La Morte non esiste, è

 Intervista New York University 2017

Nel 2017 una ricercatrice della New York University mi intervistò, per la realizzazione di un documentario sulla Morte. Sono trascorsi circa due anni e alcuni concetti espressi si sono evoluti. I passi che compiamo ogni giorno ci conducono al centro di noi stessi, la vita è un continuo divenire, una continua trasformazione verso livelli più elevati di coscienza. Di pari passo la conoscenza e il sapere si evolvono, sostenuti e alimentati dai percorsi iniziatici (siano essi di natura spirituale, culturale, teosofico, rosa-crociano, massonico, etc.)  che lavorano silenziosamente dentro di noi. Così ho sentito il bisogno di parlare ancora a me stesso della Morte e, sono certo, che altre astrazioni – nel prossimo futuro – arricchiranno i miei dubbi, perché la Morte non esiste, ella o essa è.

La morte non esiste, è l’ingresso in una vita più piena. Tranne nei casi di morte violenta e improvvisa, che come una scarica elettrica emette un senso istantaneo di pericolo e distruzione, la morte è letteralmente un sonno e un oblio. Per taluni la morte è una continuazione del processo di vita con i propri interessi e tendenze, in cui la sua coscienza e il senso di consapevolezza sono gli stessi. Per gli egoisti, i criminali e quelle persone che vivono solo per gli aspetti materiali, esiste la condizione “vincolata alla terra“. I vizi, pregiudizi e tutti i loro desideri hanno forgiato con la terra un forte legame e cercano, disperatamente e con ogni mezzo possibile, di rientrare. In alcuni casi, un grande amore o la mancata realizzazione di un dovere, mantiene una condizione simile. Per altri è un ingresso immediato in una sfera di servizio e di espressione che riconosce come già vissuto. Nelle ore di sonno ha sviluppato un campo di servizio attivo e di apprendimento, ora lavora semplicemente in esso per tutte le ore, invece che per le sue solite poche ore di sonno.

La mente dell’uomo è così poco sviluppata che la paura dell’ignoto e l’attaccamento alla forma hanno portato a una situazione in cui, uno degli eventi più benefici nel ciclo di vita (non solo per un Figlio di Dio incarnato) è considerato come qualcosa da evitare e rimandare il più tardi possibile. La morte, se solo potessimo rendercene conto, è una delle nostre attività più praticate. Siamo morti molte volte e moriremo ancora e ancora. La morte è essenzialmente una questione di coscienza. Siamo consapevoli di un momento sul piano fisico e un attimo dopo ci siamo ritirati su un altro piano e siamo attivamente coscienti lì. Fino a quando la nostra coscienza sarà identificata con l’aspetto della forma, la morte ci riserverà il suo antico terrore. Solo quando saremo capaci di focalizzare la nostra coscienza e il senso di consapevolezza in qualsiasi forma, o piano non conosceremo più la morte.

Gli uomini tendono a dimenticare che ogni notte, nelle ore del sonno, si muore sul piano fisico e si vive altrove, su altri piani. Dimenticano che sanno già lasciare il corpo fisico con facilità, quando, ad esempio, perdono i sensi o svengono; purtroppo non si riesce a ricordare di esser svenuti e del successivo intervallo di vita attiva, non si riesce a mettere in relazione morte e sonno. Il processo del sonno quotidiano e il processo del morire ordinario sono identici, con l’unica differenza che nel sonno il filo magnetico o la corrente energetica lungo la quale la forza vitale scorre è intatta e costituisce la via del ritorno al corpo. Nella morte, questo filo conduttore è spezzato, quando ciò accade l’entità cosciente non può ritornare al corpo fisico denso e, quel corpo, privo del principio di coerenza, si disintegra.

I giovani dimenticano, e giustamente dimenticano, l’inevitabilità di quel definitivo distacco simbolico che chiamiamo Morte. Quando la vita ha fatto la sua parte e l’età ha preso il suo tributo l’uomo, stanco e stanco del mondo, non ha paura del processo di distacco e cerca di non aggrapparsi a ciò che prima era desiderato. Accoglie la morte rinunciando con naturalezza a ciò che prima aveva assorbito la sua attenzione. 

La coscienza umana comprende la morte con il dolore e l’associa alla perdita solo perché s’identifica con la forma e non con la coscienza dell’anima. Nel momento in cui l’uomo si riconoscerà con l’anima, e non con la sua forma, comprenderà la Legge del Sacrificio.  Naturalmente sceglierà di morire ma senza dolore e nessuna cognizione della morte intesa come fine di tutto.

L’intento è che l’uomo muoia, come ogni uomo deve morire su richiesta della propria anima. Quando l’uomo ha raggiunto uno stato superiore nell’evoluzione, con la deliberazione e la scelta del tempo, si ritirerà coscientemente dal suo corpo fisico. Rimarrà silente e vuota dell’anima, priva di luce, eppure sana e integra, si disintegrerà, sotto il processo naturale e i suoi atomi costituenti ritorneranno nell’unità d’attesa finché non saranno nuovamente richiesti per incarnarsi. Ancora una volta, sul lato soggettivo della vita, il processo si ripete, ma molti hanno già imparato a ritirarsi dal corpo astrale senza essere soggetti a quell’impatto nella nebbia, che è il modo simbolico di descrive la morte dell’uomo sul piano astrale, poi si ritira al livello mentale.

La morte è presente sul pianeta sin dalla stessa notte del tempo stesso, le forme sono venute e se ne sono andate, la morte ha sopraffatto piante e alberi, animali e le forme di esseri umani per incalcolabili anni. Eppure il nostro pianeta non è un ossario, come potrebbe benissimo essere di fronte a questo fatto, ma è ancora bella e intatta dall’uomo. I processi di morte e la dissoluzione delle forme, procede in ogni momento senza produrre contaminazione o deturpazione della superficie terrestre. I risultati della dissoluzione hanno un effetto magnifico, riflettete su questa magnifica attività e sulla bellezza del piano divino di morte e scomparsa.

Il ciclo in cui viviamo ora ha visto la più grande distruzione di forme umane nell’intera storia del nostro pianeta. Non c’è stata distruzione di esseri umani. Vorrei soffermarmi su questa asserzione. A causa di questa distruzione totale, l’umanità ha fatto un rapido avanzamento verso un atteggiamento più sereno in connessione con la morte. Questo non è ancora chiaro ma, tra qualche anno, il nuovo atteggiamento inizierà a essere segnato e la paura della morte comincerà a spegnersi. Il mondo sarà anche in gran parte dovuto all’aumentata sensibilità dell’apparato di risposta umana, che porterà a un rivolgimento interiore un nuovo orientamento della mente umana, con risultati imprevedibili.

La morte libera la vita individualizzata in un’esistenza meno angusta e confinata e, alla fine, quando il processo della morte è stato applicato nella vita dell’universalità, questo è un punto d’inesprimibile felicità. Il peccato dell’omicidio, in realtà, è basato sul fatto che interferisce con lo scopo dell’anima e non sull’uccisione di un particolare corpo fisico umano. La morte appare spesso così priva di scopo, questo perché l’intenzione dell’anima non è nota. Lo sviluppo del passato, attraverso il processo d’incarnazione, rimane una questione nascosta. Le antiche eredità e gli ambienti sono ignorati e il riconoscimento della voce dell’anima non è generalmente sviluppato. Queste sono le questioni, tuttavia, che sono sul vero e proprio limite del riconoscimento.

La morte per l’uomo pensante medio è un punto di crisi catastrofica. E’ la cessazione e la fine di tutto ciò che è stato amato, di ciò che è familiare e desiderabile. E’ un’entrata precipitosa nell’ignoto, nell’incertezza, e brusca conclusione di tutti i piani e progetti. Non importa quanta vera fede nei valori spirituali possa essere presente, non importa quanto sia chiara la razionalizzazione della mente possa essere un’immortalità annessa, non importa quanto siano conclusive le prove della persistenza e dell’eternità. Rimane ancora un interrogatorio, un riconoscimento della possibilità di completa finalità e negazione e fine di ogni attività, pensieri, emozioni, desideri, aspirazioni e intenzioni che si concentrano attorno al nucleo centrale dell’essere umano.

La morte è, di per sé, un’opera di risurrezione, dovremo imparare a considerare la morte come un atto di restituzione. Quando ci riusciremo, assumerà una nuova luce e diventerà parte integrante, riconosciuto e desiderato, di un processo di vita costante. Qual è, dunque, il compito principale dei gruppi di guarigione? è preparare gli esseri umani a considerare come aspetto riparatore la morte e, quindi, dare a quel nemico finora temuto dell’umanità, un significato nuovo e più felice. Se si lavorasse su queste linee di pensiero, i temi della morte si ripeterebbero costantemente con un nuovo atteggiamento nei confronti del morire.

I gruppi di guarigione devono prepararsi ad affrontare questa condizione fondamentale per tutti i viventi e una parte importante del loro lavoro sarà la spiegazione del principio della morte.  L’anima deve tornare da colui che l’ha data. Non come una restituzione forzata e temuta, che genera paura e porta ovunque uomini e donne a reclamare la guarigione fisica del corpo, enfatizzando il prolungamento dell’esistenza terrena come il fattore più importante nelle loro vite.

Questi atteggiamenti sbagliati devono finire. La morte diventerà un processo normale e comprensibile, normale come il processo di nascita, sebbene evochi meno dolore e paura.

Le parole: terra alla terra e polvere in polvere, così familiari nei rituali di sepoltura dell’Occidente, si riferiscono a questo atto di restituzione e connotano il ritorno degli elementi del corpo fisico al serbatoio originale della materia e, della sostanza della forma vitale per il serbatoio eterico generale.

Le parole: lo spirito ritornerà al Dio che l’ha dato, sono un riferimento distorto all’assorbimento dell’anima da parte dell’anima universale. I rituali ordinari, tuttavia, non riescono a enfatizzarlo è quell’anima individualizzata, in procinto di riassorbimento, che istituisce e ordina mediante un atto della volontà spirituale, quella restituzione.

L’arte del morire, è qualcosa che tutti gli uomini dovrebbero apprendere, sia se seriamente malati e sia se godono di buona salute, attraverso il pensiero corretto e la sana attesa. La riluttanza ad affrontarlo con comprensione, sono dovute all’enfasi che si pone sul corpo fisico e la facilità con cui s’identificano con esso, dettato anche sul senso iniziale di solitudine che si prova sulla perdita di un familiare.

Eppure la solitudine che si manifesta dopo la morte, quando l’uomo si ritrova senza un veicolo fisico, non è nulla rispetto alla solitudine della nascita. Alla nascita, l’anima si trova in un ambiente nuovo. Immersa in un corpo che è in un primo momento del tutto incompetente a prendersi cura di sé, o di stabilire un contatto intelligente con le condizioni circostanti per un lungo periodo di tempo. L’uomo entra in incarnazione senza alcun ricordo sull’identità o il significato. Questa solitudine scompare gradualmente man mano che fa i suoi contatti con la sua personalità. Scopre coloro che sono congeniali a lui e, alla fine, si raduna attorno a lui quelli che chiama i suoi amici. Dopo la morte non è così, perché l’uomo trova dall’altra parte del velo quelli che conosce e che sono stati collegati con lui nella vita del piano fisico e non è mai solo. E’, anche, consapevole di coloro che sono ancora nei corpi fisici. Può vederli, può sintonizzarsi sulle loro emozioni e sul loro pensiero, perché il cervello fisico, essendo non-esistente, non agisce più come deterrente. Se la gente sapesse, la nascita sarebbe l’esperienza che temerebbero e non la morte, poiché la nascita segreta l’anima nella vera prigione e la morte fisica è il primo passo verso la liberazione.

Felice vita

Francesco Garruba DK

Bibliografia: Trattato sulla magia bianca – Psicologia esoterica – Guarigione esoterica – Discepolato nella New Age

Taciti dualismi dirompenti.

angelo-demone

Noi uomini manifestiamo sempre le nostre paure, visualizzando demoni, perché è nella nostra natura osservare senza comprendere noi stessi. E’ un viaggio senza tempo, senza meta, nell’oscurità della luce dove il dualismo e i sensi non mi appartengono.

Tutto è ovattato e vibrante.

Micro e macro cosmo uniti.  Il divino è uomo, l’uomo è divino. Le mani bruciano, rastrellano energia e dai vita,  e trasformi l’odio in amore.

Arrivano i demoni, ti allietano, ti assecondano, ti osannano, assapori potere, vendetta, gloria.

Visualizzi ratti, fiere immonde. Uccidi, annienta, distruggi, odia.

No

Nel silenzio vuoto e sordo. Io sono un figlio di Dio. Io sono  Luce. Io sono amore.

Ratti come conigli, fiere come orsi.

Demoni emanano amore, gloria, forza, luce.

I sensi si ridestano e l’equilibrio del dualismo bilancia la mia carne.

L’incenso si è esaurito, la candela si spegne, le porte si chiudono.

Tutto tace. Tranne i pensieri che elemosinano risposte già consce, ma non rivelate.

Trastulli il tempo scorrendo pagine di libri di vite trascorse. Studi, tesi, dissertazioni,  teorie di filosofi e dotti. Preghiere, riti, rituali, evocazioni, invocazioni spiriti, angeli e demoni. Gerarchie e ordinamenti come eserciti schiarati per guerre e battaglie.

Uomo, Uomo, nulla è umanamente concepito se non divinamente creato.

Drakonero

Sia fatta la mia volontà

Sia-fatta-la-mia-volonta

C’è un’energia creatrice nell’uomo la Volontà.  Essa è la vera forza motrice di tutto l’universo e si manifesta con la stessa intensità a prescindere dal piano in cui si genera.

Di origine divina o umana è imprescindibile nella magia. Senza volontà l’umana umanità non si evolverebbe e Dio non si manifesterebbe.

® Riproduzione consentita con citazione della fonte.

Rito d’iniziazione.

Freimaurer_Initiation

 

Il rito d’iniziazione è ricorrente nella cultura letteraria ed esoterica.  E’ un complesso di pratiche e cerimonie attraverso le quali un individuo passa da una condizione a un’altra, o assume particolari poteri e privilegi. Circoncisione‎, avulsione degli incisivi, scarificazione, battesimo, Pidyon haben, punciuta, etc. sono rituali iniziatici che decretano la nuova condizione. Ed è assistendo a un’iniziazione che mi sono chiesto: è davvero il Divino che scende sull’iniziato o solo condizionamento?

Nelle sette, le tecniche di suggestione sono fondamentali nel reclutare nuovi adepti.  La manipolazione psic
ologica non ricorre quasi mai a metodi costrittivi in forma esplicita. I responsabili delle associazioni o sette, individuano le debolezze delle persone e offrono possibilità allettanti per risolvere i loro problemi.  Nei neo-adepti risalta sempre la sensazione di aver trovato finalmente una guida che ha poteri e conoscenze singolari e che li potrà aiutare a risolvere i problemi, siano essi di natura esistenziale, psicologico e materiale.

In massoneria non s’individuano le debolezze, ma si scandagliano le potenziali virtù del neofito e gli sarà indicata la via del Conosci te stesso. Ciò gli permetterà di ridestare – se non di scoprire – i processi assopiti d’introspezione e assimilazione interiore.  Un’educazione alla meditazione che, rimosso il velo delle superstizioni e dogmi religiosi, permette di vedere in profondità e insegna a vivere in armonia con se stessi e gli altri, fuori e dentro il Tempio. E’ come se si aprisse una strada che porta l’attenzione dalla mente al cuore, toccando l’anima e lo spirito.

Tornando alla mia domanda,  ho compreso che non è il Divino a scendere sull’iniziato, ma è l’iniziato che sale verso il divino, perché Egli è già in noi.  Il rito d’iniziazione è solo un momento, di morte e rinascita, che ti pone davanti alla scritta del Tempio: Conosci te stesso.  Solo attraversando il Tempio, lungo la via verso la Verità, conoscerai te stesso e potrai vedere con occhi divini ciò che l’uomo, il profano, non vede.

® Riproduzione consentita con citazione della fonte.

Louis-Claude de Saint-Martin

“I poteri divini dell’Azione vivente in noi, tendono niente meno che ad aprire il nostro centro interiore della nostra anima a tutti i “fratelli” passati, presenti e futuri, per stringere, tutti insieme, il Patto col Divino, e finalmente schiuderci tutti i tesori spirituali e naturali sparsi in ogni regione; e restituirci, per così dire, l’Azione delle cose. In questo mondo ci sono tanti uomini senza intelligenza, proprio perché ce n’è sono pochi che lavorano a diventare realmente capaci d’Azione. Con l’irrompere dello Spirito Universale in noi, e con lo slancio del nostro Spirito, che possiamo arrivare ad essere capaci d’Azione. Con questo slancio abbandoniamo ogni principio dei gusci, quelli che ci permettono di manifestare le sue proprietà, slancio che opera in noi quello che il ‘soffio’ opera negli animali, o quello che l’aria opera nella natura.”

Louis-Claude de Saint-Martinmichelangelo_adao

Spinoza e Dio

spinoza-cropped

La concezione di Dio come ordine geometrico dell’universo mette Spinoza in antitesi a ogni forma di finalismo. Secondo Spinoza ammettere l’esistenza di cause finali è un pregiudizio dovuto alla costituzione dell’intelletto umano. Gli uomini ritengo tutti di agire
in vista di un fine, cioè di un vantaggio o di un bene che desiderano conseguire. E poiché trovano a loro disposizione un certo numero di mezzi per conseguire i loro fini (per esempio, gli occhi per vedere, il sole per illuminare, le erbe e gli animali per nutrirsi ecc.) sono portati a considerare le cose naturali come mezzi per il raggiungimento dei loro fini. E poiché sanno che questi mezzi non sono stati da loro stessi prodotti, credono che siano stati preparati per loro uso da Dio. Nasce così il pregiudizio che la divinità produca e
governi le cose per l’uso degli uomini, per legare gli uomini a sé e per essere onorata da essi. Ma, dall’altro lato, gli uomini osservano che la natura offre loro non solo agevolezze e comodità, ma anche disagi e svantaggi di ogni genere (malattie, terremoti, intemperie ecc), e credono allora che questi malanni derivano dallo sdegno della divinità per le loro mancanze nei suoi riguardi. Da tali pregiudizi ci si può liberare solo con la matematica che ha mostrato agli uomini la visione antifinalistica delle cose.

® Riproduzione consentita con citazione della fonte.

Cagliostro

“Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo, al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza e se mi immergo neImage27l mio pensiero rifacendo il corso degli anni, se proietto il mio spirito verso un modo di vivere lontano da colui che voi percepite, io divento colui che desidero. Partecipando coscientemente all’essere assoluto, regolo la mia azione secondo il meglio che mi circonda. Il mio nome è quello della mia funzione e io lo scelgo, così come scelgo la mia funzione, perché sono libero; il mio Paese è quello dove fermo momentaneamente i miei passi. Mettete la data di ieri, se volete o riuscendovi, quella di domani o degli anni passati, per l’orgoglio illusorio di una grandezza che non sarà forse mai la vostra”.

“Io sono colui che è”

Chiave d’oro

Io sono una scintilla che muta nella continua ricerca della luce divina la verità è ciò che tu uomo costruisci dentro di te nella ricerca della scintilla seguire un maestro per seguire sue impronte può farti vedere quale sia la soglia della tua via imparare i suoi modi può farti comprendere la sua esperienza in vita terrena ritrova le tue parole fratello hai imprigionato la tua essenza la tua scintilla demoni ti incatenano nella dualità umana non svelare la via di un uomo non è forza divina ogni anima ha tracciato suo percorso accetta e scopri la causa che opera fa si che l’uomo sia maestro assimila e trasmetti ai figli loro ti hanno scelto maestro fratello scopri e indica la via ai tuoi figli questa è forza nelle tue mani ripongo la chiave d’oro che muove ogni cosa che schiude ogni maestro a se stesso

® Riproduzione consentita con citazione della fonte.

 

A--CHIAVE-D-ORO

Io sono. Il lungo cammino breve dell’apprendista.

La ricerca continua del sé.  I perché sterili della vita. Il sapore della conoscenza. La ricerca di Dio, Verità o Luce. Tante cagioni sobillano l’uomo a inebriarsi di speculazioni filosofiche e a imboccare percorsi di vita e spirituali, nella vana ricerca della pietra filosofale.

Medianità e intuizione, angeli e demoni, simboli e rituali, tutti dipesi per compiacere la propria setedi curiosità e occultando a se stessi  l’ego, smania e cupidigia con umiltà, tolleranza e temperanza si perdura alla ricerca delle vibrazioni armoniche che governano il macro e micro cosmo.

Ma l’uomo non può scoprirsi divino, perché incapace di giudicare se stesso, di ascoltare se stesso e nessuna opera può compiersi sull’umana umanità, se prima non scopre le proprie debolezze, i suoi limiti.

I fardelli della dualità, del quaternario, del tutto, del nulla e dell’uno. Rigurgiti di parole legate all’assenza magica della parola, artificiosità di rituali, disordine e disattenzione. Sensi ridotti a mere membrane ottuse che non trasmettono emozioni aminiche né spirituali, perché esaltati dall’umiltà adultera. Siamo ciechi, sordi, muti e senza tatto e nessuna divinità si illuminerà ai propri occhi se non sapremo dove guardare, cosa ascoltare, cosa proferire e sfiorare.

Io sono colui che è,  e che è tornato in vita e che morto in vita e scrive con il sangue per vivere in eterno negli occhi e nella mente di chi legge e ascolta con lo spirito e l’anima.

Taci or dunque e appagati del mio verbo, uomo.

La conoscenza non è prodotto di stremi cerebrali, deriva da una rivelazione di dio, che vuole essere riconosciuto dai suoi. Non può essere raggiunta attraverso la riflessione filosofica. Si compie in una trasmutazione dell’uomo, inondato di una forza trascendente che si unisce alla scintilla divina assopita in lui e che lo porta alla vera vita.

E l’uomo ribatté.

Rinchiuso nella materia che hai plasmato, ho domato il piombo che mi osteggiava e liberato l’anima  affinché  trovassi lo spirito, l’essenza  divina.

Io sono colui che è, io sono parte di dio, io sono dio. Io mi riconosco e mi elevo. La conoscenza è l’uomo che ritrova in sé, se stesso: io sono.

® Riproduzione consentita con citazione della fonte.

deserto

Maestro indiano

Una debole luce avverto è la luce della saggezza della conoscenza vorrei fosse una fiamma, ma la via da intraprendere è densa di paura e irta di difficoltà.images

Io sono la luce la luce porterò dove il riflesso dell’arcobaleno muore dove la fine e il principio si baciano dove l’eterno e il nulla si incontrano quando la luce è fioca nel nostro cuore basta poco per spegnere l’amore che arde nella luce divina si nasce nella luce per poi passare attraverso l’amore verso il sospiro divino uomo non hai coraggio di lasciare il proprio essere immondo cercherai sempre una ragione della vita tu cerchi luce verità dell’essenza divina ma quale verità già tu la conosci tu sai che l’essenza della vita è amore tu sei uomo di luce la luce è stillata nella tua vita umana la conoscenza è vedere con gli occhi di un bambino la saggezza non incontrare l’ego nella vita rimani congiunto nella tua umiltà di vita cerchi verità non dimenticare che l’amore è vita è luce è verità  che inebria la natura di dio egli creò solo con la combinazione di energia e di vibrazioni primordiali io non esisto senza energia luce e vibrazione collega un filo al giradischi produce musica piccole vibrazioni energetiche la musica è arte gloria di dio ama e brucia energia ma ascolta il silenzio assenza di vibrazione amore è lo strumento che permette di vivere di passare da uno stato all’altro è ciò che respiri che tocchi che ti permette di gridare la vita al cielo io non so se mai riuscirò ad amare come ci ama dio ma esso è eterno vicino è lontano nel tempo nessun libro può spiegare ciò che è dentro di noi apri te stesso al volere di dio all’amore la conoscenza è un dono divino essa è il riconoscimento agli uomini di buona volontà che cercano con la loro energia di aiutare il prossimo se stesso osserva il moto perpetuo delle onde a primavera il vento le lascia rincorrere e s’infrangono come baci di fanciulli innocenti non osservi il sole sorgere né la luna risorgere e nel ciclo vitale eterno cerchi risposte uomo vestito nudo del suo ego umile cerca umiltà vedrai cadere stelle comete di solitudine passi io sono qui che cerco di darti forza e luce ma tu sei già luce e respiro divino osserva il cammino del sole tutto tace nell’universo eterno respiro io cerco di lasciare il cammino e tu cerchi risposte io ti darò  energia per superare difficoltà adesso lascia che ti spiego cosa senti nella durezza del cuore vedrai andare via paure e perdizioni la conoscenza del percorso divino del sé uomo non credere che percorso sia facile né tanto meno chiaro ma cerca dentro di te maestro con umiltà
e saggezza

® Riproduzione consentita con citazione della fonte.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: