per proteggersi dai pericoli del fanatismo:

  • Conoscenza e informazione, per espandere la mente umana portando alla luce idee innovative. Ma è necessario un ingrediente in più, capace di produrre giuste relazioni: l’umiltà spirituale, intesa come la capacità di comprendere il posto, sia dell’individuo che dell’umanità, nel mondo. Si tratta di intuire la giusta proporzione – soprattutto attraverso il pensiero riflessivo, la meditazione e la contemplazione – e riconoscere che la verità non è rigida, bensì in costante espansione.
  • La pratica dell’innocuità – nella parola, nel pensiero e nell’azione – attività positiva che non nega l’adozione di azioni ferme e decise.
  • La formazione del giusto pensiero: ogni giorno, le forme pensiero negative possono essere compensate, consentendo l’ingresso ad idee innovative e riqualificate fondate su valori e principi spirituali eterni.     
  • La mente aperta e ricettiva a nuove riflessioni, evita la cristallizzazione del pensiero.

Il gruppo dei Templari, come ogni movimento religioso deve riconoscersi come componente del Piano Divino.  Il compito degli uomini risvegliati non è quello di abbandonare i movimenti sviliti dal poco senso di spiritualità, ma è di combattere per alimentare il risveglio naturale della volontà di servire il Piano divino e di prendere parte alla Grande Opera di costruzione, che porterà nel tempo alla realizzazione della nuova religione.

La nuova religione mondiale, basata sulla realtà di Dio e sulla relazione dell’umanità con il divino, sull’immortalità, sulla continuità della rivelazione, sul costante emergere di Messaggeri dal centro divino ha tramite i movimenti e i  gruppi di cavalieri templari illuminati la possibilità di evolversi in nuovi strumenti di Amore.

Questa trasmutazione, o processo evolutivo condurrà a un nuovo orientamento verso il Dio Trascendente e Immanente, in ogni forma di vita diventando: Templari della Grande Opera.

L’umana umanità: guerre ed evoluzioni

Studiando “I problemi dell’Umanità” di Alice Bailey, mi sono soffermato sul capitolo: la riabilitazione psicologica delle nazioni.
Ho trovato molto interessante alcuni passaggi che si sposano molto bene con il contesto geopolitico attuale (la crisi ucraina) e mi ha fatto convergere le azioni di preghiera e meditazioni impostate, per alimentare l’eggregore di Luce e amore.

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso: l’egoismo dell’uomo, l’egoismo della propria Nazione.

Gli uomini che hanno superato l’egoismo e le sue debolezze sono più interessati al bene civico e nazionale che a se stessi. Alcuni di loro, avranno anche una mentalità internazionale e si preoccuperanno del benessere dell’umanità nel suo insieme. Desiderano fortemente un mondo unico, per una sola umanità. Per raggiungere questa dimensione le nazioni dovrebbero assumere attitudini più benefiche e considerare le culture nazionali, le risorse e la capacità di servire l’umanità, come contributi al bene comune.
L’ultima guerra mondiale fu sintomo d’immaturità, di pensiero infantile, d’assenza di controllo emotivo e della pretesa di avere ciò che non apparteneva loro.

Di avere ciò che non apparteneva loro. Un po’ quello che viviamo oggi con la Russia e l’Ucraina?

Eppure la recente storia, 2014, ci narra delle clamorose ingerenze nella vita interna dell’Ucraina e abbiamo assistito a un reale colpo di stato; quando nel governo ucraino entrò la statunitense Natalia Jaresco, con le sue dichiarazioni belliciste e le sue ininterrotte minacce nei confronti della Russia. Nacque un nuovo governo ucraino in chiave antirussa, spodestando e neutralizzando un presidente democraticamente eletto.

Ma allora la verità dove sta? Chi è il buono e il cattivo? (Questa dualità che blocca l’evoluzione dell’umanità).

Le vecchie abitudini di pensare e di reagire dei popoli sono difficili da vincere. La guerra e la pretesa di confini tracciati secondo la storia, l’amore per i possedimenti territoriali a spese di altri popoli,
quando sembreranno liti fra fanciulli per un giocattolo favorito?

Questo è il vero campo di battaglia principale.

L’opinione pubblica è da rieducare. È necessario affrontare il passato, riconoscere le nuove tendenze, rinunciare ai vecchi modi di pensare e di agire, se non si vuole che l’umanità cada in abissi peggiori.

La Russia è un grande enigma. La sua potenzialità di servire il genere umano e d’imporre il suo volere al mondo intero sorpassa quella d’ogni altra nazione.
Si prepara alla collaborazione mondiale, ma dà prova di volere che questa si compia a modo suo cioè col controllo generale sugli altri paesi, a cominciare dalle nazioni minori alle frontiere occidentali.
Una parte del mondo diffida profondamente della Russia, per due ragioni: anzitutto per la crudeltà dei primi stadi della rivoluzione (il periodo bolscevico) e, poi, per il successivo isolazionismo, deliberato e netto, dietro le sue frontiere. Un silenzio creativo che la Seconda guerra mondiale la obbligò ad abbandonare, per collaborare con gli altri popoli.
La Russia è la patria di una germogliante rivelazione di grande valore spirituale e di importanza collettiva, che interessa tutto il genere umano. Ma ha suscitato fermenti negli altri paesi prima di sapere lei stessa quale rivelazione custodisce. Perciò la sua attività è prematura. Darà al mondo il vero segreto della fratellanza, ma ancora non lo conosce.
Animata da spirito profondamente religioso, sebbene non ortodosso, svantaggiata da una miscela di tratti orientali e propositi occidentali e dalla sfiducia generata dalle prime mosse false, tenta (come in passato) di inifltrarsi nelle altre nazioni per rovesciarne la stabilità, indebolirle e costringerle nello schema che tenta di costruire. È mossa (ma inconsciamente) dal desiderio di attuare la fratellanza. Vi è accettabile questa diagnosi di quella grande incognita che è la Russia?

Ecco qui c’è un barlume di verità: rovesciare la stabilità, indebolire e costringere le nazioni nello schema che tenta di costruire, per attuare la rivelazione, la fratellanza.

Il problema psicologico della Russia è di badare alle dinamiche interne, stabilizzare e integrare la sua enorme popolazione e guidarla in una luce maggiore. Ma la Russia deve imparare a collaborare con le altre potenze su basi di parità. Non deve, con programma ambizioso, catturare le piccole nazioni nella sua sfera d’azione contro il loro volere e con la forza.

Altro barlume di verità

I Paesi devono procedere verso il proprio destino e non essere governati a forza.
Questa grande nazione (sintesi fra Oriente e Occidente) deve governare senza crudeltà, senza violare il libero arbitrio dell’individuo, con piena fiducia nei suoi ideali oggi non ancora espressi a dovere.
La Russia deve dare esempio di governo saggio, di libertà individuale, di sana educazione, che gli altri paesi vi si conformino, pur conservando in pari tempo la loro particolare visione spirituale, la forma di governo prescelta, il loro modo di attuare la fratellanza.
In Russia, uomini crudeli e ambiziosi sarebbero felici di sfruttare il mondo a vantaggio del loro paese e vorrebbero imporre la volontà del proletariato su tutte le classi del mondo civile, ma ci sono anche uomini di pensiero e di larghe vedute, che vi si oppongono.

L’unità, la pace e la sicurezza delle nazioni grandi e piccole non si possono conseguire sotto la guida di capitalisti avidi o di uomini ambiziosi e, tuttavia, in molti casi questa è la situazione.
Così la guerra continua e l’uomo aspetta invano una decisione che porti la pace, fondata sulla sicurezza e sui giusti rapporti umani/individuali, comunitari, nazionali e internazionali che possono essere realizzati con l’azione concorde degli uomini di buona volontà di tutti i Paesi.

La mia meditazione e quella del mio gruppo è ora orientata ad alimentare quel germoglio di rivelazione di grande valore spirituale che è insita nella Russia, per ristabilire il Piano di Luce, Amore e Potere.

Concludo con l’invito del Maestro Djwhal Khul, che presto si realizzerà (dentro di me già è vivo):
Vi esorto a lasciar cadere antagonismi e antipatie, odi e contrasti razziali, e pensare in termini di una sola famiglia, di una sola vita e di una sola umanità.

L’uomo è un essere spirituale

Una delle principali cause dei problemi odierni è la mancanza di spiritualità o la sua negazione. Diamo pochissimo spazio alla spiritualità nella nostra quotidianità e nella ricerca di soluzioni. In accordo con la nostra visione attuale del mondo e delle persone, riduciamo sia le cause che la ricerca di soluzioni a livello materiale (denaro, ricchezza, tecnologia, ecc.) O psicologico (analizzare, intellettualizzare e psicologizzare), a volte senza risultati visibili.

Secondo il modello degli antichi greci, è un’unità di corpo, anima e spirito .

Sappiamo molto della nostra parte fisica grazie alla ricerca scientifica. Lo sviluppo tecnologico, scientifico ed economico ci ha permesso di governare (apparentemente) la natura. Possiamo raggiungere qualsiasi posto nel mondo in poche ore e informarci su tutti gli argomenti tramite Internet in pochi secondi. Sappiamo quasi tutto sulla natura dei pianeti e delle stelle, ecc.

Grazie alla psicologia, abbiamo anche una visione più profonda delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e delle nostre capacità psicologiche attraverso le proprietà della nostra anima, che ora chiamiamo psiche. Solo … e la mente? E che dire della vita spirituale, spirituale? Quali progressi ha fatto l’uomo qui? Gli sviluppi tecnologici, scientifici ed economici ci aiutano a comprendere meglio la mente? 

Parliamo di spirito, ma in realtà oggi non sappiamo più cosa sia lo spirito. Oggi i termini spirito e spiritualità sono usati in modo inflazionistico come  lo spirito di un’azienda, lo spirito di squadra, la guarigione spirituale, lo spirito del linguaggio, il valore spirituale del denaro, ecc. Ma questo non ha nulla a che fare con lo spirito e la spiritualità.

Cosa sono la mente e la spiritualità? Cosa intendiamo per spirito?

La vita spirituale può essere meglio descritta come una vita in completa armonia con la mente. Ma cosa intendiamo per spirito? La mente o le cose spirituali sono nel mondo ontologico (mondo dell’essere). Questa dimensione è al di là di ciò che possiamo cogliere. Platone chiama questo mondo il mondo delle idee: sono gli archetipi e le cause di tutto ciò che è. E le cose concrete che percepiamo sono le immagini delle idee. Ciò che possiamo percepire dipende dalla dimensione della nostra percezione. 

Quindi possiamo percepire l’idea di bellezza nelle singole cose del nostro mondo. E possiamo imparare a migliorare costantemente questa percezione e quindi ad abbellire il nostro mondo.

La mente è sempre invisibile, ultraterrena e tuttavia inerente a tutte le cose con cui entriamo in contatto. Potrebbe essere paragonato al centro di un cerchio in matematica, che è necessario ma non può essere visto. Sebbene il punto sia privo di qualsiasi dimensione, è comunque connesso a tutti i punti della periferia. È esattamente lo stesso con lo spirito: è uno e tuttavia connesso a tutti gli esseri viventi.

Sebbene non vediamo o conosciamo la mente, possiamo percepirne gli effetti. Non dobbiamo appartenere a nessuna religione in questo mondo. Non abbiamo mai bisogno di aver sentito la parola “religione” e tuttavia siamo spirituali se questa qualità è espressa nei nostri atteggiamenti interiori.

Qual è il significato della spiritualità?

Spiritualità significa essere in grado di percepire direttamente la verità. Sia la scienza che la religione prosperano su impulsi spirituali: “La spiritualità è la verità che viene da dentro”.

Eppure la spiritualità non deve essere confusa con la religiosità.

La religiosità è radicata in tutte le religioni sulla fede e la fiducia in Dio e segue regole e rituali per connettersi con Dio.

La nostra eredità religiosa non ha età.

Non c’è né un solo libro sacro né un singolo popolo eletto. La religione ha illuminato gli occhi blu, verdi, marroni e neri.

La fede non è un’opposizione alla comprensione, ma un complemento. 

La religione deriva dalla parola latina “religare”, che significa “riconnettersi”. La riconnessione dell’uomo con tutta l’umanità e con Dio.

Sebbene esista una sola eredità religiosa, le espressioni storiche sono molte. I tuoi aggiustamenti geopolitici e temporali sono soggetti allo zeitgeist. Un giorno la Vergine Maria sarà poco conosciuta come lo siamo oggi con le divinità femminili precedenti, da Venere di Mileto all’Iside egizia. E probabilmente continueremo a guardare alla Torah o alla Bibbia con la stessa mancanza di comprensione con cui ci avviciniamo alle scritture etrusche oggi.

La spiritualità contiene uno speciale atteggiamento religioso nei confronti della vita che non è inteso in senso denominazionale e che si concentra sull’essere divino trascendente o immanente.

L’uomo ha sempre cercato la risposta alle grandi domande filosofiche o spirituali della vita: su se stesso, la natura, Dio, il senso della vita, la verità e la saggezza .

Spiritualità significa vedere le cose come sono e non come vorremmo che fossero.

Significa riconoscere chi siamo, superare il punto di vista egocentrico e percepire noi stessi come parte della natura, del cosmo e del divino.

Significa essere aperti a idee trascendenti come l’anima immortale o l’aldilà. Attraverso questa apertura possiamo imparare a vincere la paura della morte e dell’incertezza.

La persona spirituale è dinamica nel vero senso della parola. Ogni persona spirituale può creare valori e lavorare da se stessa perché è collegata alla dimensione spirituale. Essere spirituali significa essere creativi.

La mente crea continuamente. È così che sono emersi oggetti sacri come i templi che esprimono le scoperte divine e scientifiche nei campi della fisica e della chimica che ci consentono di comprendere meglio le leggi della natura, o valori morali ed etici come l’amore, la giustizia, la generosità, la tolleranza ecc. fare una persona migliore.

La persona spirituale è semplice perché le sue motivazioni sono semplici. È libero dal desiderio di prestigio, potere, posizioni, riconoscimento, ecc. Non agisce in modo egoistico. La sua vita scorre nella bellezza perché è arrivata alla completezza. Poiché i suoi pensieri, sentimenti e azioni sono guidati dallo spirito, lavora in modo armonioso e cerca di conformarsi alle leggi della natura in tutti gli ambiti della vita.

Un’immagine, ad esempio, può essere ricca di dettagli, ma è solo un capolavoro se ogni dettaglio serve a esprimere l’idea complessiva. L’essenza della vita è creare ordine e lasciare che tutto si fonda in un’unità armoniosa. Una comunità veramente spirituale si realizzerebbe quando le persone lavoreranno insieme in armonia.

Le varie chiese e religioni sono oggi politicamente attive e orientate al potere, il che ha anche indebolito la fede delle persone, che non è più molto forte. Oggi ci sono gruppi criminali fondamentalisti e terroristi come i gruppi terroristici dell’IS, che sono legati alla loro religione. Aumentano le aggressioni sessuali a bambini, giovani e donne da parte di sacerdoti. La religiosità fraintesa mutila le donne nell’area genitale e gli ecclesiastici interpretano male gli insegnamenti religiosi.

Non sono le diverse religioni ad essere inclini al crimine, ma le persone che, nella loro cieca ricerca, imbrattano di sangue il cammino della loro spiritualità. Il materialismo, basato su forme di religione antiquate e distorte, ha impedito qualsiasi autentico sentimento religioso. Di conseguenza, le società odierne non sono in grado di realizzare opere trascendenti. Nonostante le persone genuinamente spirituali e mistiche, la maggioranza è delusa, specialmente i giovani che sono il nostro futuro.

È quindi urgentemente necessaria una nuova spiritualità, o un revival della vecchia spiritualità e del misticismo da parte di nuovi mistici. Abbiamo bisogno di ispirazione spirituale che porti naturalmente le persone alla realizzazione interiore delle proprie radici e valori spirituali. Questa conoscenza interiore di Dio è indipendente da tutte le classi sociali, da tutte le circostanze storiche e da tutti i luoghi geografici.

In quanto filosofi, non dovremmo esigere una nuova comprensione delle religioni, ma della spiritualità e del misticismo. Perché ogni persona ha il diritto e il dovere di esprimere i propri sentimenti spirituali attraverso la denominazione che più le si addice, ma allo stesso tempo dovrebbe rispettare anche le altre denominazioni. Hans Küng scrive nella sua opera “L’idea dell’etica globale”:

“Negli ultimi anni mi è diventato sempre più chiaro che l’unico mondo in cui viviamo ha una possibilità di sopravvivenza solo se non contiene più spazi di etica diversa, contraddittoria o addirittura conflittuale. Questo mondo ha bisogno di un’etica; questa società mondiale non ha bisogno di una religione e di un’ideologia unificate, ma ha bisogno di norme, valori, ideali e obiettivi vincolanti e vincolanti “.

Allo stesso modo, il Dalai Lama descrive i valori umani fondamentali di bontà, gentilezza, compassione e cura amorevole come spiritualità di base. A questo proposito, si potrebbe parlare di una spiritualità umanistica che mira a rendere i valori dell’umanesimo una realtà nella propria vita.

La spiritualità si basa sulla moralità e sulla filosofia – come ricerca della saggezza nel senso delle risposte alle domande essenziali dell’uomo: le domande su se stessi, sulla natura, su Dio, sul senso della vita.

Vivere spiritualmente significa essere radicati nello spirito, essere in grado di percepire direttamente la verità e vivere in accordo con questi valori. Mezzi spiritualità, che vivono i valori morali per vivere come la giustizia, alla ricerca di ragione (intelligenza), la fortezza, la prudenza, la bellezza e la vera saggezza in tutti i ceti sociali e di vivere.

Se viviamo questa spiritualità nella vita di tutti i giorni, raggiungeremo l’armonia interiore e daremo alla nostra vita più qualità.

La regola d’oro: tutte le religioni sostengono questo principio di reciprocità:

“Quello che non vuoi che qualcuno ti faccia, non farlo a nessun altro.”

Distacco, un’esperienza d’intensa felicità

Per diversi millenni, il fenomeno del distacco spirituale è stato frainteso e male interpretato. Questo falso apprezzamento della dimensione spirituale del distacco ha rallentato lo sviluppo spirituale di moltissime persone.

Il distacco non è certamente un raffreddamento del cuore, né un’insensibilità verso gli altri o verso se stessi. Il distacco non viene misurato da una facoltà che ci renderebbe insensibili a questo o quel dolore fisico. Il distacco non è un rifiuto calcolato di tutto ciò che appartiene alla materia, alla superficialità, al livello grossolano, al corpo e ai sensi; oppure ci isoliamo, ci chiudiamo in certi luoghi appartati, come eremi, monasteri o grotte isolate dalle città e dal rumore.

Il distacco non è una misura della nostra altruismo, né il risultato di un esaurimento così completo che una persona non sente più nulla. L’esperienza del distacco non è qualcosa che si può sperare di sviluppare dalla superficie dei comportamenti. Pertanto, qualcuno potrebbe sforzarsi, per diversi secoli, di vivere distaccato dalle cose materiali, dagli eventi quotidiani, dai suoi modi di pensare e dai piaceri sensoriali, per non riuscire mai.

Qualsiasi tentativo di sperimentare uno stato di distacco da una comprensione intellettuale della natura di questo stato, sarà per sempre impotente per raggiungere l’obiettivo previsto. Coloro che cercano di sperimentare il distacco spesso diventano indifferenti agli altri o severi e rigidi nel loro comportamento. Una mancanza di amore si assesta gradualmente nella loro vita, ma a volte ignorano persino che il loro cuore è freddo e distante, perché diventano così insensibili a se stessi. Non conoscono il naturale stato di distacco che deriva dalla visione di Atma. Con la crescente esperienza dell’anima, il vero significato del distacco spirituale ora appare chiaramente nella nostra mente.

Il vero distacco viene dall’esperienza d’intensa felicità. In realtà, non può provenire da nient’altro che la felicità infinita dell’Atma. Oppure, se si dovesse dire la stessa cosa, ma in altre parole, si potrebbe dire che il vero distacco proviene dall’esperienza della pura coscienza, della coscienza infinita, nel Sé profondo. Il vero distacco spirituale avviene nello stesso momento in cui avviene la completa apertura del cuore, nello stesso momento in cui arriva la capacità di donarsi, mentre la felicità diventa infinita. Solo chi è contento, in pace e felice, può dire di essere distaccato da tutte le cose.

Ma questo stato di distacco non può realmente verificarsi fino a quando la percezione dell’anima non viene resa permanente. Solo la pura coscienza contiene in sé questo valore di infinito, che fornisce all’improvviso tutte le qualità che fanno sì che il distacco raggiunga la sua perfezione. Chiunque sia “felice” e provi un senso di superiorità su coloro che soffrono, non saprebbe quale sia il vero distacco! Il distacco perfetto può avvenire solo quando il sistema nervoso è purificato da tutte le sue tensioni da una pratica regolare di meditazione, fatta per diversi anni. La pura coscienza quindi testimonia tutto ciò che viene sperimentato, dal suo stato infinito. In questo sta il vero distacco. Solo chi ha un tesoro inesauribile può essere distaccato dallo sforzo per ottenere un certo guadagno. Solo chi non ha nulla non può perdere nulla. Solo chi conosce l’Atma può essere distaccato dalla felicità e anche dalla sofferenza. Altrimenti, questa persona fatica a respingere la sofferenza tanto quanto lotta per ottenere la felicità. Non è quindi distaccato da nessuno dei due.

Poiché gli umani hanno ignorato la vera fonte di distacco, si sono accontentati per generazioni di imitare il comportamento distaccato di saggi e santi. Per questo motivo, il percorso dello sviluppo spirituale è stato ulteriormente distorto. Piuttosto, avremmo dovuto cercare di comprendere lo stato dell’uomo illuminato e di sviluppare lo stato di coscienza che produce questo stato di distacco naturale e armonioso.

Ciò che è affascinante, ancora una volta, è che l’esperienza del profondo silenzio della pura coscienza unisce in modo perfettamente armonioso qualità che, apparentemente, sembrano spesso opposte, come il distacco e l’impegno, distacco e compassione, distacco e amore … L’esperienza della Meditazione Trascendentale soddisfa il nostro desiderio naturale di essere distaccati da tutto, quindi perfettamente liberi, e “attaccati” allo stesso tempo, quindi totalmente sensibili e amorevoli verso tutti .

Il percorso della saggezza? speculazione atavica.

Lungo il percorso dell’autoconoscenza vi sono aspetti da esaminare nella complessa relazione tra teoria e pratica. L’autoconoscenza, o conoscenza di sé, è la base della via all’autorealizzazione. È un processo riflessivo attraverso cui ci conosciamo nel tempo e che ci permette di essere consapevoli della nostra gamma intrinseca di difetti, virtù e tutte le altre qualità presenti tra ciascuno di questi due estremi.

Dobbiamo indagare, ad esempio, su ciò che è illusorio – dal punto di vista della filosofia esoterica – in questo ragionamento ripetuto automaticamente da migliaia e migliaia di persone: “La teoria che dovremmo vivere con calma e saggezza, evitando lo stress, può essere molto bella. Ma in pratica non è così che funziona la vita. Dobbiamo davvero fare quarantacinque cose contemporaneamente e non c’è modo di evitare l’ansia o l’agitazione. “

Cosa c’è di sbagliato in questo approccio al problema della “vita semplice”? Le illusioni possono essere organizzate in tre punti principali.

Innanzitutto, l’idea sblocca la teoria dalla pratica.

La disconnessione tra teoria e pratica, descrivendo la teoria come “qualcosa di bello ma senza uso pratico”, prima o poi porta all’ipocrisia. Solo per questo motivo, l’approccio non poteva più essere accettato, perché in questo caso la cosiddetta “teoria” non è altro che una bugia progettata per ingannare se stessi o gli altri.  

In secondo luogo, l’idea esprime l’abbandono implicito anche dell’intenzione di cercare di essere coerente. La persona si auto-giustifica in anticipo e rinuncia completamente all’idea di vivere la saggezza nella sua vita pratica. In questo caso, deve essere almeno abbastanza onesto abbandonare anche la teoria, evitando di scivolare nell’abisso etico della menzogna sulle questioni spirituali.

In terzo luogo, l’affermazione secondo cui “in pratica, la teoria che propone una vita calma dovrebbe essere vista come qualcosa di puramente decorativo” semplicemente non corrisponde alla realtà più elementare dei fatti. Questa visione superficiale ignora la realtà che la pratica della calma e della saggezza è stata esercitata da quando l’umanità esiste – e anche oggi – da milioni di persone che sono state o sono impegnate, formalmente o informalmente, consciamente o inconsciamente, al centro pace nelle proprie coscienze.

La pace e la calma sono soprattutto interiori e non negano il movimento esterno proprio di tutto ciò che vive. 

È ben nota e documentata la testimonianza di migliaia di saggi e apprendisti di saggezza universale, nelle religioni più diverse, da almeno 3.000 anni fa.

Queste testimonianze di vita mostrano che è perfettamente possibile vivere una vita basata sulla semplicità, non sulla complicazione. Milioni di cittadini stanno seguendo questo percorso pratico oggi, entro le loro possibilità e limiti.

Dobbiamo tener conto, allo stesso tempo, che non esiste una divisione semplice e definitiva tra “coloro che vivono l’insegnamento” e “coloro che non vivono l’insegnamento”.

La distinzione da fare è più complessa e più dinamica. Esiste tuttavia una divisione tra coloro che “si sforzano di vivere sempre più l’insegnamento, gradualmente e all’interno della loro realtà”, e quelli che “creano scuse per giustificare il fatto che non si sforzano di vivere sempre di più. insegnamento, nemmeno nei suoi mezzi ”.

Non importa, quindi, se la persona vive l’insegnamento a lungo o breve.

È importante – e questo è significativo per se stesso, non tanto per gli altri – se la capacità della persona di sperimentare l’insegnamento è in aumento o in diminuzione.

Sarebbe perfettamente corretto, quindi, dire:

“La teoria che dovrei vivere con calma e saggezza è bella e stimolante: tuttavia, in pratica, non riesco ancora ad applicarla quanto vorrei.”

E tutti dobbiamo fare questa stessa onesta ammissione, senza dubbio, ponendoci davanti l’ideale della perfezione umana insegnata dalla filosofia e dalla teosofia.

Come chiarisce Helena Blavatsky nel suo libro “La chiave della teosofia”, è vero che molti teosofi hanno difficoltà a sperimentare l’insegnamento, ma questa è una limitazione di loro e non dell’insegnamento. Gli studenti devono maturare abbastanza per capire l’importanza dell’insegnamento. La filosofia esoterica non può essere definita come falsa o semplicemente “speculativa”, solo perché tale o quali persone non sono ancora all’altezza.

La verità è che, in ogni momento, molte persone hanno sperimentato una saggezza segreta e universale. E ognuno di noi può viverlo nei suoi mezzi.

In definitiva, possiamo onestamente ammettere che, come pensiamo, noi, individualmente, nel nostro stadio attuale, non possiamo vivere questo o quell’aspetto della saggezza. Per questo, tuttavia, non è necessario definire la saggezza come qualcosa di falso e senza motivo di esistere, affermando che “in pratica non può essere sperimentato”.

Se oggi non possiamo sperimentare pienamente la saggezza, questo è umano. Ammettere il fatto è onesto. Ma la limitazione è solo individuale e non collettiva. In futuro, supereremo questo ostacolo. E anche oggi è possibile vedere altre persone che trovano facile e naturale vivere la calma e la pace della saggezza e imparare da loro.

Qualunque sia il nostro stadio di evoluzione, se esaminiamo lo strano ” senso di impossibilità ” che abbiamo all’idea di raggiungere e praticare determinati livelli di insegnamento sacro che abbiamo già distinto e compreso, ma che sembrano ancora fuori dalla nostra portata, potremmo vedere che tale sentimento sarà facilmente rimosso, il giorno in cui approfondiremo il nostro contatto diretto con il potenziale illimitato che è dentro di noi.

L’apprendimento sta superando i limiti. Gli studenti di teosofia o filosofia non dovrebbero dimenticarlo. A medio e lungo termine, i “limiti” e le “impossibilità” di apprendimento si rivelano solo creazioni illusorie di ignoranza accumulata, qualcosa che stiamo imparando a rimuovere gradualmente dal nostro essere interiore.

Mala, solo un accessorio di moda?

Il braccialetto Mala è anche chiamato braccialetto buddista o tibetano. Mala è un termine sanscrito che significa ghirlanda di perle o di meditazione. Il significato della sua traduzione deriva dal suo uso. In diverse correnti spirituali, il braccialetto Mala è utilizzato come un rosario. Ancora oggi, ci sono poche informazioni attendibili sulla storia del braccialetto Mala. Sappiamo che esiste da molti anni, gli storici stimano la sua età a oltre 3000 anni ed è stato creato in India.

Questo accessorio ancestrale è al centro della pratica buddista e indù ed è usato, tra le altre cose, come braccialetto di preghiera o meditazione.  Può essere realizzato in diversi materiali e dimensioni. È tradizionalmente realizzato con perline di legno di sandalo con molteplici sfumature di colori. Le perle possono essere fatte di pietre diverse, inoltre è dotato di una chiusura conica e un amuleto.

Questo rosario buddista ha esattamente 108 perle. Il numero 108 non è scelto a caso, è il simbolo di diversi elementi:

Ciascuna delle parti che compongono il braccialetto Mala, riserva profondi significati.

La chiusura conica del braccialetto rappresenta il vuoto. La vacuità nella tradizione buddista è l’inesistenza di tutta l’essenza. Corrisponde all’idea che tutto è privo di esistenza autonoma nelle sue funzioni.

La corda, su cui sono infilate le perle, è composta da più trecce annodate. Ogni filo ha un simbolo specifico: 

  • tre fili rappresentano i tre corpi del Buddha, il Corpo assoluto, il Corpo della gloria e il Corpo dell’emanazione;
  • cinque fili indicano le cinque saggezze o le cinque famiglie di Buddha
  • nove fili corrispondono al Buddha primordiale Vajradhara.

Assume un significato diverso, anche nel modo di usarlo. Si dice che devi far scivolare le perle verso di te. Simboleggia gli esseri che l’utente estrae dalla sofferenza e dà origine alla positività del karma.

Alla fine, quando il contatore termina con un dordje, rappresenta compassione e abilità. Quando termina con una campana, simboleggia piuttosto il vuoto e la conoscenza. Ogni Mala buddista ha quindi un suo significato.

Il braccialetto Mala è stato utilizzato fin dall’inizio dei tempi nelle correnti spirituali buddista e indù, per ottimizzare la meditazione. Deve essere tenuto con la mano sinistra. Si allunga con il pollice e l’indice, con un movimento dall’esterno verso l’interno. Ogni perla è utilizzata per contare le recitazioni dei mantra e aiutano a gestire meglio le tecniche di respirazione.

A seconda della loro natura possono intensificare la preghiera o darle un orientamento. Ad esempio, si dice che il braccialetto Mala in cristallo di rocca aiuti a trovare un oggetto, un animale o un essere umano perduto.

Il braccialetto tibetano può essere utilizzato anche per scopi non prettamente religiosi. Ad esempio nella litoterapia. Pietre e cristalli hanno una vera forza, una sottile influenza energetica su chi li indossa, portando benefici fisici o psicologici.

Quando le perle di un braccialetto Mala sono fatte di pietre, possono migliorare il benessere. Per questo, bisogna indossarli regolarmente a contatto con la pelle. Ma è importante purificarli e ricaricarli anche quotidianamente. Gli effetti ottenuti dipendono dal tipo di pietra utilizzata.

La leggenda afferma che non è la persona a scegliere il suo braccialetto Mala, ma è il Mala a scegliere il suo possessore. Non succede nulla a caso. Se un braccialetto Mala attira particolarmente, è perché soddisfa le esigenze e intenzioni.

Nella pratica della meditazione, il braccialetto Mala è diventato universale con il tempo. Permette di approfondire tutte le pratiche di meditazione siano esse buddiste o indù o di altre filosofie. Esso consente, con l’aiuto delle sue perle, di valutare il tempo di meditazione, dando valore oggettivo alla durata delle sessioni e aiuta a lavorare sulla pazienza e concentrazione. 

La pazienza e la concentrazione sono due virtù indispensabili per la meditazione. Queste sono anche importanti qualità nella vita quotidiana e nello sviluppo personale e spirituale. Il fatto di sgusciare ogni perla rende possibile la rifocalizzazione, diventando uno strumento che ricorda l’essenziale in ogni circostanza. È il simbolo del corso dei suoi percorsi interni. Suggerisce che questi percorsi possono essere incrociati all’infinito rivelando sempre nuove ricchezze. È un modo per imparare che la conoscenza di sé è illimitata e che lo sviluppo personale è l’arte di una vita.

Utilissimo nella disciplina dello Yoga, che richiede concentrazione e lasciarsi andare. È possibile sfruttare l’energia del Mala tibetano per ottimizzare la sessione. Alcuni braccialetti Mala consentono di accedere più rapidamente a uno stato di serenità interiore, favorendo benessere e relax. Aiuta a rimanere concentrato e, soprattutto, a ignorare l’ambiente; inoltre, può diventare un punto di attaccamento o radicamento.

Provate a usare il braccialetto Mala durante la meditazione allo stesso modo dei buddisti e degli indù; cioè per recitare i mantra. Con una differenza, con un mantra creato da voi stessi. Queste saranno piccole citazioni per promuovere il pensiero positivo. Esempio: “Mi apro all’abbondanza” o “Percepisco la bellezza in tutto”.

In sintesi il braccialetto Mala non è un semplice gioiello, è il centro della spiritualità buddista e indù. Tuttavia, è possibile utilizzarlo in molti modi dalla pratica della meditazione allo yoga, poiché ha anche molte virtù energetiche. E’ un concreto aiuto per lo sviluppo e il superamento di se stessi, sarebbe un peccato privarsi dei numerosi vantaggi di questo accessorio ancestrale!

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: