Il bambino divino

Maggio del 1972, avevo quattro anni quando i miei genitori mi comprarono Pinocchio. Era la mia fiaba preferita. Mio padre me la leggeva il pomeriggio, o la sera, ogni qualvolta che la volevo sentire e interpretava le voci dei personaggi, specie quella di Pinocchio. E un po’ intimorito  da quella voce, papà la utilizzava per farmi fare il bravo bambino. Così il mio capriccio si spegneva al sentir “Francesco sono Pinocchio, mangia tutto” oppure “…smettila che adesso arrivo”.

Sono cresciuto felicemente con Pinocchio sono stato più volte a Collodi, il paese di Pinocchio,  e ho trasmesso un po’ la passione ai miei figli. 

In età matura ho approfondito la fiaba scoprendo il valore esoterico del racconto.

Ma non voglio disquisire sulla storia esoterica di Pinocchio – che ho postato sui social tempo fa insieme anche a quella di Cappuccetto Rosso – ma vorrei soffermarmi sulle emozioni che una vecchia foto mi ha fatto rivivere.

Oggi la moderna tecnologia ci permette di avere un’infinità di scatti fotografici. Alcuni di noi stampano fotolibri, altri li pubblicano sui social e altri sono ben conservati negli hard-disck sempre più capienti.

Facebook ogni tanto ripubblica le foto, i post degli anni passati e una leggera emozione ci prende nel rivederla.

Un tempo le pellicole a bianco e nero o a colori delle macchine fotografiche fermavono lo scatto e non sapevi mai, se non a stampa effettuata, se eri venuto bene o male, e i selfie? Pochi di noi avevavo la macchina con il timer per lo scatto ritardato e ancor meno ho visto persone che si flashavano il viso per una foto.

Torniamo a quell’emozione leggera che viviamo quando facebook ci ripropone una fotografia postata qualche anno fa. Chiudiamo gli occhi e riviviamo il momento in cui è stata scattata l’istantanea. Rivediamo i volti, i legami con quelle persone, il posto dov’eravamo, cosa ci ha portato ad esser lì. Sentiamo i rumori, i profumi, gli odori. Osserviamo la nostra vita passata con gli occhi di ora. Cosa avremo dovuto o potuto fare? Eravamo davvero felici? Era un amore vero? Una storiella da ricordare nel profondo del nostro cuore? o da dimenticare. Che cosa sognavamo, quali erano i nostri progetti, i nostri obiettivi.

Respiriamo profondamente e soffermiaci su ciò che abbiamo fatto da quello scatto ad ora, si fino a questo momento. Siamo cambiati, in meglio? Abbiamo realizzato almeno un sogno o un progetto che portavamo in testa o nel cuore d’allora? C’è qualcosa che abbiamo lasciato in sospeso?

Sono queste le domande che mi sono posto vedendo questa vecchia foto. Ho rivisto i miei errori (?) i miei successi (?) no la mia vita, fatte di scelte non sempre consapevoli dei miei veri bisogni dell’anima, ma mi hanno portato a trasformare il burattino in un bambino.

Quel bambino interiore, quella parte di Sè autentico, creativo, spontaneo che spesso è sacrificato e abbandonato. Custode di emozioni, sentimenti, percezioni, sensazioni vissute  con il pimo incontro con il mondo, protetti dai genitori o chi per loro.

Un luogo di bisogni e desideri, di creatività e di fantasia, di una tensione verso il vissuto passato mediato dal confronto con il presente. Carl Jung ha chiamato il “Bambino Divino” che è l’essenza di chi siamo veramente.

Oggi quel bambino con la voce di mio padre mi ha parlato ancora una volta per dirmi solo che l’Amore è ciò che conta nella vita.

Energia e spiritualità

La scienza moderna ha dimostrato in modo convincente che l’energia è il modo di esistenza della materia. La materia densa è materia, la materia sottile è energia. Alcune energie sono ben note alle persone e da loro utilizzate, ad esempio termiche, elettriche, luminose, meccaniche, atomiche. Ci sono energie che conosciamo, ma non possiamo usare negli affari (interazione gravitazionale, debole). Ci sono anche energie sconosciute alla scienza. C’è un oceano di energia intorno a noi e anche i nostri corpi fanno parte dell’oceano, che è più denso. Alcune energie sono percepite dal sentimento umano, altre no. La regione dell’oceano energetico, che è al di là della percezione fisica, può essere definita spirituale, e a molti sembra che non ci sia più nulla di là dei suoi confini.

Le persone che limitano la spiritualità all’energia inevitabilmente riducono a essa tutti i fenomeni della vita, vedono in essa l’inizio e la fine dell’essere e, così, affermano il materialismo camuffato dalla spiritualità energetica.

Tutta la pratica occulta e la metafisica secolare fanno appello specificamente alla spiritualità energetica, la esplorano e, inoltre, non senza successo e sulla sua base spiegano l’esistenza del mondo e dell’uomo. 

Un tale concetto di esistenza mondiale esclude il Dio immateriale, non energetico e, per spiegare la fonte e la forza trainante del processo mondiale, attinge al concetto della mente del mondo, che è abbastanza conveniente per gli spiriti del male e loro leader, perché svolgono le loro attività nel campo energetico mondiale. Poiché la mente è energica, in questo modo “Satana” viene messo al posto di “Dio”.

L’esperienza spirituale dell’umanità testimonia incondizionatamente l’esistenza di piani spirituali dell’essere, di là di quelli energetici.

L’area della spiritualità extra-energetica e, quindi, extra-materiale è così vasta, così maestosa e incomprensibile che una persona somatica può solo immaginarla. 

Sembra un paese lontano e sconosciuto, di cui sappiamo solo che è bello, che gli abitanti sono belli e, ad alcune persone, viene talvolta data da Dio una visione di questi stati celesti, che non possono essere descritti nelle immagini terrene.

Non esiste un confine chiaro tra i piani energetici e non energetici dell’essere. Il concetto stesso di confine perde di significato se si tiene conto che i piani dell’essere non sono lo spazio e non sono luoghi specifici, ma stati che differiscono nel corso del tempo soggettivo e nella percezione dello spazio soggettivo; nonché, altre caratteristiche di un ordine non fisico che è inaccessibile alla comprensione umana. 

I piani dell’essere formano un continuum (sequenza continua di stati) che si estende dalla materia super-densa al piano dell’Assoluto. Quando alcune aree specifiche sono indicate su questo continuum, qualche creatura ha la capacità di sentire la sua presenza in queste aree. 

I maestri spirituali dell’antico Oriente compresero appieno il formidabile pericolo dello sviluppo indipendente delle energie psichiche umane, dell’apertura dei chakra e, soprattutto, del Muladhara inferiore, che mantiene in forma latente l’energia sessuale generica. 

L’emancipazione di questa energia, chiamata in Oriente Kundalini shakti (potere del serpente), sblocca il naturale, dato dalla natura (significato da Dio), la protezione della percezione dell’infra-astrale, permette di separare il corpo e l’anima durante la vita, e spalanca le porte di un essere umano per l’ingresso di spiriti maligni in esso. 

Il problema è che è quasi impossibile chiudere queste porte e una persona cade completamente sotto il potere dei demoni. 

Quando si rende conto dell’orrore di quello che è successo, è già impossibile cambiare qualcosa; la morte è inevitabile. Ecco perché le antiche istruzioni spirituali serie proibivano categoricamente la pratica di yoga superiori senza purificazione fisica e spirituale a lungo termine e senza la guida di un insegnante. 

Facciamo riferimento, ad esempio, al noto sistema yoga in otto fasi di Patanjali. Va notato che nell’antichità esistevano anche numerose pratiche magiche di tipo satanico che, speculando sulla possibilità di raggiungere capacità soprannaturali, tentavano proprio le persone sulla via dello sviluppo delle energie psichiche, attraverso l’apertura dei chakra, per le quali sono stati inventati centinaia di metodi.

La magia moderna e l’occulto hanno abbandonato del tutto tutte le restrizioni. Non parlano dei pericoli, ma li nascondono accuratamente. Ma pubblicizzano abilmente le straordinarie opportunità che si aprono a una persona. Le opportunità si aprono, ma il fatto è che il formaggio gratis è solo in una trappola per topi. 

Qui la retribuzione non è annunciata in anticipo, ma in realtà è inevitabile. Il prezzo dei “piaceri” è un tormento infernale.

Le persone che non credono nell’aldilà non credono nemmeno nel tormento, ma l’ingenuità non esime dalla responsabilità.

Cristo ha chiamato l’inferno – inferno di fuoco, come immagine di un luogo puzzolente, disgustoso e sudicio. Il cristianesimo non ha iniziato ad ampliare i dettagli dei piani di esistenza, poiché esiste un solo piano che è veramente colmo di grazia per l’uomo: il Regno di Dio. Il suo proprietario è Cristo. Detiene le chiavi di questo regno e deve essere avvicinato per un passaggio. Ci ha dato speranza e fiducia, dicendo: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto; Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto».

Shiva, simbologia

Introduzione


Poche rappresentazioni della Divinità risultano complesse e ricche di significati come quella di Shiva; tale figura ha origini antichissime e nel corso del tempo ha assunto valori e sembianze diverse, incarnando valenze e significati talvolta in netta contraddizione tra di loro. Si tratta di una deità molto importante all’interno dell’Induismo, e anche molto discussa, dal momento che le varie scuole di pensiero induiste non concordano sulla sua natura, sulla sua grandezza o sul suo potere.
Cenni Storici.
Shiva è una delle più antiche divinità pre­vediche, e le sue origini sono da ricercarsi negli inni dei Veda, i testi sacri induisti più antichi, all’interno dei quali compare inizialmente con il nome di Rudra, il fiammeggiante. Rudra, il deva della tempesta, viene normalmente raffigurato come una divinità feroce e distruttiva i cui terribili dardi causano morte e malattie agli uomini e alle bestie. Rudra è attualmente uno dei nomi di Shiva; lo stesso accade per un altro epiteto, Kapardin (con la capigliatura intrecciata a spirale come quella di una conchiglia). Per quanto riguarda l’etimologia del nome Śhiva, si suppone che il suffisso “Śiv” derivi dal sanscrito “Śi”, che significa auspicio; oppure potrebbe derivare da “Civappu”, che in lingua Tamil significa rosso. L’Atharva Veda fa riferimento ad altri nomi della stessa divinità, alcuni dei quali vengono addirittura citati in gruppo; in uno di questi passaggi abbiamo infatti citati Bhava, Sarva, Rudra e Pashupati tutti insieme. Alcuni di questi erano i nomi con i quali veniva venerata la stessa divinità in differenti località dell’India settentrionale; è certamente stato così, almeno per il periodo più vicino a noi, poiché nelle ultime opere del periodo Brahmana è scritto che il nome Sarva era diffuso dal popolo dell’India orientale, mentre le popolazioni a occidente utilizzavano il nome di Bhava. È anche degno di nota il fatto che la stessa opera, composta al tempo in cui la Trimurti non era ancora stata riconosciuta, si sia cercato di identificare lo Śiva dai molti nomi con Agni, il deva del fuoco, e che in uno dei passaggi del Mahabharata i Brahmini affermino che Agni è Śiva. Sin dal periodo medievale, Śhiva divenne la divinità principale di una corrente religiosa dell’induismo che divenne una religione a sé stante, lo Śivaismo. In periodo tardo medioevale, venne incluso nella tradizione maggioritaria e dominante della religiosità indiana, divenendo un aspetto del Divino facente parte della Trimurti.
Simbologia
Come per qualsiasi altra figura del pantheon induista, ogni elemento della simbologia di Śiva ha un profondo significato allegorico.


Attributi corporei

Il tridente di Śhiva, simbolo del tempo.tra le sopracciglia possiede il terzo occhio, l’occhio della saggezza e dell’onniscienza in grado di vedere al di là della semplice manifestazione. Questo attributo è associato alla ghiandola pineale e alla dirompente e indomata energia di Śiva che distrugge il male ed i peccati; sulla fronte porta un crescente di luna, raffigurante la luna del quinto giorno (panchami), gioiello apparso dalla zangolatura dell’oceano. Esso si trova vicino al terzo occhio e rappresenta il potere del Soma, l’offerta sacrificale, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione. La luna è anche simbolo della misurazione del tempo; il crescente dunque simboleggia il controllo di Śiva sul tempo. sulla fronte (così come in altre parti del corpo) porta tre linee orizzontali di Vibhuti, cenere sacra, che rappresentano l’essenza dell’Atman, il vero Sé che rimane intoccato dalle mala (impurità dovute a ignoranza, ego e azione) e dalle vasana (attrazioni e repulsioni, condizionamenti, attaccamento al corpo, al mondo, alla fama, ai piaceri mondani, ecc.), le quali sono state distrutte nel fuoco della conoscenza. Di conseguenza la Vibhuti è venerata come una forma di Śiva molto importante, che indica l’immortalità dell’anima con cui si manifesta la gloria del Signore; dalla sua testa sprizza uno zampillo d’acqua, che è il Gange, il più sacro di tutti i fiumi sacri. Śhiva (consapevole che il Gange, nella sua potenza, avrebbe distrutto la Terra) permise solo ad una piccola parte del grande fiume di zampillare dalla sua testa, per attraversare la Terra e portare acqua purificatrice agli esseri umani. L’acqua che scorre è inoltre uno dei cinque elementi che compongono l’universo grossolano e da cui nasce la terra. Il fiume è anche simbolo di prosperità, uno degli aspetti creativi di Śhiva; possiede dei capelli arruffati (Juta Jata), il cui fluire identifica Śiva con il signore del vento (Vayu), che vive in forma sottile come respiro, presente in tutti gli esseri viventi. Śhiva è dunque il respiro vitale di ogni creatura. Porta intorno al collo un cobra. Śiva è situato al di là dei poteri della morte ed è spesso l’unico supporto nei momenti di estrema sofferenza; egli ingoiò il terribile veleno Halahala (o Kala Kuta) per evitare che lo stesso contaminasse l’universo. Si dice che Parvati, per evitare che il marito si avvelenasse, gli legò un cobra attorno al collo; ciò trattenne il veleno nella sua gola, che divenne blu. Il cobra mortale rappresenta l’aspetto di vincitore della morte che Śiva conquistò in questo modo. Il cobra rappresenta anche l’energia dormiente, chiamata Kundalini, il potere del serpente; il suo corpo è cosparso di ceneri funerarie (bhasma), che simboleggiano – oltre alla purezza e la distruzione del falso – la filosofia della vita e della morte, indicando il fatto che nella morte vi sia la realtà ultima della vita; ai polsi porta degli anelli di Rudraksha, che si ritiene abbiano proprietà mediche; è vestito con: una pelle di tigre, che simboleggia l’ego e la lussuria da lui uccisi. La tigre è inoltre veicolo di Śhakti, la dea dell’energia e del potere. Śiva indossa la pelle di tigre (o, a seconda delle raffigurazioni, vi siede sopra) per indicare la sua vittoria e il stato di trascendenza verso qualunque tipo di potere o energia, in quanto egli è il Signore e la radice di Śakti (v. paragrafo Śiva ­ Śhakti); una pelle di elefante: l’elefante in questo caso rappresenta l’orgoglio; Śiva, indossando la sua pelle, simboleggia il fatto che ha vinto e conquistato l’orgoglio; una pelle di cervo: il cervo rappresenta il moto frenetico e incessante della mente, e Śiva indossa la sua pelle per indicare che egli ha controllato perfettamente la mente; in una mano regge il Tridente a tre punte, detto Trishula, un simbolo che può avere varie interpretazioni: le tre funzioni della Trimurti: creazione, preservazione e distruzione. Il tridente nella mano di Śiva indica che tutti e tre gli aspetti sono in suo controllo; come arma, il tridente simboleggia lo strumento per punire i malvagi su tutti e tre i piani: spirituale, sottile e fisico/grossolano; la supremazia di Śiva sul tempo: le tre punte rappresentano il suo controllo su passato, presente e futuro; in un’altra mano tiene il tamburo (detto damaru), l’origine della parola universale ॐ, ovvero la fonte di tutte le lingue e di tutte le espressioni, nonché simbolo del suono stesso e quindi della creazione. Secondo alcune versioni del mito della creazione, Śiva (rappresentato come Nataraja; vedi paragrafo Il Signore della Danza) crea i mondi eseguendo la danza cosmica (Tandava) e, nel corso di essa, suona il tamburo 14 volte creando gli alfabeti.

Perso sul sentiero spirituale

È una triste verità che molte persone che vanno alla ricerca di se stesse sul sentiero spirituale possono perdersi del tutto. Molte diverse tradizioni spirituali, religioni, filosofie e così via possono diventare tra le più intrappolanti perché molte non indirizzano le persone verso la libertà spirituale . Più spesso indirizzano le persone verso la felicità e la sicurezza, se sono migliori della maggior parte. In caso contrario, puntano a una sorta di conformismo e convinzione cieca. Peggio ancora, ci sono quelli che si sono corrotti e hanno perso la strada. Anche se certamente la maggioranza, i falsi maestri spirituali possono causare gran parte della stessa sofferenza che dovrebbero alleviare.

Le persone possono essere così prese da credenze, comandamenti, grafici dei segni astrologici, numerologia, vesti, esperienze mistiche, fenomeni psichici e altro da non riuscire a vedere la verità. Sono impantanati in un altro elaborato gioco dell’ego che si definisce “spirituale”.

In un modo o nell’altro, il tuo ego inconscio centrale con tutte le sue convinzioni e paure ha trovato un nuovo set di vestiti da indossare, quindi agisci semplicemente gli stessi tipi di schemi con la differenza minima di pensare che questi comportamenti sono ora “spirituali” in qualche modo.

Ma mentire è ancora mentire. Barare è ancora barare. Scappare dai momenti difficili è ancora scappare dai momenti difficili. E avere paura dell’ignoto è ancora avere paura dell’ignoto. Cercare di controllare il mondo per darti ciò che vuoi ed evitare ciò che non fai è lo stesso anche se usi parole spirituali per difendere questo tipo di controllo.

Il vero cammino spirituale è un volgersi verso l’interno. Dove ti sei perso è stato nel rivolgerti all’esterno per trovare conforti esterni ed esperienze spirituali per farti sentire bene, convalidarti, amarti, proteggerti o qualcos’altro di cui pensavi di aver bisogno. 

Siamo onesti: ci sono molte esperienze spirituali divertenti da fare. Vorrei che più persone li avessero. Non è un brutto hobby da avere e puoi avere molti ottimi collegamenti con gli altri. Ma per quanto sia divertente essere inondati da tutti questi incredibili momenti spirituali, sono transitori. Tutto nel mondo esterno è transitorio. È ora di entrare. È tempo di sedersi accanto al fuoco interiore della tua consapevolezza.

Una delle principali illusioni in gioco per molte persone che si perdono nel percorso spirituale è l’idea che il mondo esterno abbia qualunque cosa tu pensi di volere. Questa idea è stata costruita fin da bambini dove dovevamo fare affidamento sugli altri per tutto. Ovviamente il mondo esterno e gli insegnanti come me possono offrire informazioni e spunti. E ci sono certamente livelli profondi di connessione e supporto energetico che possono venire dall’esterno. Ma la tua libertà è dentro di te.

I veri maestri e il vero sentiero sono un continuo volgersi verso l’interno finché non ti radichi così profondamente nello spazio di presenza da abbandonare totalmente e completamente il tuo ego e tutti i suoi attaccamenti. 

Quando uno strumento spirituale, un insegnante o una tradizione aiuta in questa pratica di distacco, è utile. Quando ti indirizza verso il tentativo di aggrapparti alle esperienze o a credere ciecamente alle cose, ti stai perdendo.

So che possono sorgere molte esperienze intense quando entri, ma per quanto strano possa sembrare provenire da me, il percorso spirituale non è intrinsecamente intenso. Tende a diventare intenso perché abbiamo molte bollette non pagate all’interno. Trattare con i nostri “esattori” interiori fa schifo. Lo fa e basta. Se non abbiamo così tanto dolore e resistenza dentro, non è necessaria tanta intensità.

In generale, questa intensità tende ad essere un disfacimento di ciò che abbiamo creato dentro che non è in linea con la nostra verità. È necessaria molta pressione per riallineare la fascia nel corpo se è fuori allineamento. Quando la fascia e i muscoli sono allineati, il massaggiatore non deve picchiarti così forte.

Se c’è intensità nel tuo cambiamento, ti incoraggio ad abbracciarlo. Va bene. Fa solo parte del tuo processo. Ad ogni passo del cammino, permettiamo e accettiamo ciò che sta sorgendo. In quel sorgere, c’è la qualità organica e sconosciuta di come si muovono le nostre vite, che può essere abbastanza spaventosa per l’ego “spirituale”. Ma quando le cose si rilasciano e fluiscono in modo più naturale, quell’intensità si dissipa.

Tuttavia, parte dell’intensità inventata di ritiri di yoga, capanne di sudore, lavoro di respirazione hard-core, e altre cose possono diventare del tutto inutili. Ogni cosa ha il suo ruolo e il suo tempo, ma molte persone si lasciano prendere da questi momenti intensi pensando di fare più di quello che fanno. Generalmente non abbiamo bisogno di rendere le cose intense sul sentiero spirituale mentre ci rivolgiamo all’interno. Molta intensità nasce da sola. Ma a questo livello palese di intensità, molte persone si aggrappano a questo tipo di familiarità, e di solito si tratta di ottenere qualcosa.

Quindi continui a fare intense sessioni di yoga riscaldate per ottenere questa sensazione di endorfina che ti piace. Oppure continui a fare quelle meditazioni silenziose di una settimana per sentirti in pace, ma poi torni al resto della tua vita senza apportare alcun cambiamento interiore. La pace presto svanisce e torni al punto di partenza.

Un gioco popolare che piace all’ego spirituale è provare a sentirsi sempre bene. Intrinsecamente vuole evitare il dolore, quindi continua a cercare il modo più sicuro di vivere e il modo in cui si sente meglio. Pertanto, molte persone si perdono cercando di trovare esperienze sempre più piacevoli. Queste persone sono sempre alla ricerca dell’ultimo e più grande sapore spirituale del mese , e ogni cosa dura solo per un po’.

Quindi, inizialmente, un nuovo maestro spirituale è straordinario con cui lavorare. Pensi che abbia tutte le tue risposte e sappia tutte le cose giuste da dire. Poi l’illusione svanisce e forse inizia a sorgere l’incertezza di un lavoro più profondo. Per questo individuo, quella vulnerabilità incerta è spaventosa. Anche se sanno che il lavoro profondo può essere intenso, troveranno presto una scusa per sparire. Queste scuse possono includere:• ammalarsi, • decidere che l’insegnante/guaritore non è adatto a loro,• eccitarsi per qualche altro nuovo percorso o insegnante, • decidere che non sono ancora pronti, e così via. 

Quindi, il percorso spirituale per questo individuo è ancora molto superficiale. Le questioni fondamentali più profonde rimangono intatte e continuano a tirare le fila. È per questo che qualcuno può finire per rendersi conto di non essere andato da nessuna parte dopo decenni di esplorazione spirituale e sentirsi come se fosse solo un principiante. Tieni presente che alla fine siamo tutti principianti nel momento presente poiché il momento presente è sempre nuovo di zecca, ma in questo senso particolare, queste persone sono veramente dei principianti spirituali perché non si sono veramente rivolti all’interno.

Il rovescio della medaglia ci sono le persone che si dedicano eccessivamente a una religione e a un insieme di regole. Hanno rinunciato al loro intelletto per fare qualunque cosa l’insegnante, pastore, sacerdote, rabbino, guaritore, sensitivo, astrologo o qualcun altro gli dica di fare. Anche i tipi più intellettuali spesso possono ancora farlo, pensando di poter “pensare” la loro strada verso la realizzazione. 

Questi tipi studiano pesantemente qualunque testo spirituale a cui sono attratti. Saranno in grado di fare giri accademici intorno a ognuno di noi, ma queste idee non sono libertà. Più la persona aderisce a queste regole e rituali senza comprendere veramente lo scopo più profondo delle regole religiose e spirituali, più rimane bloccata e potenzialmente aggressiva e sprezzante nei confronti degli altri che non vivono secondo queste regole.

Si spera che un giorno si rendano conto che 30 anni di meditazione, fede o preghiera non li hanno portati da nessuna parte. Si spera che inizino a rendersi conto che non sanno veramente chi sono né perché stanno facendo quello che stanno facendo. L’ego ha tutti i tipi di distrazioni e scuse incredibili. Può dire le cose giuste, ma nel vero cammino spirituale, ciò che conta è come diciamo le cose. È lo spazio interiore che fa la differenza, e quello spazio interiore può trasformare una pratica spirituale.

Ad esempio, la meditazione che ha lo scopo di raggiungere l’illuminazione può spesso essere una continua delusione. La meditazione semplicemente per conoscere te stesso e permetterti di essere può aprire il mondo dentro di te. Le stesse due meditazioni possono comportare le stesse tecniche di respirazione silenziosa con gli occhi chiusi per 30 minuti, ma i risultati possono essere profondamente diversi.

Di solito, uno dei modi in cui le persone iniziano a sapere di essersi perse è che si accorgono che stanno girando in tondo. Dopo essere andati in India e essersi seduti con i guru, aver fatto la loro carta delle stelle, aver ascoltato i sensitivi, aver letto testi buddisti e cristiani, aver ascoltato la guarigione del suono su YouTube e così via, si sentono come se fossero tornati al punto di partenza. 

La loro vita romantica sta ancora facendo quello che fa sempre. Il lavoro è sempre sostanzialmente lo stesso. I problemi familiari continuano a turbarli.

Tuttavia, la consapevolezza più profonda può iniziare a fare capolino in questi momenti di sacro dubbio, il che significa essenzialmente che ti sei fermato abbastanza a lungo da prestare attenzione alla tua vita. Questo è diverso dalla maggior parte dei dubbi, che generalmente derivano dalla paura della mente. Se qualcuno si è veramente saziato di queste altre cose spirituali e ha iniziato a guardarsi dentro, allora stiamo arrivando a un vero cambiamento spirituale. Ma se la persona trova un’altra nuova ricerca spirituale o un insegnante a cui aggrapparsi, allora il ciclo continua.• La persona si entusiasmerà per l’ultimo percorso.• Le cose andranno bene.• L’eccitazione si spegne.• La persona continua a fare tutto ciò che fa di solito in base ai suoi problemi principali.

Tuttavia, quando una persona inizia davvero a rivolgersi verso l’interno, alcune cose interessanti possono iniziare a manifestarsi e le realizzazioni più profonde possono iniziare a emergere in superficie. Il perfetto maestro spirituale può ora apparire nelle loro vite.

Ironia della sorte, proprio quando una persona potrebbe ammalarsi del percorso spirituale, potrebbe finalmente essere pronta per questo. Potrebbero finalmente rinunciare alla ricerca esterna. Ora la ricerca interna può iniziare. Per coincidenza, questo può accadere quando appare il loro maestro spirituale. Naturalmente, questo maestro spirituale potrebbe benissimo non essere come gli altri. Tieni presente che ci sono molti tipi di insegnanti spirituali.Pertanto, sono disponibili in tutte le forme e dimensioni.

Potresti essere seduto alla fermata dell’autobus quando il tuo insegnante spirituale si siede in una felpa con cappuccio e pantaloni della tuta. Poiché potresti non aver mai incontrato un vero maestro spirituale come questo prima e sei abituato a vederli in abiti di qualche tipo, potresti licenziare questo individuo. Diamine, questa persona potrebbe essersi seduta accanto a te per molti giorni alla stessa fermata dell’autobus, ma non avevi la consapevolezza interiore che poteva percepire chi fosse questa persona. Oppure le tue idee su come dovrebbe essere un insegnante ti hanno impedito di vederlo/la. Ma in questo momento di apertura in cui sei stanco, perso e forse confuso sul tuo cammino, potresti improvvisamente fare o dire qualcosa al di fuori della tua normale abitudine dell’ego. Puoi fare una domanda. Forse non chiedi nemmeno direttamente a questa persona. Stai semplicemente chiedendo ad alta voce: “Cosa mi sto perdendo?” E l’insegnante seduto accanto a te può rispondere, o forse ti guarda con un sorriso negli occhi per vedere se stai davvero prestando attenzione. Se lo sei, hai appena fatto un passo nel tuo vero percorso spirituale.

Tuttavia, alcune persone si saranno non solo perse, ma abusate da un percorso spirituale abusivo o usate da un falso maestro spirituale. Questa roba succede. Prima che una persona possa progredire sul sentiero spirituale, deve tornare indietro e guarire attraverso i turbamenti, gli abusi o anche il trauma totale causato dal falso insegnante.

I falsi insegnanti e i falsi percorsi riguardano generalmente il controllo. Inoltre, l’attenzione è su di loro, non sulla libertà degli individui che dovrebbero servire. Tuttavia, alcuni sono bravi a fingere che fissandosi in qualche modo su di loro l’individuo otterrà la libertà; non succede.

Quindi c’è del lavoro che deve essere fatto per aiutare qualcuno a elaborare cosa è successo, come è successo e come la persona è stata coinvolta. In tal modo, la ricerca interiore è iniziata e la persona si sta perdendo nel cammino spirituale.

La bellezza della vita è che tutti gli aspetti della tua vita sono abbracciati. Quindi, non importa quanto tu fossi perso alla ricerca di Dio quando Dio era già proprio qui dentro di te, quelle esperienze passate e quegli strumenti spirituali possono essere riproposti. Se la meditazione consisteva solo nel cercare di ottenere l’illuminazione, ora puoi iniziare a usarla in modo appropriato. Un buon maestro spirituale o guaritore o anche un vero amico può aiutarti a riorientarti, rivolgendo la tua consapevolezza verso l’interno. Man mano che ti avvicini, potresti iniziare a capire i molti testi che hai letto in un modo nuovo. Potresti anche iniziare a vedere la superficialità di molti cosiddetti strumenti ed esperienze “spirituali”. Tutte le esperienze sono transitorie, motivo per cui non c’è mai uno stato spirituale di consapevolezza da raggiungere. La consapevolezza dell’amore e della beatitudine è la consapevolezza che accetta tutto così com’è. Se c’è paura, questo è pienamente accettato. Se c’è gioia, questa è pienamente accettata.

In questo percorso verso l’interno, molte vecchie ferite che hanno cercato di nascondere vengono rivelate. Molte paure che potresti aver pensato di aver “trasceso” possono riapparire con maggiore ferocia. In verità, scoprirai perché così poche persone si rivolgono al vero percorso spirituale, preferendo fare questa canzone e ballare in tutto il mondo con idee spirituali e viaggi psichedelici. Non è che viaggi e idee diverse non possano essere utili, ma il “come” è spesso corrotto. I cercatori spirituali perduti desiderano sentirsi in un certo modo o costruire un certo sistema di credenze e una realtà mentale che dia loro tutto ciò che vogliono e si sbarazzi delle cose che non vogliono. Ma la realtà lo è già. Non c’è niente da costruire. È tempo per la sacra distruzione, ed è tempo di andare verso l’interno. Questo è il viaggio che desideravi. Questo è il viaggio che è sempre stato qui. È tempo di smettere di perdersi e trovare la libertà di consapevolezza dentro di te nel qui e ora.

L’ego spirituale

L’ego ci dà un metodo per strutturare esperienze, sensazioni e idee creando una simulazione d’insieme. Mi spiego: Cos’è che sento? Ah, questa è sete. Quando la sento, dovrei bere. Cosa dovrei bere? Questo tipo di sete di solito significa che ho bisogno di bere acqua.
Proprio nella situazione di base della sete, sei stato sommerso da molte informazioni da rivedere e decisioni da prendere. Questo è il potere dell’ego che ci aiuta a dare un senso a questa esperienza dell’essere umani. È un filtro. Quando è usato in modo appropriato, può aiutarci a interpretare bene noi stessi e il nostro mondo. Ma in generale, l’ego non è usato bene. Prende inconsciamente tutte le decisioni e, la maggior parte delle persone, è così completamente persa nella propria identificazione con il proprio ego che ignora che, queste decisioni, hanno perso il potere di decidere liberamente.

Un risveglio spirituale fa  esplodere una piccola bomba all’interno del nostro ego e c’è la tendenza a pensare che abbiamo trasceso tutte le assurdità dell’ego a causa di questa esplosione. Ma questo non è vero. 

In genere, dopo aver eliminato un sacco di spazzatura dell’ego iniziale (il celebre lavoro sulla pietra grezza), iniziamo immediatamente a costruire un nuovo ego; perché non abbiamo realizzato la totale libertà spirituale. Il risveglio era solo all’inizio.

Con le radici e le questioni fondamentali dell’ego ancora per lo più intatte, l’ego ricresce e si consacra come persona spirituale. Molte persone giocano agli stessi giochi solo con una nuova confezione: invece di ottenere lavori ben pagati, auto lussuose, vestiti eleganti e partener sexy, l’ego spirituale desidera e ottiene esperienze di alto livello, connessione, anime gemelle, guru, idee spirituali che suonano come saggezza e molte altre cose per ricreare un nuovo senso di identità dentro di sé e all’interno della società.

Per sembrare poi, spirituali si cambia anche il linguaggio (come non ricordare il grande Carlo Verdone, nelle sue esiliranti interpretazioni Love Love Love, etc.). E’ un gioco molto comune dell’ego spirituale e c’è un ricco e ben nutrito vocabolario new-agey di tipo spirituale. Quindi l’ego ha molto da usare. 

Usata impropriamente, la terminologia spirituale è un vaso vuoto che non solo è privo di significato, ma oscura anche verità. 

Per assicurarti che il tuo linguaggio non sia un mezzo per giocare ai giochi dell’ego spirituale, assicurati di sapere effettivamente cosa intendi. E se gli altri non capiscono di cosa stai parlando, non cedere all’idea dell’ego che le altre persone non siano abbastanza avanzate, abbastanza spirituali o abbastanza coscienti da capire di cosa stai parlando. Questo è un altro gioco dell’ego. Anche se le altre persone potrebbero non comprendere appieno tutto ciò che dici perché la comunicazione è un’arte e non una scienza, è importante che tu realizzi veramente le cose che condividi. Se lo fai, è più facile da spiegare.

Fare domande sui tuoi desideri può illuminare i livelli più profondi dell’ego e devi entrare in questi livelli più profondi. Lasciar andare l’ego non è quasi mai un affare. È più come sbucciare una cipolla. Mentre ti allontani, ti fai strada verso le paure e i desideri umani più profondi e primordiali che abbiamo. Quando arrivi a quelli, come la paura di morire, e li rilasci veramente in tutti i tuoi livelli (sinteticamente fisico, animico astrale e mentale spirituale) è davvero difficile ricreare un ego inconscio. Tuttavia, questo lavoro interiore è difficile. Cercare esperienze spirituali divertenti è molto più facile. Così tante persone cercheranno conferme spirituali esterne, distintivi di merito spirituale, ritiri spirituali, cosiddette sostanze spirituali e altre esperienze più divertenti. Dall’altro canto alcune persone rimangono bloccate nel lavorare costantemente su se stesse. Questo è un altro gioco dell’ego. Le esperienze spirituali del “maniaco” del lavoro spirituale riguardano il lavorare all’infinito su se stessi, per ottenerlo o riaverlo indietro se pensano di aver avuto un’esperienza spirituale. Questo sé dell’ego si perde in un infinito miglioramento di sé. Nel complesso, il sé dell’ego spirituale è ancora egocentrico, in particolare subito dopo un risveglio e sicuramente dopo la maggior parte delle aperture spirituali. Non è focalizzato sul Sé, lo spazio della Divinità. È focalizzato sul piccolo sé umano ed è motivato da tutte le solite paure e desideri. In generale, le paure e i desideri dell’ego operano per svolgere quattro funzioni fondamentali:

1.    Portaci quello che vogliamo

2.    Mantieni quello che vogliamo

3.    Sbarazzarsi di ciò che non vogliamo

4.    Evita ciò che non vogliamo

Questi motivi egocentrici tendono a rendere le persone intrinsecamente egoiste e il percorso spirituale, dal mio punto di vista, è un passo importante nell’evoluzione umana per andare oltre l’egoismo.

Pochi guaritori e insegnanti spirituali aiutano gli altri dall’egoismo come mezzo per affermare un tipo di ego benefico. Questo ego vuole sapere che è utile o una brava persona. Quindi un direttore esecutivo di un’organizzazione no-profit potrebbe essere completamente egocentrico nei suoi obiettivi per aiutare le donne a basso reddito. Questo aiuta gli altri? Più probabilmente. Questa persona opera per chiarezza e per il suo bene supremo? Improbabile.

Uno degli aspetti per diventare più consapevoli e muoversi verso la libertà spirituale è la perdita di questa comprensione egocentrica. L’interconnessione e l’unione con tutta la vita si realizzano più profondamente. Quel processo di realizzazione elimina più problemi dell’ego e allarga una persona lontano dalla sua iniziale comprensione egocentrica di se stessi e della vita. 

L’universo smette di girare intorno all’individuo dal punto di vista dell’ego e questo può rendere le cose più stimolanti per gli elementi rimanenti dell’ego. C’è molto di più di te, eppure anche tu sei tutt’uno con tutto questo. Ma l’ego spirituale, come qualsiasi ego inconscio, generalmente non si fida di ciò che ho appena scritto. Dirà che in qualche modo non è sicuro e continuerà a manipolarti.

Con l’ego che non si dissolve tutto in una volta, ritorna in momenti diversi a seconda di quanto profondamente si è attaccati a un problema. Molte persone hanno esperienze felici e alcune di queste possono durare anni! Poi colpiscono un problema dell’ego che non possono rilasciare, e vengono trascinati nella sporcizia e nella sporcizia dei problemi dell’ego irrisolti. Per tornare a un’esperienza di beatitudine, l’ego proverà tutti i trucchi che può, che quasi mai includono l’accettazione e la resa a ciò che è.

Dovete capire che l’ego non vuole accettare tutta la vita così com’è. Non vuole accettare tutte le esperienze che puoi avere. Ci sono esperienze e sensazioni davvero abissali che possono sorgere per un essere umano. Chi vuole arrendersi alla sensazione di terrore?
Quasi nessuno. Quindi, perché è così facile per le persone scegliere di creare un ego spirituale nel tentativo di isolarsi da sentimenti come il terrore?

L’ego spirituale è una trappola e la fine del percorso spirituale verso la libertà. Ciò non significa che una persona non possa condurre una vita felice. È solo una vita all’interno di un certo insieme di confini. Possono essere meno confinanti e inconsapevoli di prima, ma fanno ancora parte della prigione. Ad esempio, pensa a chi si rende conto che i soldi non lo rende felicei. Conduce una vita più semplice, ma conserva ancora desideri di romanticismo, conferme sociali e molte altre forme di sicurezza emotiva. Certo, non è così perso nella ricerca della sicurezza finanziaria, ma è ancora in una trappola. Quella trappola ha però alcune regole. Quindi, questa persona sta facendo tante altre cose per ottenere ciò che vuole da quei desideri irrisolti. Ha un sacco di idee su come siano le conferme la convalida sociale e su come ottenerla. Ha un sacco di comportamenti riguardo a come può agire e come non può agire. In generale, ogni volta che pensi di dover essere in un certo modo, stai perdendo la verità. La purezza della libertà spirituale non richiede chi dovresti essere o come agire. All’inizio, è spaventoso essere così libero dall’ego perché potresti scoprire che non puoi dire cosa vorrai o chi sarai da un giorno all’altro. In molti modi il nostro ego ci controlla con quella paura dell’ignoto.

Eppure, riposando in quella spaziosità scopriamo che possiamo agire, e possiamo sentire e percepire il modo più veritiero di agire quando è necessario, così come sapere quando l’azione non è necessaria. 

Questo arriva solo lasciando andare ulteriormente l’ego spirituale, e mentre una persona può farlo in qualsiasi momento, di solito è più dolore e sofferenza che costringeranno le persone ad andare più in profondità di qualsiasi altra cosa.

Il lavoro interiore sull’ego è come sciogliere un nodo. Mettiamo energia in qualcosa che ha già ricevuto energia. Cancelliamo il disallineamento e poi il lavoro è fatto.
Senza lavoro, le persone rimangono nei loro schemi abituali dell’ego, la maggior parte dei quali sono ciechi. Anche i risvegli spirituali più forti lavano via solo una parte molto, molto piccola dell’ego, anche se tende a sentirsi come una parte enorme spazzata via. 

Dopo un po’, l’individuo risvegliato richiede più concentrazione e dedizione. La verità ha bisogno di spazio per crescere e ci sono un sacco di brutte radici, spine, spazzatura e rocce che richiedono la nostra attenzione. Questo può sembrare un processo senza fine, ma anche quello è di nuovo l’ego. Ti sta dando un motivo per smettere. Non sa come va il processo perché l’ego non è mai stato libero. È come un detenuto nato in prigione che ti dice perché non ti piace la libertà e che è troppo difficile da raggiungere. Quando emergono questi pensieri, indagali. Non sono i tuoi pensieri. Sono solo più parti del programma dell’ego.

Facendo questa indagine, si realizzeranno di più e diventa più difficile creare un nuovo ego spirituale perché stai spogliando le fondamenta da cui può essere costruito.

Alla fine, l’ego veramente cosciente comprende che l’ego è solo uno strumento. Capisce che l’ego è temporaneo e destinato a essere usato al servizio dello spirito.  Dopodiché, può essere ritirato e messo via, e non è un grosso problema farlo. Inoltre, ci sono elementi più profondi dentro di noi che possono pensare e agire sulla base di impulsi che non derivano dalla paura o dal desiderio, come lo sono i modi di agire dell’ego. 

@guarigionepranica

Siamo tutti paradossi viventi

La mente binaria e dualistica non può affrontare contraddizioni, paradossi o misteri, che sono tutti al centro delle confessioni filosofiche-religiose. Purtroppo, una grande percentuale di iniziati e credenti diventano pensatori rigidi perché la loro devozione insegna che per essere fedeli, obbedienti e saldi nel percorso spirituale o nella via di Dio, dovevano cercare un “ordine” ideale, invece di crescere nella loro capacità di Amore. Queste non sono persone cattive, semplicemente non hanno mai imparato molto sul vivere all’interno del paradosso e del mistero, come la vera natura della Tradizione o della fede.

I dizionari definiscono la “contraddizione” come due cose che non possono essere vere allo stesso tempo. Lo direi in questo modo: una contraddizione sono due cose che non possono essere vere allo stesso tempo, secondo il tuo attuale quadro logico. Finché non riformi la tua realtà, finché insisti sul tuo quadro di riferimento, non sarai in grado di trovare la saggezza nel paradosso. 

Ad esempio “Il regno di Dio” è il termine di Gesù per la cornice più grande, o ciò che spesso chiamiamo “il quadro generale”. Bisogna trovare una struttura che ti permetta di stare indietro e guardare il momento con gli occhi dell’Amore e della Misericordia. Allora vedrai che molte cose, che sembrano contraddittorie attraverso il pensiero logico, egocentrico e dualistico potrebbero non esserlo necessariamente, per una mente non duale.

Un paradosso è una contraddizione apparente che può, tuttavia, essere vera se vista in una cornice diversa dalla mente “razionale”. La parola deriva dal prefisso greco para che significa “al di là” o “fuori di” e dal verbo dokein che significa “apparire o pensare”. 

Un paradosso va oltre il normale modo di pensare. Le contraddizioni si basano sulla logica, un insieme di ipotesi o aspettative che diamo per scontate. 

La conversione, un cambiamento di mente, ti consente di mettere in discussione quei presupposti e aspettative. Se sei ancora eccessivamente attaccato al tuo ego, normalmente non puoi lasciar andare queste opinioni. Ci vuole vera trasformazione per permetterti di guardare te stesso da un po’ di distanza, con un po’ di calma, compassione, umiltà e onestà. 

In verità, siamo tutti paradossi viventi. Nessuna o nessuna cosa è totalmente buona o totalmente cattiva. Per esempio, San Paolo era un persecutore dei seguaci di Gesù, forse anche un assassino, tutto in nome dell’essere un buon fariseo. Improvvisamente, sulla via di Damasco, incontra Cristo, e il confine stretto tra bene e male, male e virtù, si dissolve. In quel momento le contraddizioni sono state superate in lui.

Siamo intrisi di contraddizioni… alcune dolorose, altre strane, altre ancora meravigliose, e tutte affascinanti… se a volte ci rendono tanto imprevedibili quanto incomprensibili, rivelano anche profondamente le diverse sfaccettature della nostra personalità.

Durante le conversazioni con i clienti, prima del trattamento,  è abbastanza comune che mi dicano: “sai, sono una persona molto complicata, sono piena di contraddizioni, non so se riuscirai a fare qualcosa con me”.

Haaa, le nostre belle contraddizioni! Quelli che ci rendono imperfetti, sorprendenti, unici, esseri umani, qualunque cosa. 

Tuttavia, non sempre viviamo bene queste apparenti incongruenze piccole e grandi perché a volte abbiamo difficoltà a cogliere le basi e a riconciliare tutti questi aspetti di noi stessi. Tuttavia, quando cominciamo ad osservarli con un po’ di benevolenza, ci permettono anche di individuare i meccanismi interni che ci governano e che seguono una logica tanto implacabile quanto spiegabile.

In primo luogo, ci sono le contraddizioni tra pensiero e azione. Questi divari a volte sotto forma di un buco tra ciò che stabiliamo come principi morali e che seguiamo… quando abbiamo il tempo. Il resto del tempo, li esigiamo soprattutto dagli altri. E, naturalmente, ci avvolgiamo nelle nostre giuste indignazioni quando i marmocchi maleducati non riescono a soddisfare le nostre richieste unilaterali. Accecandoci di passaggio sulle nostre stesse mancanze, così come sul fatto che le nostre  delusioni sono direttamente proporzionali alle nostre aspettative.

Queste contraddizioni sono di scarso beneficio e altrettanto cercano di minimizzarle selezionando le convinzioni che alimentano i nostri valori morali, in modo da mantenere i più importanti e far sì che vengano applicati a noi stessi prima di aspettarli dagli altri. Il vantaggio è che acquisiamo autostima e relazioni più sane e appaganti.

Poi ci sono tutte queste contraddizioni a volte incomprensibili tra ciò che la ragione ci detta da un orecchio e ciò che le nostre viscere ci urlano nell’altro. Oppure tra i valori della famiglia e i nostri. Divisi tra riflessione ragionata e sentimenti, non sappiamo più da che parte girare. 

E poi ci sono le più belle e interessanti delle nostre contraddizioni: questi scarti tra i vari aspetti della nostra personalità, i nostri gusti, i nostri valori, le nostre aspirazioni, molteplici sfaccettature di noi stessi e che disegnano un ritratto tanto più gustoso quanto unico. Queste contraddizioni sono come gli abitanti di uno stesso edificio, che hanno tutto l’interesse ad andare d’accordo e vivere insieme in buona intesa per evitare liti di vicinato.

Queste contraddizioni sono talvolta impercettibili dall’esterno. Puoi essere forte e vulnerabile allo stesso tempo, socievole e amare la solitudine , essere un fiore blu nella tua vita personale e intrattabile negli affari ecc…

A volte queste contraddizioni non ci piacciono, preferiremmo essere o l’una o l’altra. Quindi un professionista desideroso di successo può trovare difficile mostrare una tenerezza incompatibile con l’immagine che ha di uno squalo con i denti lunghi. Recentemente ho ricevuto una chiamata da un tecnico di vendita che era disoccupato da alcuni mesi dopo una carriera di successo. Oggi non riesce a “vendersi” perché mostra una sfaccettatura “troppo umano” (ovvero troppo attento alle esigenze dei clienti). Dice “deve riformulare” e “smetterla di mostrare questo volto umano” e, allo stesso tempo, “vorrebbe essere assunto” per quello che è”. Ecco chiaramente una persona che si è evoluta verso valori che oggi appaiono incompatibili con la sua professione. Può riformulare quanto vuole,mente a se stesso .

Una volta accettati e riconciliati, questi aspetti contraddittori di noi stessi che sono i nostri valori, i nostri bisogni, i nostri gusti sono una forza che ci permette di nutrire una serena e autentica certezza: “Io sono quello che sono”, contrapposto a “Sono come quello e chi non gli piace me lo scopo”. Questa facilità rafforza l’autostima e favorisce la realizzazione dei nostri progetti. L’autenticità di chi è d’accordo con tutte le sfaccettature di se stesso, anche se cerca di migliorarsi in certe aree, gli dà un’immagine di fiduciosa naturalezza che, inoltre, ciliegina sulla torta, corrisponde alla realtà.

Domiamo dunque le nostre contraddizioni, osserviamole, quello che dicono di noi stessi, dei nostri bisogni e dei nostri valori, e mettiamole al servizio della costruzione serena di noi, esseri magnifici, limitati, imperfetti, traballanti, ma anche affascinanti, capaci di grandi cose, insomma, stupende.

Alcune domande per domare le nostre stesse contraddizioni e capire il valore che ci danno:

Qual è il divario tra i principi morali che esigi dagli altri e quelli che esigi da te stesso? 

Cosa ti dice di te? Sul tuo sistema di credenze? 

Cosa sarebbe più giusto aspettarsi da te e dagli altri?

Quali sono le tue caratteristiche che trovi contraddittorie? 

Cosa ti dice di chi sei? 

Quali sono i loro vantaggi? 

In che modo ti rendono unico e affascinante? 

Quale posto dovrebbe essere dato a ciascuno per fare di te un insieme coerente, che ne accetti pienamente le contraddizioni?

Se  vuoi  costruire e mantenere una postura, uno stato d’animo e una relazione serena e dinamica allo stesso tempo, favorevole alla realizzazione delle tue aspirazioni professionali e non, pensa al  Pranic Healing e all’Arhatic Yoga.

Costruisci il tuo carattere, puoi!

@guarigionepranica 

Star Wars, il lato oscuro della forza: ANCODI.

Con più o meno consensi, l’uscita di ogni film è sempre un evento. Specie per la saga di Star Wars ha avuto il supporto di milioni di fan che, sicuramente, avrebbero cercato la Forza per diventare Jedi. Tuttavia, come nella vita stessa, non tutti accettano la luce e alcuni finiscono per passare al lato oscuro della forza.

Nella nostra realtà, passare al lato oscuro può essere inteso come l’equivalente della radicalizzazione, quest’ultima è un processo di gruppo. La psicologia sociale ha molto da dire sull’accettare il lato oscuro della forza. Un caso particolare che incontriamo nella saga è quello di Anakin Skywalker. Contrariamente a quanto potremmo pensare, coloro che passano sul lato oscuro non sono ignoranti. Non hanno meno risorse e non hanno problemi mentali. Come nella vita reale. Spostarsi nel lato oscuro comporta una combinazione di fattori, riassunti nella necessità di essere importanti.

L’esecuzione di un’azione presuppone una motivazione verso un obiettivo. La cosa più importante è: che c’è bisogno e, che ci siamo prefissati un obiettivo in grado di soddisfare tale esigenza. È così che nascerà la motivazione che porterà all’azione. Nel caso della forza oscura, l’obiettivo è l’importanza. La motivazione a essere qualcuno d’importante, a essere diverso, ad essere “qualcuno”.

Questa motivazione a cercare “importanza” può essere risvegliata in tre modi diversi. Uno di questi è la perdita di importanza: l’Umiliazione. Come quella che Anakin Skywalker sentiva quando era schiavo, quando i Jedi lo rifiutavano o quando seppe dell’omicidio di sua madre. L’umiliazione è un fattore importante quando si tratta di risvegliare la ricerca dell’importanza. Infatti, è lei che genera la consapevolezza della perdita di quest’ultimo.

La necessità di essere importanti, tuttavia, non porta al lato oscuro. Una volta che la motivazione è stata suscitata, la nostra attenzione si rivolgerà al modo di ottenere importanza. 

L’ideologia, la narrazione, risponderà alla domanda “come posso diventare importante/più importante?”. Mentre i Jedi non incoraggiano la violenza a guadagnare importanza, i Sith sì. Darth Sidious disse che Darth Plagueis era così potente che poteva creare vita e persino impedire agli esseri, a cui importava, di morire. Ma come raggiungere questo obiettivo? Attraverso il suo discorso, l’ordine Sith sostiene l’uso della violenza come unico modo per diventare importante. Come ha detto Darth Vader: “Sottovaluti il potere del lato oscuro, se non combatti … troverete il vostro destino”. Brutte influenze dal lato oscuro. Ciò che manca, tuttavia, è un fattore che unisca la motivazione all’ideologia. Questo è il gruppo. Un individuo può essere importante per gli altri solo se ha un gruppo che lo accetta e lo fa sentire importante. Inoltre, come abbiamo già osservato, questo gruppo deve avere un’ideologia che incoraggi la violenza. Identificare questo gruppo, in Guerre Stellari, come ordine dei Sith è facile.

I Sith offrono l’opportunità di diventare una persona molto importante. Offrono un potere inimmaginabile, quello del lato oscuro della forza. Una volta nel loro gruppo, la pressione sociale porterà gli individui a fondere le loro personalità con l’identità Sith. Come disse il monaco cieco Chirrut Îmwe: “Ne faccio uno con forza e la forza è con me“. Appartenere al Gruppo dei Jedi o Sith comporta una parte di qualcosa di più grande. L’unica differenza sarà la storia del gruppo, che è pacifista (Jedi) o sostiene la violenza (Sith).

Un altro modo per risvegliare la ricerca dell’importanza è la percezione che vi sia una minaccia per tale importanza. Kylo Ren, come mostrato nell’ultimo film, capisce che Luke Skywalker è una minaccia. Dal punto di vista di Kylo Ren, Luke voleva impedirgli di diventare un Jedi. Per diventare importante. L’ultima è l’opportunità di acquisire importanza. La motivazione per la ricerca dell’importanza si risveglia quando si presenta l’opportunità di acquisirla. Il senatore Palpatin, noto anche come Darth Sidious, lo esemplifica perfettamente. Assassinò suo padre per diventare cancelliere supremo mentre diventava il signore oscuro dei Sith.

Infine, le emozioni giocano anche un ruolo nel processo che porta a passare al lato oscuro. Il lato oscuro della forza è strettamente correlato alle emozioni negative. Il maestro Yoda ci spiega quando dice: “La paura genera rabbia, la rabbia genera odio, l’odio genera sofferenza e la sofferenza porta al lato oscuro”. Sebbene la relazione tra le emozioni non manchi di coerenza, l’ipotesi ANCODI specifica che le emozioni menzionate da Yoda non sono corrette. È più utile unire tre emozioni per passare al lato oscuro che sperimentare un susseguirsi di emozioni. In modo che la prima emozione che apparirebbe sarebbe la rabbia derivante dall’ingiustizia e sarebbe diretta a chi sarebbe considerato colpevole. La rabbia porterebbe al disprezzo, alla negazione e all’umiliazione dell’altro. Alla fine apparirebbe il disgusto. Porterebbe quindi al lato oscuro, che presuppone che la soluzione sia quella di eliminare l’altro.

Come abbiamo visto, non è necessario seguire una strada che gradualmente ci trasforma in radicali per passare al lato oscuro. Una combinazione di fattori deve verificarsi per accettare il lato oscuro della forza. Come se fosse un puzzle, abbiamo già accettato il lato oscuro della forza quando siamo sull’ultima fase. Il Maestro Yoda quasi certamente direbbe: la potente forza dell’introispezione è attenzione al tuo lato oscuro che devi. 

L’ipotesi ANCODI, il cui nome deriva dalla traduzione inglese di tre emozioni: rabbia, disprezzo e disgusto, indica che il miscuglio di queste tre emozioni può portarci a usare la violenza. L’ostilità e la violenza sono il risultato dell’accusa di odio,di rabbia.

Le emozioni possono essere trasmesse attraverso le narrazioni e convertite in un modo per promuovere le emozioni di gruppo. Ad esempio, l’incitamento all’odio che accusa un gruppo minoritario o un gruppo considerato un nemico.

Le emozioni precedono il comportamento. Iniziano segni fisiologici e strutture mentali che aiutano a unire i ricordi. Ma, cosa più importante, le emozioni fungono da motivatori per il comportamento umano.

Le emozioni ci portano a comportarci in modi diversi, anche violentemente. Ci sono emozioni che ci rendono violenti. In realtà, un’emozione non ci rende violenti, è la combinazione di emozioni che può portarci a usare la violenza.

Comunemente, le emozioni sono intese come una reazione psicofisiologia che le persone sperimentano individualmente. Ma, attraverso l’empatia, possiamo trasmettere emozioni e far sentire gli altri allo stesso modo. Ciò accade anche a livello di gruppo. Un gruppo può provare la stessa emozione. I membri di un gruppo possono sentirsi in colpa o arrabbiati con un altro gruppo. Questo è il punto di partenza per comprendere le emozioni che ci rendono violenti.

L’ipotesi dell’ANCODI suggerisce che un evento passato, o narrazione storica,produce indignazione e, quindi, rabbia. Questi eventi vengono rivalutazioneti da una posizione di superiorità morale del gruppo e, di conseguenza, dall’inferiorità morale dell’altro gruppo, il che implica l’esistenza del disprezzo. L’altro gruppo viene valutato come un gruppo separato, un gruppo che deve essere evitato, rifiutato e persino eliminato. Questo si ottiene attraverso il disgusto.

Pertanto, le emozioni che ci rendono violenti seguono un processo di tre frasi: rabbia, disprezzo e disgusto.

La rabbia appare nella prima fase. La rabbia è un’emozione che si esprime attraverso il risentimento e l’irritabilità. Espressioni esterne di rabbia possono essere viste nell’espressione facciale, nel linguaggio del corpo, nelle risposte fisiologiche e, a volte, negli atti pubblici di aggressione. La rabbia incontrollata può influire sulla qualità della vita.

All’inizio, certi eventi portano a una percezione dell’ingiustizia. Questi eventi ci fanno cercare un colpevole, che può essere una persona o un gruppo. In queste ipotesi si percepisce generalmente che il colpevole minaccia il benessere del nostro gruppo o il nostro stile di Superiorità morale basata sul disprezzo

Nella seconda fase si aggiunge il disprezzo, che consiste in un’intensa sensazione di mancato rispetto, riconoscimento e avversione. Il disprezzo presuppone la negazione e l’umiliazione dell’altro, la cuicapacità e integrità morale sono messe in discussione. Il disprezzo implica un senso di superiorità. Una persona che disprezza un’altra guarda quest’ultima con condiscendenza. La persona disprezzata è considerata indegna.

I gruppi iniziano a reinterpretare situazioni che provocano rabbia ed eventi identificati nella prima fase. Questa valutazione degli eventi è fatta da una posizione di superiorità morale. Ciò implica che il gruppo è considerato moralmente inferiore. Ciò porta anche a un sentimento di disprezzo per il gruppo.ita. Pertanto, queste interpretazioni sono cariche di rabbia che è diretta al colpevole.

Il disgusto appare nell’ultima fase, che è un’emozione fondamentale e primaria causata dalla percezione della contaminazione o dagli agenti della malattia. È universale, non solo nelle sue proprietà del segnale, ma anche dal punto di vista dei suoi elictor. Cose come questa ci disgustano in tutto il mondo, come la putrefazione. Il disgusto è un’emozione morale spesso usata per sanzionare le credenze e i comportamenti morali delle persone.

In questa fase si verifica un’altra valutazione degli eventi e si conclude. Questa conclusione è molto semplice, dobbiamo prendere le distanze dal gruppo colpevole. Un’altra possibilità, più forte, è che la conclusione è che è necessario eliminare questo gruppo. È una forma più estrema le cui idee sono promulgate dall’emozione del disgusto.

Come abbiamo visto, la combinazione di queste tre emozioni può avere conseguenze disastrose. Queste emozioni che ci rendono violenti tendono a distorcere le percezioni, portandoci a cattive conclusioni. E, infine, un comportamento ostile. Pertanto, una regolamentazione e una comprensione delle emozioni come quella fornita dall’intelligenza emotiva è fondamentale.

E’ dunque la rabbia il nostro primo nemico da combattere.

L’energia della rabbia e del risentimento è estremamente sporca. Può contaminare la nostra aura e i nostri chakra. Gli effetti non sono solo disturbi emotivi: amarezza, tristezza e insoddisfazione, ma anche malesseri e sofferenze che appariranno nel lungo periodo. 

Perciò, per il nostro benessere, abbiamo bisogno di educare noi stessi per sconfiggere la rabbia. Come? Con il perdono.

Per sentirci liberi, felici e appagati, dobbiamo perdonare e dimenticare, non solo per dare amore (anche alle persone che ci feriscono) ma, anche per noi stessi.

Due sentimenti legano le anime: l’amore e l’odio.

Amando profondamente una persona, ci sono maggiori possibilità di incontrare e stare con l’anima amata, anche nelle future incarnazioni. Sono le persone con le quali stiamo a nostro agio sin dai primi momenti. Ma anche “l’odio” lega le anime insieme, dacché c’è una lezione comune da apprendere, ossia amore.

Perciò la relazione tra due anime che si odiano, spesso si avvicina sempre di più, per insegnare loro ad amarsi.

La maggior parte delle coppie che hanno relazioni difficili, genitori e figli che non riescono ad andare d’accordo, fratelli e sorelle che hanno difficoltà a stare insieme rientrano in questa categoria. Hanno bisogno di imparare ad amarsi, spezzare il ciclo negativo e lasciar andare.

C’è una bellissima frase, un insegnamento prezioso, di Master Choa Koke Sui: “La rabbia e l’odio legano le persone insieme! Quando odiate qualcuno,  create un legame energetico con la persona.Ti incateni alla persona e la tua Anima si impiglia con quella persona. Se vuoi essere libero, devi perdonare le persone. “

Esistono varie tecniche del perdono che Master Choa ci ha insegnato. Una di queste è la Meditazione sui Cuori Gemelli, capace di dare amore, compassione, perdono e sperimentare la pace. Per questo la meditazione ha un incredibile capacità di guarire le relazioni, calmare il dolore emozionale e, di fatto, trasformare le persone in esseri più aperti, più amorevoli e più felici.

Abbiamo tanto da imparare ma lo comprendiamo giorno dopo giorno. Non abbiamo la forza per comprendere il grande mistero che è la vita ma abbiamo la forza e la volontà per poterla cambiare. Non serve, quindi, portare rancore e rabbia, occorre far nascere il desiderio del perdono solo così potremo ricevere amore e grazie.

“Con il Perdono e la Benedizione, smetti di rotolare nel fango e raggiungi la pace interiore e la libertà.”  Master Choa Kok Sui.

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La Sfinge, la chiave del successo.

Sfinge – figlio di Tifone ed Echidna, questa creatura della fantasia aveva il corpo di una donna, la testa di un leone e le zampe dello stesso animale e le ali di un’aquila. Viveva sul monte Citerone, vicino a Tebe, dove era stato mandato da Giunone rabbiosa contro i Tebani, perché Giove aveva avuto due figli di Alcmé. La Sfinge offriva un enigma ai passanti e divorava coloro che non lo spiegavano. Questo indovinello consisteva nell’indovinare quale animale fosse quattro piedi al mattino, due a mezzogiorno e tre la sera.

Ma Edipo colse il significato di questo enigma riconoscendo in esso l’uomo che, nella sua infanzia, al mattino della sua vita, gattona spesso “a quattro zampe”, il quale, a mezzogiorno, cioè in piena forza, ha bisogno solo delle sue due gambe, ma chi, la sera, cioè nella vecchiaia, è obbligato ad appoggiarsi su un bastone, come su una terza gamba. L’enigma indovinato, la Sfinge, infuriata, si precipitò contro una roccia su cui si spaccò la testa. 

Edipo sposò Giocasta, che doveva essere il premio del vincitore del mostro.

La sfinge rappresentata in modi diversi come uomo e in parte animale, ci arriva attraverso le culture egizie, greche, europee e asiatiche. È un simbolo di alto contenuto spirituale e, secondo la visione popolare più comune, assume un carattere enigmatico. 

Dovunque nelle nostre città, possiamo incontrare questi mostri favolosi, di pietra o di bronzo, che adornano fontane, scale, porte e giardini.

Quali sono, dunque, i messaggi nascosti e gli insegnamenti che la Sfinge racchiude?  Come possiamo essere guidati dai nostri antenati e dalle antiche civiltà? I messaggi nascosti della Sfinge sono davvero una chiave del potenziale umano?

La sfinge rappresenta, anche, il futuro dell’umanità: il trionfo reso possibile dall’amore del Sé superiore su quello inferiore. Del sé umano, guidato dalla spiritualità, al di sopra del sé istintivo, basato sul bisogno. Del sé divinamente guidato e ispirato sul sé che è più vicino al regno animale. 

Questo è il motivo della testa umana in cima al corpo del leone: ciò che è di più umano dentro di noi, ciò che è capace di percepire Dio e di voler essere unito a Dio, sale dall’animalità e dall’istinto per seguire la via del Sole.

Raggiungere l’obiettivo rappresentato dalla Sfinge significa intraprendere il viaggio di purificazione. Questo viaggio richiede uno sforzo lungo e deliberato, motivato dal desiderio di raggiungere la meta. Qual è questo obiettivo? 

È l’eterno matrimonio di Vita e Luce che l’amore cerca e che la Sfinge rappresenta. È l’Alleanza, lo scopo della Creazione, il suo inizio e il luogo del suo ritorno. 

Quando l’anima raggiunge un certo stadio del proprio sviluppo, l’amore la chiama e l’ispira a cercare la propria natura superiore, mossa dai moti dentro di Sé. Quindi s’instaura una collaborazione tra lo sforzo umano e l’assistenza divina per perseguire questo fine. 

Questa associazione, questo matrimonio di intenzioni tra i propositi di Dio per l’umanità e il proposito umano è il significato dell’Alleanza. È anche la forza motrice e il metodo per ciò che vi conduce: il processo di purificazione.

La Sfinge è un antico codice per il successo e rappresenta l’uomo perfetto.  Questo simbolo rende omaggio a uno stile di vita o a un sistema che sblocca un particolare aspetto del nostro potenziale umano.  Ci indica un percorso per raggiungere veramente i nostri obiettivi. Sia l’Uomo che la Sfinge sono composti dai quattro Elementi, ma nell’Uomo esistono in proporzioni diverse e sono squilibrati, mentre nella Sfinge gli Elementi sono equilibrati e sinergici. I quattro elementi nella Sfinge sono ben rappresentati: gli artigli del leone, il fuoco; la testa, l’acqua; le gambe del toro, la terra; le ali, l’aria. 

I Quattro Poteri della Sfinge sono “le quattro parole dei Magi, le “quattro condizioni indispensabili” che portano l’Uomo allo stato di perfezione ed equilibrio simboleggiato dalla Sfinge. Occorrono quattro virtù per arrivare all’intima autorealizzazione dell’Essere: occorre avere il coraggio del leone, l’intelligenza dell’uomo, le ali dello spirito e la tenacia del toro ed è solo così che si può arrivare all’intima autorealizzazione dell’Essere.

Il Maestro Spirituale, Master Choa Kok Sui, ha svelato questi antichi insegnamenti in modo che i misteri nascosti dalla Sfinge possano ancora una volta giovare all’umanità. Sconosciuta ai più, questa creatura mitica è un simbolo che rappresenta le regole per il successo. Secondo Master Choa Kok Sui, la Sfinge rappresenta quattro concetti: Sapere, Volontà, Osare ed Essere silenzioso. 

Questi quattro concetti, quando studiati e applicati nella nostra vita, formano il modello per avere successo.

La testa dell’uomo rappresenta la capacità di pensare. Non puoi avere successo senza usare la testa. Pensare da solo non basta, hai bisogno di volontà. Il corpo del toro rappresenta la volontà. Per avere successo devi essere tenace e industrioso.  È necessario uno sforzo fisico, emotivo, mentale e spirituale. Il leone rappresenta l’osare. È un simbolo di coraggio. Serve coraggio per avere successo. L’aquila rappresenta il silenzio. L’aquila vola in alto sopra la terra, è rapido silenzioso e preciso. Il silenzio rappresenta anche la riservatezza. Se rendi pubblici i piani, altri potrebbero giovarne. Inoltre, il silenzio significa che bisogna essere fermi interiormente, per essere obiettivi. 

La sfinge è il simbolo dell’uomo che ha raggiunto il dominio totale sulla sua natura inferiore. Permette così alla Natura Divina di agire liberamente e potentemente attraverso di lui. 

Questo simbolo è quindi una prova tangibile che i nostri antenati conoscevano la struttura mentale dell’Uomo e avevano gli strumenti per promuovere il suo sviluppo spirituale. Chiunque possa incarnare gli insegnamenti rappresentati dal simbolo della Sfinge è destinato al successo. 

Sinteticamente sono questi insegnamenti che sono stati usati da Master Choa Kok Sui, nel diffondere gli insegnamenti del Pranic Healing e dell’Arhatic Yoga in tutto il mondo. 

La Sfinge, infatti, costituisce un modello pratico che può essere applicato a qualsiasi aspetto della vita per garantire il successo materiale e spirituale.

Atychifobia: paura del fallimento

Hai mai avuto così tanta paura di fallire in qualcosa che hai deciso di non provarlo affatto? O la paura del fallimento ha significato che, inconsciamente, hai minato i tuoi sforzi per evitare la possibilità di un fallimento più grande?

La paura di fallire può essere immobilizzante: può indurci a non fare nulla e, quindi resistere ad andare avanti. Ma quando permettiamo alla paura di fermare i nostri progressi nella vita, è probabile che perdiamo alcune grandi opportunità lungo la strada.

Per trovare le cause della paura del fallimento, dobbiamo prima capire cosa significa concretamente “fallimento”.

Abbiamo tutti definizioni diverse di fallimento, semplicemente perché tutti abbiamo parametri di riferimento, valori e sistemi di credenze diversi. Un fallimento per una persona potrebbe semplicemente essere una grande esperienza di apprendimento per qualcun altro.

Molti di noi hanno paura di fallire, almeno qualche volta. Ma la paura del fallimento (chiamata anche “atychifobia”) è quando permettiamo a quella paura di impedirci di fare le cose che possono spingerci avanti per raggiungere i nostri obiettivi.

La paura del fallimento può essere collegata a molte cause. Ad esempio, avere genitori critici o che non supportano è una causa per alcune persone. Poiché durante l’infanzia sono stati regolarmente minati o umiliati, portano quei sentimenti negativi nell’età adulta.

Anche vivere un evento traumatico a un certo punto della tua vita può essere una causa. Ad esempio, diciamo che diversi anni fa hai tenuto una presentazione importante di fronte a un gruppo numeroso e l’hai fatto molto male. L’esperienza potrebbe essere stata così terribile che hai avuto paura di fallire in altre cose. E porti quella paura anche adesso, anni dopo.

Come vivi la paura del fallimento? Potresti riscontrare alcuni o tutti questi sintomi se hai paura di fallire:

  • Una riluttanza a provare cose nuove o essere coinvolto in progetti impegnativi.
  • Auto-sabotaggio – per esempio, procrastinazione, ansia eccessiva o il mancato raggiungimento degli obiettivi.
  • Bassa autostima o fiducia in se stessi   – comunemente usando affermazioni negative come “Non sarò mai abbastanza bravo da ottenere quella promozione” o “Non sono abbastanza intelligente per entrare in quella squadra”.
  • Perfezionismo – La volontà di provare solo quelle cose che sai che finirai perfettamente e con successo.

La definizione di fallimento

È quasi impossibile attraversare la vita senza sperimentare un qualche tipo di fallimento. Le persone che lo fanno probabilmente vivono in modo così cauto da non andare da nessuna parte. In parole povere, non stanno affatto vivendo.

Ma la cosa meravigliosa del fallimento è che sta a noi decidere come guardarlo.

Possiamo scegliere di vedere il fallimento come “la fine del mondo” o come una prova di quanto siamo inadeguati. Oppure possiamo considerare il fallimento come l’incredibile esperienza di apprendimento che spesso è. Ogni volta che falliamo in qualcosa, possiamo scegliere di cercare la lezione che dobbiamo imparare. 

Queste lezioni sono molto importanti; sono il modo in cui cresciamo e il modo in cui evitiamo di fare di nuovo lo stesso errore. I fallimenti ci fermano solo se glielo permettiamo.

La maggior parte di noi inciamperà e cadrà nella vita. Le porte ci sbatteranno in faccia e potremmo prendere delle decisioni sbagliate. Ma immagina se Michael Jordan avesse rinunciato al suo sogno di giocare a basket quando è stato escluso da quella squadra. Immagina se Richard Branson avesse ascoltato le persone che gli dicevano che non avrebbe mai fatto nulla di utile senza un diploma di scuola superiore.

Pensa alle opportunità che perderai se lasci che i tuoi fallimenti ti fermino.

Il fallimento può anche insegnarci cose su noi stessi che non avremmo mai imparato altrimenti. Ad esempio, il fallimento può aiutarti a scoprire quanto sei forte. Fallire in qualcosa può aiutarti a scoprire i tuoi amici più veri o aiutarti a trovare una motivazione inaspettata per avere successo.

Spesso intuizioni preziose arrivano solo dopo un fallimento. Accettare e imparare da queste intuizioni è la chiave per avere successo nella vita.

Come non aver paura del fallimento

È importante rendersi conto che in tutto ciò che facciamo c’è sempre una possibilità che falliremo. Affrontare questa possibilità e abbracciarla non è solo coraggioso, ma ci dà anche una vita più piena e gratificante.

Tuttavia, ecco alcuni modi per ridurre la paura di fallire:

  • Analizza tutti i potenziali risultati – Molte persone sperimentano la paura del fallimento perché temono l’ignoto. Elimina quella paura considerando tutti i potenziali risultati della tua decisione. 
  • Impara a pensare in modo più positivo – Il pensiero positivo è un modo incredibilmente potente per costruire la fiducia in se stessi e neutralizzare l’auto-sabotaggio. 
  • Guarda lo scenario peggiore: in alcuni casi, lo scenario peggiore può essere davvero disastroso e può essere perfettamente razionale temere il fallimento. In altri casi, tuttavia, questo caso peggiore potrebbe effettivamente non essere così grave e riconoscerlo può essere d’aiuto.
  • Prepara un piano di emergenza   – Se hai paura di fallire in qualcosa, avere un “Piano B” in atto può aiutarti a sentirti più sicuro di andare avanti.

Come smettere di vivere nella paura

Se hai paura del fallimento, potresti sentirti a disagio nel fissare degli obiettivi . Ma gli obiettivi ci aiutano a definire dove vogliamo andare nella vita. Senza obiettivi, non abbiamo una destinazione sicura.

Molti esperti consigliano la visualizzazione come un potente strumento per la definizione degli obiettivi. Immaginare come sarà la vita dopo aver raggiunto il tuo obiettivo è una grande motivazione per farti andare avanti.

Tuttavia, la visualizzazione potrebbe produrre risultati opposti nelle persone che hanno paura di fallire. La ricerca mostra che le persone che hanno paura di fallire sono state spesso lasciate in un forte stato d’animo negativo dopo che gli è stato chiesto di visualizzare gli obiettivi e il raggiungimento degli obiettivi.

Allora, cosa puoi fare invece?

Inizia impostando alcuni piccoli obiettivi. Questi dovrebbero essere obiettivi leggermente, ma non in modo schiacciante, impegnativi. Pensa a questi obiettivi come a “vittorie anticipate” progettate per aumentare la tua fiducia.

Ad esempio, se hai avuto troppa paura di parlare con il nuovo capo dipartimento (che ha il potere di darti la promozione che desideri), allora fai di questo il tuo primo obiettivo. Pianifica di passare dal suo ufficio durante la prossima settimana per presentarti.

Cerca di rendere i tuoi obiettivi piccoli passi nel percorso verso obiettivi molto più grandi. Non concentrarti sull’immagine finale: ottenere la promozione. Concentrati solo sul passaggio successivo: presentarti al capo dipartimento. Questo è tutto. Fare un piccolo passo alla volta ti aiuterà a costruire la tua fiducia, ti farà andare avanti e ti impedirà di essere sopraffatto dalle visioni del tuo obiettivo finale.

Punti chiave

Molti di noi a volte hanno paura di fallire, ma non dobbiamo lasciare che quella paura ci impedisca di andare avanti.

La paura del fallimento può avere diverse cause: dagli eventi dell’infanzia agli errori che abbiamo commesso nella nostra vita adulta. È importante rendersi conto che abbiamo sempre una scelta: possiamo scegliere di avere paura o possiamo scegliere di non esserlo.

Inizia stabilendo piccoli obiettivi che ti aiuteranno a costruire la tua fiducia. Imparare a esplorare e valutare razionalmente tutti i possibili risultati e sviluppare piani di emergenza; e pratica il pensiero positivo. Andando avanti lentamente ma costantemente, inizierai a superare la tua paura.

Il Pranic Healing ti può aiutare

Non perdere il coraggio. Non avere paura. Formula una buona strategia! “ Master Choa Kok Sui

Annota i tuoi obiettivi e posizionali su una parete dove puoi vederli chiaramente. Crea una bacheca. Mantieni un diario. Trascorri 5 minuti ogni giorno dopo esserti svegliato o prima di andare a letto leggendo l’obiettivo. Usa il potere del tuo subconscio per raggiungere i tuoi obiettivi. Non avere troppi obiettivi, altrimenti la tua mente si disperderà.
Ricorda che la vita è ciclica, quindi a volte ci saranno alti e bassi. Pertanto è importante rimanere mentalmente forti e concentrati. Perdere di vista l’obiettivo finale è disastroso. La maggior parte delle persone si arrende molto vicino al traguardo. È importante passare attraverso e rimanere costante nei tuoi sforzi.

La Meditazione sui Cuori gemelli ha un effetto calmante. Ti permette di vedere le cose chiaramente e iniziare a rimuovere gli ostacoli man mano che la tua consapevolezza cresce. Sii calmo, quindi sii consapevole e medita ogni giorno.

Chiedi informazioni.

Guarigione Pranica – Francesco Garruba

San Giuseppe: umiltà e dedizione

San Giuseppe porta con sé un importante significato emotivo ed educativo. Oltre a essere il padre di Gesù, è l’emblema del passaggio da patriarca a un’autentica figura paterna: si prende cura, come fosse suo, del figlio di sua moglie sposata vergine, lo protegge in Egitto, lo riporta in Galilea e, forse, gli insegna anche il suo mestiere. E, quando non ha più nulla da dargli, lo lascia andare per la sua strada. È l’emblema dell’umiltà e della dedizione.

Umiltà e dedizione.

Molte persone associano la parola devozione alle affiliazioni spirituali, ma la devozione va oltre i legami spirituali. È una nobile virtù necessaria per vivere una vita compieta. È ciò che spinge le persone ad agire ed essere disposte a dare il cento per cento per raggiungere il loro obiettivo mettendo da parte il guadagno personale e il riconoscimento. Essere devoti è la volontà di fare tutto il necessario per adempiere e proseguire con una responsabilità. Potrebbe anche non essere ciò che ci piace di più, ma essere devoti significa che lo farai a prescindere.

La devozione è un impegno o una dedizione a qualche scopo. È un profondo senso di amore, lealtà o entusiasmo per una persona, un’attività o una causa. 

È considerato una componente essenziale per raggiungere il proprio scopo nella vita. È una virtù che richiede energia oltre che sforzo fisico e intellettuale. È una virtù che ha reso uomini e donne grandi leader.

Ognuno di noi proviene da un background diversificato e vario ed è stato dedicato a qualcosa in un momento o nell’altro che potrebbe aver fornito un significato momentaneo in una vita personale o professionale. Ad esempio, le attività accademiche, gli hobby, il lavoro di filantropia o persino la costruzione di buone relazioni, a cui vale la pena dedicare tutte le cose.

Ma essere devoti a qualcosa a lungo termine richiede passione, amore e senso di umiltà. L’amore ti permette di donarti attraverso sentimenti, pensieri e azioni. Quindi, la devozione comporta donare a te stesso lealmente e con profondo affetto. 

Essere devoti fa parte della crescita e del trascendere al livello successivo.

Due condizioni rendono possibile essere dedicati a qualcosa: il possesso di un solido insieme di credenze e la fedele adesione a tali credenze. Affinché la devozione sia efficace, ci deve essere persistenza con uno scopo. La devozione è difficile da praticare, ma ciò non significa che non possa essere fatta. Nonostante ciò, quando si ha un sistema di credenze a cui sono fedeli, diventa più facile impegnarsi.

Prima di essere devoti a qualcosa o a qualcuno, è importante distorti le tue paure. La paura è una reazione normale agli impegni soprattutto quelli che ne hanno bisogno per dare molto, come il matrimonio. Anche così, la paura può significare che è necessario dedicare più tempo a pensare a quale impegno per un particolare obiettivo o persona richiederà loro e se sono pronti per questo.

Molte volte, gli esseri umani non hanno la piena coscienza del loro posto e della loro missione nel mondo, la dimensione della loro esistenza e il loro scopo qui sulla Terra. 

In tempi moderni mentre cresceva il suo orgoglio di essere un’entità razionale e libero, l’uomo perse la sua comprensione reale e profonda e la sua vera libertà. Il materialismo ateo che prevale oggi è solo una conseguenza del posizionamento sbagliato dell’uomo nel mondo in cui vive e a Dio, che egli rifiuta.

Ciò che la maggior parte delle persone di solito pensa come potere è in realtà un accumulo di aspetti effimeri privi di valore autentico. In realtà, il vero potere dell’uomo non ha nulla a che fare con il livello del suo controllo, sociale o materiale, non significa né ambizione o orgoglio, né inimicicità, né dominazione esacerbata, ma trova invece il suo posto accanto alla modestia, alla temperanza, alla gentilezza, alla tolleranza, all’amore e alla compassione. Egli è veramente potente l’uomo che domina se stesso (e non quello che domina gli altri), l’uomo che resiste alle tendenze all’esaltazione, quello che è giustamente posto nella vita e padroneggia pienamente i suoi attributi spirituali, l’uomo che adempie alla legge scritta nella sua natura e nel suo destino, e che non trema affatto per la morte, ma trema solo per la grandezza di Dio.
Di tutte le speciali qualità spirituali che indicano la crescente vicinanza alla nostra essenza interiore, e quindi alla perfezione, l’umiltà risplende, insieme all’amore, come un grande gioiello nella corona di un
re. Per quanto difficile possa essere raggiungerlo, è desiderato e amato da tutti i cercatori spirituali intuitivi, elevati e autentici. Richiede, prima di tutto, un’integrazione divina degli elementi della personalità dell’essere nella pienezza universale del Macrocosmo. In latino, l’umiltà nominale (umiltà) è strettamente correlata all’umiliazione aggettivale (che può essere tradotta come “umile” ma anche “sul terreno”, “nel terreno” o “giù”) ed è anche correlata al termine humus (terra). L’umiltà è definita come una qualità con cui una persona, avendo in vista le proprie colpe, ha una modesta opinione di se stessa e obbedisce volentieri a Dio, ma anche – saggiamente – agli altri, per il bene di Dio.

Oltre ad essere l’appannaggio dell’uomo debole e impotente, come alcuni circoli occulti devianti vogliono implicare attraverso la sua erronea associazione con la nozione di umiliazione, che in realtà si riferisce ad azioni degradanti, con le quali l’essere umano è degradato, l’umiltà è, al contrario, una caratteristica benefica ed essenziale dell’essere umano potente, trasformato e consapevole che vive l’ineffabile mistero della comunione interiore con Dio.

Molti sono erroneamente persuasi che questa virtù sia apparsa nella storia della vita spirituale contemporaneamente al cristianesimo, i cui apologeti affermano che senza umiltà, l’opera efficiente della grazia divina e della fede non può manifestarsi, non ci può essere fede perfetta, preghiera adeguata e pia, completo ritorno a Dio né una costante perseveranza nel bene. Tuttavia, tutte le tradizioni spirituali e tutti i grandi saggi, in ogni momento, affermano che la perfezione spirituale non può essere raggiunta senza il risveglio e l’approfondimento della virtù spirituale dell’umiltà.

Nell’ebraismo, ad esempio, si dice che devi prima superare il tuo orgoglio e il tuo desiderio sessuale egoistico, perché solo allora troverai umiltà, e con esso scoprirai anche una profonda pace divina interiore. Secondo il Corano, la parola “islam” denota umiltà, il raggiungimento e l’approfondimento della pace di Dio, essendo questa l’unica e vera religione degli arabi. In questo senso, il versetto XIX, aforisma 3, afferma: “Agli occhi di Dio, la vera religione è in realtà una grande umiltà (Islam)“. Nell’induismo, si dice spesso che l’amore genuino, edificante verso Dio, può essere infuso solo nel cuore degli umili, che è completamente distaccato dai desideri effimeri o materiali. L’umiltà o l’umiltà è una delle virtù cristiane più ammirevoli e importanti, essendo chiamata nella verità, fondamento di tutte le altre.

Così, ad esempio, la piena fede in Dio è l’umiltà della mente; l’obbedienza è l’umiltà della volontà; e il pentimento sincero è l’umiltà delle lussuria e delle passioni.

L’umiltà è la virtù attraverso la quale l’aspirante autentico si rende pienamente conto che è da Dio che ha ricevuto tutti i suoi doni e buoni attributi, e quindi non si vanta mai di loro. Più è pervaso dal grande merito divino della sua natura e dall’altezza divina della sua chiamata, più saprà apprezzare i doni dati da Dio al prossimo. Riconosce anche sia le sue debolezze che la sua dipendenza da tutto e da tutto Dio, vedendo sia nella propria esistenza che in tutte le manifestazioni del mondo fenomenale, le varie espressioni della volontà divina giusto e onnipotente.

Le dottrine spirituali tradizionali chiedono tutte, quasi all’unisono, la rinuncia all'”Io” (in realtà all’ego) e alla “mia”, che diventano relativi e illusori in relazione al Supremo Io Immortale (ATMAN) e all’onnipotente volontà
divina. Essendo profondamente consapevole dei limiti del suo meschino ego, l’essere umano umile, sincero e aspira a conoscere la sua vera natura, gli intuiti così esaltati, l’incessante presenza misteriosa di Dio nel suo universo interiore, così come nelle più piccole azioni che compie e quindi permetterà al Divino di manifestarsi liberamente nel suo essere e attraverso il suo essere, diventando così un relè sui generis di manifestazione di Dio in questo mondo.

Il fuoco profondamente purificante dell’abnegazione che viene innescato dall’umiltà consuma così le imperfezioni dell’essere limitato, permettendo alla Scintilla Divina nell’uomo (ATMAN) di brillare senza gloria, spingendolo allo stesso tempo da finito a infinito, dalla potenzialità all’agire, dall’aspirazione alla realizzazione
spirituale. Egli poi intuì che egli è una piccola parte della divina pienezza macrocosmica, e che il Tutto si riflette costantemente in Lui, ed è per questo che cercherà di sottomettere la sua volontà egotica e limitata, all’infinita volontà onnipotente di Dio Padre. Così facendo, sarà stupito di conoscere lo stato di libertà assoluta di cui Dio gode nell’eternità.

Perché un essere umano vada sempre sulla via dell’umiltà, bisogna avere una grande forza interiore, espressione di esperienza ai livelli più alti del suo essere. L’uomo che cammina costantemente su questa strada, non solo non restringe l’orizzonte della sua vita, come potrebbe sembrare al superficiale e all’ignorante, ma si trova anche su un piano da cui il mondo e la sua vita, tutta la sua esistenza, acquisiscono un aspetto completamente diverso. L’umiltà è uno dei modi privilegiati in cui l’uomo si rende conto del suo vero stato di essere (al di là delle maschere e delle facciate che “tagliano una bella figura”) e dello scopo della sua esistenza. L’umiltà mette così l’uomo al servizio di qualcosa al di sopra di se stesso. Con umiltà, l’uomo non si abbassa, non si rovina, ma si alza, si trasforma e si costruisce. La via dell’umiltà è un modo semplice e umano di buon senso, che allo stesso tempo è innocente e libero da qualsiasi perversione. Attraverso di essa capisci davvero che l’ego non ha nulla di essenziale da offrire e che il sincero riconoscimento delle proprie debolezze è la prova indiretta di una vera forza profondamente trasformante.

A prima vista, può sembrare che l’umiltà crei uno stato passivo privo di motivazione, ma in realtà l’umiltà non è né solo passiva, né solo attiva, eppure agisce prontamente, con molta più facilità, perché non c’è nessun altro e nulla per resistere alle azioni giuste e divinamente integrate.

L’umiltà è e rimane l’appannaggio dei forti. L’umiltà è un atteggiamento profondamente nobile, dignitoso, elevabile, ineffabile, divino. Significa, tra le altre cose, il riconoscimento profondo e sincero del valore dell’altro e della sua accettazione, specialmente quando è – ovviamente – di gran lunga superiore al proprio valore, un aspetto che richiede sempre discernimento spirituale.

Questa virtù è, allo stesso tempo, una forza morale unica, sulla strada sulla quale l’uomo si dimostra molto forte, non in questo mondo di contingenze, del tempo, ma specialmente nel mondo
spirituale.

La vera umiltà deve davvero partire dal cuore, essere sinceri, altrimenti la sua mimazione è ipocrisia e orgoglio mascherato; deve anche essere combinato con il vero onore e amore di Dio e con la piena fede in Dio, altrimenti è solo una debolezza e, ultimo ma non meno importante, è necessario che si manifesti con i fatti ed sia stabile in ogni circostanza, altrimenti non ha alcun valore morale. 

L’essere umano che ha risvegliato lo stato di umiltà e lo vive pienamente nel suo universo interiore, manifesta una costante obbedienza a Dio e sente uno stato spontaneo di gratitudine per tutto ciò che viene da
Lui. La pace della sua anima rimane indisturbata, perché trattiene sempre il suo slancio per vane lodi e venerazioni. Un tale essere riconosce facilmente i suoi errori e si pente per i suoi peccati, che poi cerca di correggere il prima possibile. Umiltà significa anche superare, è crescita, ascensione, rafforzamento interiore divino. Può sempre essere contato come una delle grandi forze divine che l’uomo possiede per la formazione della sua personalità superiore e per l’immediato guadagno della Verità Divina Suprema. Un’altra conseguenza che viene da qui è l’acquisizione e la sperimentazione della completa libertà. L’uomo ascolta e poi fa tutto solo dopo gli imperativi morali che sono anche divini. Nulla lo tocca e nulla lo costringe ad agire diversamente dall’effetto di osservare la Divina Volontà e le leggi dell’umanità – vera stima, amore, giustizia e perfetta tolleranza al prossimo essendo altre caratteristiche specifiche dell’essere veramente umile.
L’umiltà genera la divina pace interiore.

La bontà divina e l’amore inondano l’intero essere di quello umile. La sua anima pura è allora proprio come una finestra aperta alla luce divina dello spirito. Il passato e il futuro perdono la loro attrazione magnetica per lui, e la sua attenzione viene attirata spontaneamente, quasi senza sforzo, sull’esperienza del Momento Presente, verso qui e ora. Un tale stato plenario di umiltà scaccia tutto ciò che è falso e quindi rivela e dà vita ai veri poteri divini che si innescano nell’uomo. Le persone che vivono sempre nell’umiltà hanno un aspetto molto semplice e il loro essere irradia bontà, buon senso, compassione e umiltà. La loro immagine è calma, il loro sguardo è aperto come il giorno; sono completamente schiere, sincere, miti e dirette, e quando parlano, le loro parole ponderate provengono da una saggezza e semplicità un po ‘sobrie ma solide. Una persona così umile incontra le difficoltà della vita senza opporsi alla resistenza ostinata. Usa spesso il suo potere per avere successo in tutto ciò che fa del bene e in modo divinamente integrato. Non agisce per crearsi un’identità attraverso tutto ciò che fa, ma semplicemente perché in realtà ritiene che sia un test che deve poi affrontare. Allo stesso tempo, l’approfondimento dell’umile Stato assicura all’uomo l’acquisizione di un accumulo di grandi qualità, per essere umile, è anche puro, privo del desiderio di possedere, disposto a fare sacrifici benevoli, attratti dalla Verità, pieni di abnegazione e saggezza.

L’umiltà dà anche la straordinaria capacità di imparare molto rapidamente dagli errori degli altri, e soprattutto dai propri, una disponibilità che finora è accessibile solo a coloro che hanno raggiunto un certo grado di saggezza. È l’umiliazione che permette all’essere umano di guardare oltre l’ego, ammettendo così i più piccoli errori e assumendoli con grande onestà e responsabilità.

L’umiltà dà anche la capacità di vedere e giudicare tutto nel modo più oggettivo, divinamente ispirato e corretto possibile in un modo che assomiglia in qualche modo al punto di vista di Dio. 

I mezzi più semplici che abbiamo per risvegliare e dinamizzare questa virtù divina sono: la preghiera quasi permanente per ottenere l’aiuto di Dio in questo senso; ricordando l’insegnamento sacro e l’esempio della vita dei grandi maestri spirituali del pianeta; e, ultimo ma non meno importante, la vera e profonda conoscenza di se stessi, perché chi conosce bene e correttamente se stesso, e conosce sia le sue buone qualità e debolezze, sia le sue apparizioni appassionate, e ha la volontà di padroneggiarle, eviterà prontamente le azioni malvagie e sarà in grado di perseverare sempre di più nel fare buone azioni.

I saggi ritengono che il segreto essenziale dell’umiltà non sia immaginare quanto sei grande, ma piuttosto quanto sei piccolo, non essere coinvolto con tutto ciò che pensi di meritare e che dovresti avere, ma piuttosto essere molto contento e grato per ciò che hai già. La vera umiltà deriva dalla perdita consapevole, fortemente assunta, dell’interesse per tutte le tentazioni offerte dall’ego. Mirare sempre di più, anche con fervore e perseveranza, all’assimilazione e all’amplificazione dello stato di umiltà significa, prima di tutto, aspirare costantemente alla devozione, all’amore infinito, alla saggezza e soprattutto a Dio.

Ma quali sono le tendenze interiori sfavorevoli che ci impediscono di essere umili e modesti? 

La sfortunata tendenza contraria all’umiltà è l’orgoglio o l’egoismo, cioè l’ansia di considerarci incessantemente e prevalentemente sopra tutti gli altri. È qui che iniziano molti altri impulsi malvagi, che impediscono allo stato di umiltà di crescere e di essere portato a compimento nel nostro essere. Tali mali sono: egoismo, voglie nocive incontrollate, invidia, ecc. Immergono l’essere umano nell’oscurità egoistica dell’individualismo e della separazione dal suo vero Sé (ATMAN), ma anche dal popolo buono, saggio e giusto. Il culmine del male è, tuttavia, la giustificazione incessante di tutti i peccati che sono stati commessi, che provengono dal vanitoso orgoglio di farla sempre franca e di fare gli innocenti. I saggi dicono anche che mentre l’orgoglio causa la morte di tutte le virtù, l’umiltà o l’umiltà causa la morte dei peccati e dà vita a tutte le virtù. Allo stesso tempo, è necessario sapere che la conoscenza senza umiltà porta all’orgoglio e all’umiltà senza saggezza può portare ad alcuni difetti e persino alla stupidità. Essere umili non significa svasare immediatamente nessuno e accettare nulla. L’umiltà non deve mai essere scambiata per vigliacco servilismo, per docilità letargica o obbedienza cieca e incondizionata, che in realtà è stupida e priva di significato. Si dice che per alzarsi bisogna saper piegarsi. Docilità significa, infatti, piegarsi, ma senza sentire contemporaneamente la voglia di erersi al di sopra degli altri. Ciò deriva dalla debolezza, dall’incapacità, dalla paura di essere perseguitati, eccetera. Molto spesso, la docilità è un comportamento inconscio. L’atteggiamento della falsa devozione, il fatto di essere sottomessi sono spesso erroneamente confusi con l’autentica umiltà, anche se non è affatto così.

Per una “umile cogitation” è necessario rimanere sempre con la mente nel cuore, dicono i Santi Padri, e se l’essere umano è in qualche modo caduto in tentazione dall’orgoglio della sua mente, può superarlo solo con la virtù che vi si oppone, che è l’umiltà.

Ecco perché l’umiltà è alla base di tutte le virtù reali e divine. Una rivelazione importante (intimamente correlata alla Legge della Risonanza Occulta) sulla quale spesso abbiamo bisogno di riflettere nella realtà, gli stati di umiltà che stiamo vivendo sono sempre l’espressione di un processo di risonanza occulta con la sottile energia dell’Attributo Divino dell’Umiltà Divina, la cui frequenza di vibrazione non
cambia mai.

È essenziale ricordare che la sublime energia sottile dell’Attributo Divino dell’Umiltà Divina è infinita, e quando nell’universo di un essere umano si incontrano le condizioni specifiche affinché un processo di risonanza occulta avvenga con questa energia divina, viene ricevuto o, in altre parole, si innesca nel Microcosmo dell’essere umano, e poi appare lo stato di umiltà o, in altre parole, è sperimentato (direttamente proporzionale alla sottile energia sublime che innesca lo stato di umiltà e che si accumula nell’aura).
Ciò che accade allora è, per analogia, qualcosa di simile alla ricezione e alla cattura di una particolare stazione radio non appena la nostra radio è precedentemente sintonizzata sulla frequenza di vibrazione specifica e precisa di quella stazione di trasmissione. Non appena il passaggio alla frequenza di trasmissione della stazione radio esistente viene precedentemente realizzato con precisione attraverso la nostra radio (che funziona in modo ottimale ed è anche collegata a un’adeguata fonte di energia fornita dalla potenza elettrica che fornisce l’elettricità necessaria), diventa immediatamente possibile percepirci, esattamente sulla frequenza di vibrazione di quella stazione di trasmissione, la trasmissione ininterrotta di quella stazione radio, che possiamo sentire per tutte le ore che vogliamo. Questa significativa analogia ci aiuta a capire come appaiono i misteriosi stati di umiltà e vengono poi vissuti nel nostro universo interiore. Questi stati sono, come abbiamo dimostrato, l’espressione manifesta di un processo di risonanza occulta con la sublime energia sottile dell’Attributo Divino dell’Umiltà Divina. La frequenza specifica di questa sottile energia divina caratteristica di questo attributo divina non cambia mai, così come la caratteristica e distinta frequenza di vibrazione di un certo trasmettitore radio rimane sempre la stessa, o in altre parole, non cambia mai. Questo aspetto analogico ci aiuta a cogliere intuitivamente il misterioso processo di risonanza occulta che si verifica nell’universo dell’essere umano (in determinate condizioni) con la sublime energia sottile dell’Attributo Divino dell’Umiltà Divina, che viene poi ricevuto, innescato nel Microcosmo dell’essere umano, e che genera lo stato di umiltà che si sperimenta come tale, con un’intensità proporzionale al piccolo, medio o grande accumulo di sublime energia sottile di questo Attributo Divina.

L’umiltà e la dedizione sono delle conquiste e lungo la strada che percorriamo per il perfezionamento e l’evoluzione della nostra anima, ci imbattiamo quotidianamente a piccole infidie che ci feriscono e ci fanno cadere. La vera forza è sapersi rialzare ancora una volta. Focalizzare i propri errori e ripartire verso gli obiettivi preposti. E se poi avete la fortuna di incontrare lungo la via un Maestro spirituale, ascoltate il Silenzio delle sue parole e affidatevi.

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